Contatti

Morning News

“Recovery Fund grande passo avanti, la Bce non è più sola”

Neuberger Berman sottolinea la svolta rappresentata dal Fondo, anche se la strada per l’approvazione finale resta lunga, perché costituisce il primo progetto fiscale comune di ampia portata nella storia UE

di Virgilio Chelli 3 Giugno 2020 07:45

Anche se resta molto lavoro da fare, il Recovery Fund da 750 miliardi proposto dalla Commissione UE e sostenuto dall’asse franco-tedesco potrebbe rivelarsi fondamentale perché per la prima volta gli Stati membri hanno preso in considerazione l’ipotesi di un trasferimento fiscale tra i diversi Paesi, un passo fondamentale nell’integrazione europea. Un passo sottolineato dalla stessa presidente della Commissione Ursula von der Leyen quando ha affermato che: “È giunta l’ora dell’Europa”.

TUTTO È COMINCIATO CON LA CRISI DEL DEBITO DEL 2011-13


Neuberger Berman, nelle ‘prospettive settimanali’ del CIO firmate da Patrick Barbe, Senior Portfolio Manager, European Investment Grade, ne analizza le caratteristiche e le implicazioni partendo dalla crisi economica e bancaria che aveva colpito il Sud Europa nel 2010-2013. Nonostante i segnali di ripresa emersi da metà del 2018, l’emergenza coronavirus ha allargato il divario con il Nord Europa, forte di attività industriali altamente produttive, a differenza del Sud, diventato dipendente dai flussi d’investimento.

IL PESO DEL DEBITO IMPEDISCE AI PAESI DEL SUD INTERVENTI CREDIBILI


Inoltre, prosegue l’analisi di Barbe, l’eccessivo indebitamento dei Paesi del Sud impedisce di attuare interventi fiscali robusti e credibili, mentre per far ripartire le economie sarebbero necessari flussi di capitali esterni, e non un gravoso indebitamento aggiuntivo. Per questo il Fondo proposto dalla Commissione si divide in due segmenti: un pacchetto di prestiti da 250 miliardi e stanziamenti a fondo perduto da 500 miliardi, da distribuire sotto forma di trasferimenti dal bilancio comunitario. Il tutto sarà finanziato con emissione di titoli della Commissione, con il pagamento incluso nei futuri bilanci dell’Ue, il cui contribuente principale è la Germania.

FONDI ASSEGNATI IN BASE ALLE NECESSITÀ E NON CON IL CAPITAL KEY


I fondi saranno stanziati in base alle necessità individuate dalla stessa Commissione e non secondo le consuete regole di “capital key”, vale a dire il criterio usato sin dalla crisi del debito per calcolare l’importo di titoli di Stato che la Banca Centrale può acquistare per ciascun Paese. Infatti l’Italia dovrebbe essere il primo beneficiario del Recovery Fund con 82 miliardi a fondo perduto e fino a 91 miliardi in prestiti, seguita dalla Spagna con 77 miliardi a fondo perduto, e poi da Francia, Grecia, Germania e Portogallo. Neuberger Berman sottolinea come all’annuncio del Fondo gli spread creditizi dei Paesi del Sud Europa si siano ristretti considerevolmente.

A DIFFERENZA DEL PASSATO, LA GERMANIA È ALLEATA AI PAESI DEL SUD


A differenza del passato, i Paesi del Sud che da anni chiedono trasferimenti di bilancio e gli “Eurobond” questa volta hanno trovato dalla loro parte la Germania, che evidentemente ha capito che l’emergenza coronavirus non lasciava altra scelta. Secondo Neuberger Berman, per capire il nuovo approccio della Germania è indispensabile tener presente la crisi del 2010-2013 e il rischio che un peggioramento della crisi possa favorire le derive “populiste”. Ma, poiché in Europa vige la regola dell’unanimità, ora si apre una fase di negoziati difficili tra i due schieramenti, con Germania e Francia a fianco dei Paesi del Sud a cui si contrappongono Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia.

“Scenario ribassista? Remoto, ma non si può ancora escludere”


“Scenario ribassista? Remoto, ma non si può ancora escludere”





I POLITICI SI ASSUMONO RESPONSABILITÀ E LA BCE NON È PIÙ SOLA


Secondo Neuberger Berman il raggiungimento di un accordo quasi sicuramente richiederà nuove imposte per cofinanziare il bilancio e ripagare il debito, e per i politici sarà un bel problema far accettare un prelievo fiscale a sostegno di altri Paesi. A meno che non si aggiri il problema prevedendo termini lunghissimi per il rimborso del debito, fino al 2058, facendo appello alla solidarietà. Il Recovery Fund è comunque il primo progetto fiscale comune di ampia portata nella storia dell’UE, ci vorrà del tempo perché sia ratificato, e Neuberger Berman non si aspetta che venga implementato prima della fine dell’anno. Ma sottolinea che resta un importante passo avanti anche perché, con i politici che finalmente iniziano a farsi carico delle proprie responsabilità, la BCE non sarà più sola a sostenere l’Eurozona.
Share:
Trending