Contatti

Coca Cola

Coca Cola a Financialounge.com: Con sugar e plastic tax stop agli investimenti e fabbrica a rischio chiusura in Italia

Intervistato da Financialounge.com, Giangiacomo Pierini, public affair & communication director di Coca-Cola HBC Italia, lancia l’allarme: con le nuove tasse ci saranno “conseguenze drammatiche” per il business

di Chiara Merico 19 Dicembre 2019 16:06
financialounge -  Coca Cola Coca-Cola HBC Italia Giangiacomo Pierini plastic tax sugar tax

Coca Cola lancia l’allarme: sugar e plastic tax mettono a rischio il business in Italia, e potrebbero portare a pesanti ripercussioni, tra cui la chiusura di uno de tre stabilimenti nel nostro Paese. La conferma è arrivata a Financialounge.com da Giangiacomo Pierini, public affair & communication director di Coca-Cola HBC Italia.

CONSEGUENZE DRAMMATICHE


“Le conseguenze dell’introduzione di sugar e plastic tax sono drammatiche”, ha spiegato il manager a Financialounge.com. “Per il primo anno di applicazione delle nuove imposte prevediamo infatti un incremento delle tasse pari a 160 milioni di euro, di cui 140 dovuti all’introduzione della sugar tax e 20 causati dall’imposta sulla plastica”.

SUGAR TAX SU TUTTO


A pesare di più è la sugar tax, che, spiega Pierini, “colpisce il 100% dei nostri prodotti, perché si applica a tutte le bevande, con e senza zucchero: non abbiamo ancora capito per quale motivo. Viene colpito tutto ciò che è dolce e analcolico, anche il tè freddo: gli unici prodotti esclusi sono gli alcolici e l’acqua”.

INVESTIMENTI CONGELATI


L’introduzione delle nuove imposte ha subito fatto sentire le sue conseguenze per Coca Cola. “Già da ottobre, appena è stato fatto l’annuncio, abbiamo congelato i 49 milioni di investimenti previsti in Italia”, fa sapere Pierini. “Stiamo poi rivedendo le politiche di prezzo che applicheremo a chi acquista i nostri prodotti, cioè alla Gdo: i prezzi al consumatore finale saliranno ulteriormente per effetto della maggiore imposizione Iva”.

CALO DEI VOLUMI


Tutto questo provocherà secondo le stime “un calo del 10% dei volumi di vendite e questo avrà ovviamente un impatto su tutta la filiera: noi realizziamo bassi margini su grandi volumi”, aggiunge il manager. Con l’aumento dei prezzi ci sarà un calo dei consumi e “il business in Italia rischia di diventare insostenibile”.

RISCHIO CHIUSURA


Se si verificasse questo scenario, uno dei tre stabilimenti di Coca Cola in Italia, quello di Marcianise, nel casertano, rischierebbe la chiusura. “In Italia abbiamo tre siti produttivi: uno a Nogara, nel veronese; uno al confine tra Lazio e Abruzzo, a Oricola, che produce plastica e quello appunto di Marcianise. Che fa un po’ di tutto ma non fa prodotti destinati all’export e non ha le linee di prodotto più innovative, le cosiddette ‘asettiche’, cioè quelle dedicate alla produzione di bevande vegetali, isotoniche – per gli sportivi – e i tè freddi”.

NIENTE TASSA SU EXPORT


Tra gli stabilimenti, aggiunge Pierini, “Nogara è quello che presenta costi logistici inferiori e quindi può esportare: la nuova tassa non si applica ai prodotti destinati alle esportazioni. Se i volumi dovessero calare troppo la produzione di Marcianise potrebbe essere spostata tra Nogara e Oricola per quanto riguarda la plastica”. Per questo il sito rischia la chiusura, anche se, specifica il manager, “proveremo a fare il possibile per evitarla”.

SETTORE IN CRISI


L’introduzione delle nuove tasse arriva come l’ennesima tegola su un settore già in crisi, “con il mercato delle bibite analcoliche che è calato in Italia del 25% in dieci anni”, spiega Pierini. “Il calo è stato più evidente tra i consumatori più giovani, proprio la fascia d’età in cui l’obesità è più diffusa: anche per questo ci interroghiamo sull’opportunità di introdurre la sugar tax per limitare l’obesità”.

FAVORITE LE IMPORTAZIONI


In più le nuove tasse rischiano di penalizzare la produzione in Italia e di favorire i prodotti importati. “I decreti attuativi ci spaventano un po’”, fa sapere Pierini. “La tassa verrà riscossa da chi importa prodotti dall’estero? Non lo sappiamo: se così non fosse si rischia un calo dei volumi ancora maggiore. Speriamo che ci sia modo di dialogare con la politica per escludere le conseguenze peggiori”.
Share:
Trending