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Powell apre sui tassi ma finisce nel mirino di Trump

A Jackson Hole il capo della Fed aveva aperto ai tagli dei tassi in arrivo e il mercato aveva apprezzato, ma poco dopo è arrivato l'attacco di Trump , che lo ha definito "un nemico più grande della Cina" facendo sbandare pesantemente Wall Street

di Redazione 23 Agosto 2019 17:43
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Alla fine Jay Powell sembrava aver trovato le parole giuste, dicendo qualcosa di più di quello che aveva indicato in occasione del primo taglio dei tassi della Fed da 11 anni, a fine luglio, anche se qualcosa di meno di quello che al mercato sarebbe piaciuto sentire. La reazione immediata di Wall Street è stata comunque di vedere il bicchiere mezzo pieno. Era partita pesante, per l’annuncio a sorpresa arrivato dalla Cina di altri dazi in arrivo sulle importazioni dagli Usa, ma a mezz’ora esatta dalla campanella, quando sul sito della Fed è stato pubblicato il discorso di Powell a Jackson Hole, ha praticamente azzerato il ribasso iniziale. Ma poi è arrivato il ‘twitter bombing’ di Donald Trump, che ha accusato la Fed di non fare niente per sostenere l’America nel suo confronto con la Cina. Trump è arrivato a definire la Fed un nemico più grande del presidente cinese Xi Jinping e ha aggiunto che il risultato dell’inazione della banca centrale è "un dollaro forte e una Fed debole". A differenza della conferenza stampa di fine luglio, Powell aveva parlato tanto e a lungo, andando a ripercorrere le tappe della politica americana fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso, per arrivare alla situazione attuale definita il "new normal", la nuova normalità. Una normalità fatta di bassa disoccupazione, assenza o quasi di pressioni inflazionistiche e tassi di interesse che possono permettersi di viaggiare sulla parte bassa del range possibile di oscillazione.

NUOVI FATTORI DI INCERTEZZA TRA CUI LA CRISI ITALIANA


Powell aveva anche aggiunto che dalla riunione del Fomc del 30-31 luglio al 23 agosto gli eventi nuovi non sono mancati: le nuove tariffe nel confronto sui dazi Usa-Cina, ulteriori conferme del rallentamento economico in Cina e Germania, aumentate possibilità di una Brexit disordinata, crescenti tensioni a Hong Kong e infine il dissolvimento del governo giallo-verde in Italia. Insomma, un quadro “complesso e turbolento” che ha causato volatilità sui mercati azionari e caduta dei rendimenti su quelli obbligazionari. Il mercato leggeva queste parole come preparatorie a un altro taglio dei tassi al meeting del Fomc del 17-18 settembre, ma poi sono arrivati i tweet di Trump a gettare lo scompiglio. Nel suo discorso Powell aveva citato le ‘stelle’ che la Fed deve guardare nella sua navigazione, la "u" di unemployment, vale a dire la disoccupazione che deve restare bassa e possibilmente scendere, e la "r" di rates, i tassi di interesse, che possono oggi permettersi di trovare il livello della neutralità più in basso che non in passato.

I TRE INTERROGATIVI A CUI LA FED DEVE RISPONDERE


Dopo le stelle, Powell è passato agli interrogativi, tre per la precisione. Il primo riguarda l’inflazione. Potrebbe tornare a essere un rischio? La risposta è no. Ma anche se diventasse sì, la Fed è pronta a fronteggiarlo. Il secondo riguarda il rischio di eccessi, come quelli che hanno portato alla Grande Crisi del 2007-2008. Sono ancora in agguato? Anche qui la risposta è sostanzialmente no. E la ragione sta nel fatto che il sistema bancario è molto più solido di allora e i consumatori non sono indebitati oltre il livello di guardia. Comunque la Fed resta vigilante. Il terzo e più importante riguarda i tassi di interesse e come la Fed possa utilizzare al meglio questo strumento per supportare l’economia. Ma l’economia oggi è minacciata da fattori esterni, a cominciare dalla guerra dei dazi, su cui la Fed può fare poco. Però può focalizzarsi su come e quanto gli sviluppi su questo fronte impattano l’economia reale e aggiustare la politica monetaria per continuare a perseguire gli obiettivi di crescita e occupazione.

LO SCONTRO TRA TRUMP E POWELL MINA LA FIDUCIA DEL MERCATO


In conclusione, sembrava proprio che il messaggio atteso da Powell dalle montagne del Wyoming fosse andato in direzione di quella fiducia con cui Wall Street aspettava le sue parole. Ma l’attacco violento lanciato da Trump alla Fed ha colto di sorpresa il mercato e lo ha fatto sbandare con onde d’urto arrivate anche in Europa.
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