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La sfida

Amazon e Alibaba vogliono “invadere” il settore della consulenza finanziaria

Secondo il Boston Consulting Group, le big tech si preparano ad entrare nel mondo del risparmio. La sola potenza tecnologica, però, non basta a sostituire le competenze dei brand tradizionali

di Fabrizio Arnhold 25 Giugno 2020 15:27
financialounge -  Alibaba Amazon consulenza finanziaria daily news risparmio smart

Il risparmio gestito si riprenderà velocemente dalla crisi coronavirus e tornerà ai livelli di gestione patrimoniale pre-Covid già nel 2021. La previsione è quella del Boston Consulting Group (Bcg), contenuta nel suo rapporto “Global Wealth 2020”, dove si prefigura anche una “seria minaccia” per le società di consulenza finanziaria, rappresentata da Amazon e Alibaba.

L’OMBRA DELLE BIG TECH SUL RISPARMIO GESTITO


I colossi tecnologi statunitensi e cinesi, sempre secondo quanto scritto nel report, potrebbero operare una sorta di “invasione di campo” in piena regola, mettendosi così in competizione con i brand della consulenza finanziaria. La fetta da spartirsi, in effetti, farebbe gola a chiunque. Si tratta di ben 226mila miliardi di dollari, a tanto ammonta la ricchezza privata mondiale. “Amazon, Google e Microsoft costruiscono già l’infrastruttura portante e gli ambienti cloud per molti attori wealth-tech”, si legge nell’analisi di Bcg.

IL MONDO DEL RISPARMIO


Per fare bene qualcosa, però, servono anche le capacità, non solo le disponibilità. Perché se non c’è alcun dubbio sul fatto che i colossi mondiali tecnologici possono contare su risorse economiche quasi illimitate, restano molte perplessità sulle loro capacità di gestione patrimoniale che non dipendono solo da algoritmi, ma anche dall’esperienza dei gestori. Il passaggio, sempre leggendo il Global Wealth 2020 pare quasi compiuto in Cina, dove ormai da anni le piattaforme integrano app per la gestione del risparmio, e negli Stati Uniti ha buone possibilità di concretizzarsi, grazie alla propensione tech degli utenti Usa. La questione, però, è ben diversa in Europa, a causa di un mercato più frammentato e della minore inclinazione digital dei risparmiatori.

LO SFORZO DELL’UE


La Commissione europea già da tempo si sta impegnando per arginare lo strapotere delle big tech e potrebbe quindi non prendere di buon grado l’idea di un’invasione nel campo del risparmio gestito. Negli ultimi anni, inoltre, costi e oneri regolatori stanno influendo sui profitti. Gli utili complessivi dei gestori non crescono come i risparmi privati: secondo le stime di Bcg, la ricchezza mondiale è quasi raddoppiata tra il 2007 e il 2019, passando da 126 a 226 miliardi.

IN FUTURO, ACCORDI POSSILI?


La crisi potrebbe portare a una contrazione della ricchezza privata, tra i 6 e 16mila miliardi. I gestori di risparmio tradizionali, quindi, sono chiamati ad affrontare una sfida epocale. Alibaba e Amazon avranno certamente dalla loro la potenza tecnologica, ma i gestori mondiali del risparmio gestito possono contare sull’esperienza di almeno 200 anni di attività, storia e competenze, oltre a capacità di relazionarsi con il cliente. Considerando questi aspetti, quindi, ci sono tutte le carte in regola per accettare la sfida che, alla fine, potrebbe invece diventare un’alleanza. E qualche prima operazione portata a termine negli Stati Uniti sembra andare proprio in questa direzione.
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