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Sostenibilità

Per Amundi dalla crisi coronavirus può nascere lo "slancio green"

La grande casa d'investimento ipotizza tre scenari possibili per le politiche e gli investitori nell’era post-Covid e rafforza il suo impegno per un percorso di accelerazione dell'investimento sostenibile

di Virgilio Chelli 1 Luglio 2020 19:00
financialounge -  Amundi cambiamenti climatici climate change ESG investimenti sostenibili

Il 2020 avrebbe dovuto essere l’anno dell’impegno nella lotta contro il cambiamento climatico, invece è stato l’anno della pandemia del coronavirus. La 26esima Conferenza sul clima è stata rinviata, le azioni attiviste come i “Climate Strike” sono state annullate e la capacità della Commissione Europea di rendere davvero efficace il Green Deal non è ancora stata dimostrata. Intanto i lockdown globali hanno sicuramente ridotto le emissioni ma resta da vedere se il tema tornerà centrale nella ripresa o se sarà ancora una volta messo da parte. Il tema ha implicazioni importanti per gli investitori, per questo Amundi propone tre scenari indicando per ciascuno le implicazioni per le scelte di portafoglio.

TRE SCENARI E LE IMPLICAZIONI PER GLI INVESTITORI


Tre esperti di Amundi , Alice de Bazin Head of Institutional Offering & Solutions, Théophile Pouget-Abadie Business Solutions and Innovation, e Tobias Hessenberger Business Solutions and Innovation affrontano il tema in un’analisi titolata “Cambiamenti climatici dopo il Covid-19: la crisi a un bivio” in cui vengono formulati tre scenari possibili traendo per ciascuno le conclusioni e le implicazioni rilevanti per gli investitori.

AGLI ESTREMI LO SLANCIO GREEN E IL TRACOLLO POLITICO


I tre scenari proposti da Amundi sono “slancio green”, “tracollo politico” e “status quo”. Il primo è chiaramente positivo, e prevede che le misure per la ripresa includano politiche sul cambiamento climatico, mentre le imprese intensificano in modo significativo gli sforzi per la transizione verso modelli di business sostenibili, con un percorso globale più in linea con l’accordo di Parigi. In quello negativo, le misure per la ripresa non includono il cambiamento climatico, mentre il settore privato si concentra sulla sopravvivenza del business, senza considerare la necessità di renderlo più ‘green’, con possibile forte contraccolpo politico e significativa riduzione delle possibilità di raggiungere gli obiettivi di Parigi. Nello scenario ‘status quo’, i responsabili politici includono politiche climatiche deboli nei pacchetti per la ripresa, alcune aziende passano a modelli di business più sostenibili, ma altre no. Che cosa implicherebbero questi scenari per gli investitori?

I PILASTRI DELLA ‘E’ E DELLA ‘S’ SI POSSONO RAFFORZARE


Secondo gli esperti di Amundi, nello scenario “slancio green” gli investitori devono continuare ad integrare il cambiamento climatico nei processi di investimento, con un costante aumento delle normative sulla trasparenza ambientale, anche perché i risparmiatori finali chiedono sempre più investimenti in linea con le tematiche ambientali da parte degli asset manager, per cui la reportistica su queste metriche diventerà cruciale. Politiche e tabelle di marcia chiare e tempestive per il clima e la regolamentazione garantirebbero agli investitori trasparenza e supervisione sulla transizione a basse emissioni di carbonio, con rischi prevedibili e costanti. Economie e aziende integrerebbero la resilienza alla questione del clima, riducendo il rischio di impatti negativi sulle attività finanziarie. Il trend degli investimenti sostenibili si rafforzerebbe e i mercati valuteranno ulteriormente un premio ‘green’. E poiché gli investitori integrano il cambiamento climatico con una lente sociale, i pilastri ‘E’ ed ‘S’ dei criteri ESG aumenterebbero di importanza nei portafogli.

IL CASO PEGGIORE COSTRINGEREBBE LA POLITICA A UN’INVERSIONE A ‘U’


Nello scenario negativo, gli esperti di Amundi ipotizzano che responsabili politici e normativi non attuino una politica climatica adeguata e una regolamentazione finanziaria sostenibile, per cui gli investitori dovranno assumersi l’impegno di evitare gravi perdite nei portafogli d’investimento causate dalle condizioni estreme di transizione e dal rischio fisico legato al cambiamento climatico. In questo scenario il valore del ‘green’ viene messo a rischio. Anche se la maggior parte delle tecnologie verdi più mature possono ancora crescere senza ricorrere ai sussidi, l’impatto del cambiamento climatico continuerebbe, e i governi sarebbero costretti a ricorrere a una regolamentazione d’emergenza per innescare un’inversione a ‘U’ nelle economie globali. In questo scenario, gli investitori dovrebbero ricercare attività finanziarie ‘sicure’ per spingere le aziende a includere la sostenibilità nei modelli di business, con un approccio olistico che copra tutti e tre gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

SE NON CAMBIA NIENTE PUÒ SCATTARE UN’EMERGENZA SIMILA A QUELLA DEL COVID


Infine lo scenario status quo prevede che la politica sul clima mantenga un approccio top-down senza regolamentazioni dal basso verso l’alto e non si riesce ad attuare una politica climatica adeguata e una regolamentazione finanziaria sostenibile. Come nello scenario negativo, il mondo si trova ad affrontare la rapida destabilizzazione del clima globale. Il Fmi riferisce già che i disastri climatici causano ingenti danni economici, per cui la transizione verso modelli a bassa emissione diventerebbe eterogenea tra aree geografiche e settori. La politica sarebbe costretta ad adottare cambiamenti strutturali simili a presi con l’epidemia di coronavirus, e gli investitori con una prospettiva globale dovranno monitorare attentamente la dispersione dei rischi fisici e di transizione, che si amplieranno in modo piuttosto ampio. Come nello scenario negativo, anche qui le politiche di engagement dovrebbero essere uno strumento chiave utilizzato da investitori e asset manager per sostenere e monitorare l’implementazione di politiche aziendali sostenibili, rendendo i modelli di business più resilienti nel lungo periodo.

SI RAFFORZA ANCORA L’IMPEGNO DI AMUNDI PER L’INVESTIMENTO SOSTENIBILE


In sintesi, l’epidemia di COVID-19 è in grado potenzialmente di accelerare, compromettere gravemente o non avere alcun impatto significativo sul cambiamento climatico. Una risposta debole può minacciare la capacità di rispettare l’accordo di Parigi, rinviare il problema o peggiorarlo. Ma la pandemia potrebbe rappresentare un’opportunità d’oro per promuovere la de-carbonizzazione e la transizione verso modelli e politiche più sostenibili. Per questo Amundi sostiene fortemente la realizzazione dello scenario di “slancio green”, ha anche firmato la lettera dell’Institutional Investors Group on Climate Change rivolta ai capi di Stato dell’UE a sostegno della ripresa verde, sostiene le aziende nell’inclusione di indicatori chiave di performance legati alla transizione energetica nelle politiche di remunerazione e monitora da vicino le posizioni di lobbying delle aziende.

 
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