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Perché il Meccanismo di stabilità è una potenziale minaccia per i mercati

L’ipotesi che possa scattare un salvataggio forzoso di uno Stato, con tutte le conseguenze su spread, banche e BTP, per ora non è presa sul serio dai mercati. Ma la materia che si sta maneggiando è esplosiva

di Redazione 21 Novembre 2019 12:10
financialounge -  banche italiane BTP meccanismo di stabilità

Per ora è una tempesta mediatica, che lascia i mercati finanziari spettatori abbastanza indifferenti. La riforma dell’ European Stability Mechanism, noto come Esm (Mes in italiano), sta tenendo banco da qualche giorno in prima pagina in Italia, in Europa, ed è perfino sbarcata su quelle del NY Times. E’ una riforma auspicata da molti, anche perché viene vista come un passo avanti in direzione dell’Unione Bancaria e del Mercato Unico dei Capitali, due pilastri senza i quali la cattedrale dell’Unione Europea e della moneta unica resta un edificio incompiuto. Ma quando si è cominciato a entrare nei dettagli, dopo le aperture della Germania che fino a poco fa aveva eretto un muro contro ogni ipotesi di tutela comune dei depositi bancari, è successo il finimondo.

IL PRIMO CAPITALO DEL DRAMMA SCRITTO DAL MINISTRO TEDESCO SCHOLZ


Un finimondo mediatico e politico, va sottolineato, ma nessun impatto sui mercati. Lo spread rimane dove stava, un po’ altino ma niente di drammatico, i titoli bancari che tengono sui massimi recenti, soprattutto quelli italiani. Perché un finimondo? Il primo capitolo del dramma lo ha scritto il ministro delle Finanze Tedesco Scholz, che ha aperto la porta all’Unione Bancaria solo per avvelenare la discussione con l’idea di mettere dei paletti ai portafogli di titoli di Stato detenuti dalle banche a seconda della loro rischiosità. Un modo per chiamare in causa l’Italia, ma anche la Francia, visto che quest’estate il debito di Parigi ha superato per dimensione, anche se non in termini di rapporto con il Pil, quello italiano.

L’INVENZIONE PERICOLOSA DEL RISCHIO DI INSOLVENZA FORZOSO


Il secondo capitolo del dramma sono state le indiscrezioni su una bozza di riforma del Mes, non ancora sottoscritta e neanche discussa a fondo, secondo cui il salvataggio degli Stati con relativa ristrutturazione del debito scatterebbe automaticamente se un Paese (uno a caso, l’Italia) dovesse sforare certi parametri ancora tutti da definire. In pratica uno Stato verrebbe giudicato sull’orlo dell’insolvenza non perché non ce la fa a onorare le scadenze del debito, tipo il pagamento puntuale delle cedole dei BTP, ma perché alcuni rapporti vanno oltre i limiti fissati.

BANCHE ITALIANE IN ALLARME ROSSO CON IN PANCIA 400 MLD DI BTP


Ovviamente è scattato l’allarme rosso, sempre mediaticamente parlando. Le banche italiane hanno in pancia oltre 400 mld di debito emesso dallo Stato italiano. Se il debito italiano venisse ristrutturato forzosamente, la conseguenza immediata sarebbe una perdita di valore dei BTP, con effetti devastanti sullo spread ma anche sui bilanci delle stesse banche, che si vedrebbero svalutato un asset molto importante nei loro bilanci. Un asset che, va detto, negli ultimi mesi si è invece fortemente rivalutato grazie al rientro di uno spread che prima dell'approvazione della manovra del 2018 aveva toccato i 300 punti per poi rientrare in area 150.

IL GOVERNO ITALIANO GETTA ACQUA SUL FUOCO


Il governo italiano si è precipitato a precisare che sta lavorando costruttivamente al miglioramento del Mes, e che nessuna bozza è stata finalizzata né tantomeno firmata. Le banche, per voce della loro associazione ABI, hanno invece fatto sapere che se una riforma del Mes o altre modifiche alle regole attuali andranno in direzione di un peggioramento delle condizioni e delle valutazioni del debito italiano, ovviamente non potranno che ridurre gli acquisti di BTP.

FUMO TUTTO MEDIATICO, MA SE I MERCATI ANNUSANO IL BRUCIATO...


Per ora spread e titoli bancari in Borsa stanno a guardare. Ma potrebbe non durare a lungo se i mercati dovessero annusare che oltre al fumo mediatico sparso finora c’è in forno un arrosto che potrebbe bruciarsi.
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