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Le Borse non si lasciano spaventare

I timori di nuova ondata di contagi dall’Asia, dopo quelli sull’America i giorni scorsi, vengono prezzati dalle Borse con ribassi contenuti. Attesa per i dati Usa in arrivo, potrebbero sorprendere sulla forza della ripresa

di Virgilio Chelli 15 Giugno 2020 11:14
financialounge -  borse virus Wall Street

I titoli finanziari del lunedì mattina di metà giugno raccontano di azioni globali in caduta su timori di una nuova ondata del virus, già emersi nei giorni scorsi in America a seguito dei dati sui contagi in alcuni Stati e ora in arrivo dall’Asia, dalla Cina in particolare, dove tutto è cominciato. Si sa che i mercati azionari tendono ad anticipare di qualche mese gli sviluppi futuri delle economie reali. Quindi la prima osservazione che si può fare è che se gli investitori in asset a rischio come le azioni prezzano con ribassi intorno al 2%, poi ridimensionati man mano che si avvicina l’apertura di Wall Street, l’arrivo di una nuova ondata del virus, allora vuol dire che percepiscono questo pericolo come molto meno grave di un paio di mesi fa, e ritengono che non basterebbe a far deragliare le economie dalla strada della ripartenza e della ripresa che hanno imboccato.

L’AZIONARIO DI WALL STREET ESTREMAMENTE RESILIENTE


L’azionario, a cominciare da Wall Street, continua a mostrarsi estremamente resiliente, mentre segnali di maggior cautela vengono dal dollaro, che continua a essere forte, e dal mercato dei T-bond americani, con i rendimenti che continuano a essere storicamente molto bassi, anche se la curva dei tassi americani diventata molto ripida soprattutto sulle scadenze più lunghe, continua a mandare il segnale di una rapida uscita dalla recessione. Dopo un rally del 40% dai minimi di marzo che ha portato lo S&P 500 a una distanza di pochi punti percentuali dai livelli di inizio anno, una fase di consolidamento e digestione, magari condita da qualche correzione, indubbiamente ci può stare. E le paure di nuove ondate di contagio sembrano più una scusa per tirare il fiato.

I DATI MACRO TORNANO IMPORTANTI PERCHE’ MISURANO LA FORZA DELLA RIPRESA


In questa fase bisogna ricominciare anche a guardare i dati macro che arrivano dal fronte dell’economia reale: qualche settimana fa erano solo uno specchietto retrovisore che ci diceva quello che sapevamo già, ora invece cominciano a dare la misura della portata e della velocità del rimbalzo dell’economia, come è successo con la creazione a sorpresa di 2,5 milioni di posti di lavoro a maggio in Usa. Domani sono in arrivo le vendite al dettaglio americane a maggio. Il consensus degli economisti punta a un rimbalzo del 7,4% dopo il crollo del 16,2% di aprile. Se il dato uscisse migliore delle attese, come già successo per l’occupazione, sarebbe un tonico per Wall Street perché confermerebbe la lettura di un’uscita molto, ma molto rapida dalla recessione.

IL MERCATO SPERA IN PAROLE DI OTTIMISMO DELLA FED


Domani c’è anche l’audizione in Senato del capo della Fed Jerome Powell, che venerdì parlerà ancora sul tema della creazione di nuovi posti di lavoro nella ‘post-virus economy’. L’ultima riunione del Fomc è stata ‘agrodolce’, con la promessa di tenere i tassi a zero almeno per tutto il 2022 ma anche con la rappresentazione di un quadro dell’economia ancora fonte di preoccupazione. Al mercato non basta più una Fed ‘pronta a tutto’ per tenere a galla imprese e mercati, vorrebbe anche che dalla banca centrale cominciasse ad arrivare qualche segno di ottimismo sulla ripresa in arrivo.
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