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Certificates, come sfruttare l’ultimo rialzo di Borsa proteggendosi

Gli investitori possono sfruttare i certificati d’investimento per posizionarsi in modo ottimale sul mercato azionario anche in questa fase del rialzo. L’esempio degli Equity protection certificates

di Redazione 3 Luglio 2019 07:00

Il primo semestre del 2019 si è chiuso con performance davvero eccellenti per i mercati azionari. Basti pensare, solo per fare alcuni esempi, che l’indice tecnologico Nasdaq ha messo a segno un rialzo del 20,7%, l’S&P 500 di Wall Street un +17,4%, l’indice delle Borse mondiali MSCI world un +15,3% e l’Eurostoxx un +14,4%. Si tratta di performance addirittura straordinarie se messe in relazione al fatto che sono state registrate dopo 10 anni dai minimi post crak Lehman Brothers. Tuttavia, alla luce dei livelli raggiunti dai principali indici di Borsa – sui massimi di sempre – e delle prospettive tutt’altro che brillanti sia in ambito economico globale e sia per gli utili aziendali attesi, la prudenza è d’obbligo. Infatti, alle attuali quotazioni, gli investitori che optano per il mercato azionario devono essere consapevoli che il potenziale di rialzo degli indici è piuttosto limitato mentre quello in caso di correzione dei mercati potrebbe risultare di ampie proporzioni, come avvenuto nel quarto trimestre dello scorso anno.


LE SPECIFICHE NEL PROSPETTO DI QUOTAZIONE


Che fare? Per coloro che desiderassero puntare comunque sul mercato azionario ma, al contempo, non volessero correre tutte i pericoli nel caso in cui lo scenario di fondo mutasse improvvisamente in negativo, esiste la possibilità di sfruttare i certificati d’investimento (certificates). Si tratta di strumenti che combinano al loro interno, in un unico prodotto, più contratti finanziari tramite i quali il sottoscrittore partecipa all’andamento del mercato di riferimento scelto in base alle specifiche riportate nell’apposito prospetto informativo. A tale proposito va ricordato che i certificates garantiscono la massima trasparenza in quanto richiedono un prospetto di quotazione su un listino approvato da Consob o da un'altra autorità europea. Sul mercato, e anche sul mercato telematico di Borsa Italiana, sono disponibili diversi tipi di certificates tra i quali gli Equity Protection.


COSA SONO I CERTIFICATE EQUITY PROTECTION


Questi rientrano nella categoria dei certificate a capitale protetto e consentono di investire al rialzo (nella versione long) o al ribasso (in quella short) su un’attività finanziaria sottostante, ad esempio, un’azione, una valuta, un indice di Borsa, una materia prima o un tasso di interesse. La caratteristica che li contraddistingue consiste nel proteggere a scadenza, in tutto o in parte, il valore del prezzo di emissione nel caso in cui l’attività finanziaria sottostante sulla quale si investe dovesse muoversi in direzione opposta rispetto alle aspettative dell’investitore.


A CHI SI RIVOLGONO I CERTIFICATE EQUITY PROTECTION


Questa caratteristica peculiare rende i certificate Equity Protection indicati per gli investitori con limitata propensione al rischio (nella versione di certificate che prevede un livello di protezione pari al 100%) o a investitori con media propensione al rischio (nella versione con livelli di protezione inferiori al 100%) in un’ottica di mercato con moderate aspettative di movimento sia al rialzo (per la versione long) e sia al ribasso (per la versione short). Pertanto se in questa fase, si volesse partecipare alla possibile ultima gamba del rialzo della Borsa ma proteggendosi da improvvisi cambiamenti del sentiment dei mercati, ecco che i certificate Equity Protection long possono rappresentare una opzione interessante.

Semestre da record per Borse e Btp


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UN ESEMPIO PRATICO DI FUNZIONAMENTO


Proviamo a fare un esempio pratico per comprendere meglio come funzionano. L’ipotesi è quella di un certificate Equity Protection long sull’indice S&P 500 della durata di due anni con protezione del capitale pari al 95% e prezzo di emissione iniziale pari a 100 euro. Le altre caratteristiche distintive riguardano invece il valore di riferimento iniziale dell’indice (2.950 punti), il cap (140%) e il relativo livello cap dell’S&P 500 (4.130 punti).
Se alla fine dei due anni di vita del certificate il valore dell’S&P 500 fosse pari a 4.500 punti, l’importo di liquidazione sarebbe pari a 140 euro, dal momento che scatterebbe la barriera posta dal livello del cap che limita il guadagno massimo realizzabile. In pratica, a fronte di un rialzo del 52,5% dell’indice il cap del certificate blocca al 40% il guadagno massimo per il sottoscrittore.
Se invece il livello finale dell’S&P 500 fosse pari a 3.835 punti (con un rialzo del 30% rispetto al valore iniziale) al sottoscrittore sarebbe riconosciuto per intero il guadagno e liquidato un capitale finale di 130 euro.
Infine, se l’S&P 500 alla fine del secondo anno di vita del certificate chiudesse a 2.360 punti (cioè il 20% al di sotto del livello iniziale), l’importo di liquidazione ammonterebbe a 95 euro a il sottoscrittore, quindi, accuserebbe una perdita limitata al 5% invece che quella del 20% (con liquidazione di soli 80 euro) che contabilizzerebbe se avesse investito tramite uno strumento tradizionale indicizzato all’S&P 500.
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