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Azionario, i prezzi di oro e petrolio segnano bufera
I manager di Crescat Capital, l’hedge fund che nel 2018 ha guadagnato il 41% grazie alla correzione dei mercati del IV trimestre, vedono il mercato azionario a rischio come nel 2000 e nel 2008
6 Giugno 2019 11:02
Una configurazione davvero particolare che non promette nulla di buono per il mercato azionario. E’ quella segnalata da Otavio (Tavi) Costa, global macro analyst di Crescat Capital: quando le quotazioni del petrolio e quelle dell'oro si muovono come hanno fatto di recente, di solito ha significato la rovina per il mercato azionario. Ma procediamo con ordine.
I prezzi del petrolio, dopo un avvio di 2019 in accelerazione,hanno invertito bruscamente la marcia a metà maggio con una severa correzione (-15%) al limite del mercato orso (cioè del meno 20 per cento), sulla scia delle preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale e dell’impatto dei dazi commerciali che potrebbe ridurre la domanda di energia.
L’oro, nel frattempo, si sta muovendo nella direzione opposta. Alcuni degli stessi fattori che mantengono la pressione sul petrolio hanno portato il metallo prezioso giallo a una striscia vincente di cinque sessioni, che ha sostenuto i prezzi a livelli mai visti in più di un anno. Questa combinazione di oro in ascesa e greggio in caduta - raro quanto all'entità della divergenza - ha portato a conseguenze sgradevoli per il mercato più ampio nel corso degli anni, come ha illustrato lo stesso Tavi Costa a MarketWatch.
Soltanto altre tre volte negli ultimi decenni l’oro ha registrato un aumento superiore ai cinque punti percentuali mentre il petrolio è precipitato di oltre l’8% e due di queste situazioni si sono verificate negli ultimi 20 anni: una alla vigilia della grande crisi delle dot.com del 2000, e l’altra alla viglia della grande crisi finanziaria del 2008.
Non solo. Tavi Costa ha poi spiegato che l'attuale configurazione macro sembra molto simile all'inizio del selloff (vendita di titoli sul mercato senza limitazione né di prezzo né di quantità, ndr) nel quarto trimestre del 2018. "Il rapporto oro / petrolio aumenta, i prezzi del rame si stanno schiantando, gli spread (extra rendimenti rispetto ai governativi core) delle obbligazioni societarie si allargano e i mercati del credito segnalano recessione".
Secondo l’esperto anche le dichiarazioni sempre più accomodanti della Fed vanno ad aggiungersi a questo elenco di fattori macro. Infatti i tagli dei tassi quando sono in ritardo nel ciclo economico non sono mai stati un segnale rialzista. Inoltre, le condizioni economiche si stanno indebolendo di fronte alle molteplici bolle speculative.
Le considerazioni del manager di Crescat Capital sono tenute in seria considerazione, dal momento che l’hedge fund di punta della casa d’investimento ha registrato nel 2018 un rendimento del +41%, capitalizzando il crollo del mercato azionario: una performance che ne ha fatto una delle voci di punta nella lista dei fondi top performer stilata da Bloomberg. E’ però anche vero che il 2019 è stato fino al mese di aprile un anno difficile per Crescat Capital, penalizzato dal rimbalzo del mercato azionario.
Inoltre il fatto che le banche centrali siano vigili e pronte ad intervenire mantiene un’ala protettrice efficace sui mercati azionari, a differenza del quarto trimestre 2018 durante il quale le banche centrali, con la Fed in prima fila, erano in modalità restrittiva.
Il tutto senza trascurare il fatto che l’S&P 500 alle attuali quotazioni (2.826 punti) esprime un rapporto prezzo / utili (p/e) di 17,4, non eccessivamente lontano dalla media di lungo periodo (pari a circa 16). Tradotto in pratica significa che per posizionarsi ad un p/e di 16 l’S&P 500 dovrebbe planare a 2.592 punti, ovvero scendere dell’8,3% dai prezzi correnti.
LA CORREZIONE DEL PETROLIO…
I prezzi del petrolio, dopo un avvio di 2019 in accelerazione,hanno invertito bruscamente la marcia a metà maggio con una severa correzione (-15%) al limite del mercato orso (cioè del meno 20 per cento), sulla scia delle preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale e dell’impatto dei dazi commerciali che potrebbe ridurre la domanda di energia.
…E IL RIALZO DELL’ORO
L’oro, nel frattempo, si sta muovendo nella direzione opposta. Alcuni degli stessi fattori che mantengono la pressione sul petrolio hanno portato il metallo prezioso giallo a una striscia vincente di cinque sessioni, che ha sostenuto i prezzi a livelli mai visti in più di un anno. Questa combinazione di oro in ascesa e greggio in caduta - raro quanto all'entità della divergenza - ha portato a conseguenze sgradevoli per il mercato più ampio nel corso degli anni, come ha illustrato lo stesso Tavi Costa a MarketWatch.
LA STESSA COMBINAZIONE VISTA NEL 2000 E NEL 2008
Soltanto altre tre volte negli ultimi decenni l’oro ha registrato un aumento superiore ai cinque punti percentuali mentre il petrolio è precipitato di oltre l’8% e due di queste situazioni si sono verificate negli ultimi 20 anni: una alla vigilia della grande crisi delle dot.com del 2000, e l’altra alla viglia della grande crisi finanziaria del 2008.
SELL OFF DEL QUARTO TRIMESTRE 2018
Non solo. Tavi Costa ha poi spiegato che l'attuale configurazione macro sembra molto simile all'inizio del selloff (vendita di titoli sul mercato senza limitazione né di prezzo né di quantità, ndr) nel quarto trimestre del 2018. "Il rapporto oro / petrolio aumenta, i prezzi del rame si stanno schiantando, gli spread (extra rendimenti rispetto ai governativi core) delle obbligazioni societarie si allargano e i mercati del credito segnalano recessione".
MOLTEPLICI BOLLE SPECULATIVE
Secondo l’esperto anche le dichiarazioni sempre più accomodanti della Fed vanno ad aggiungersi a questo elenco di fattori macro. Infatti i tagli dei tassi quando sono in ritardo nel ciclo economico non sono mai stati un segnale rialzista. Inoltre, le condizioni economiche si stanno indebolendo di fronte alle molteplici bolle speculative.
E se servisse una bella frenata Usa per far ripartire tutto?
E se servisse una bella frenata Usa per far ripartire tutto?
TRA I FONDI TOP PERFORMER DI BLOOMBERG
Le considerazioni del manager di Crescat Capital sono tenute in seria considerazione, dal momento che l’hedge fund di punta della casa d’investimento ha registrato nel 2018 un rendimento del +41%, capitalizzando il crollo del mercato azionario: una performance che ne ha fatto una delle voci di punta nella lista dei fondi top performer stilata da Bloomberg. E’ però anche vero che il 2019 è stato fino al mese di aprile un anno difficile per Crescat Capital, penalizzato dal rimbalzo del mercato azionario.
L’ALA PROTETTRICE DELLE BANCHE CENTRALI
Inoltre il fatto che le banche centrali siano vigili e pronte ad intervenire mantiene un’ala protettrice efficace sui mercati azionari, a differenza del quarto trimestre 2018 durante il quale le banche centrali, con la Fed in prima fila, erano in modalità restrittiva.
VALUTAZIONI AZIONARIE NON ESAGERATE
Il tutto senza trascurare il fatto che l’S&P 500 alle attuali quotazioni (2.826 punti) esprime un rapporto prezzo / utili (p/e) di 17,4, non eccessivamente lontano dalla media di lungo periodo (pari a circa 16). Tradotto in pratica significa che per posizionarsi ad un p/e di 16 l’S&P 500 dovrebbe planare a 2.592 punti, ovvero scendere dell’8,3% dai prezzi correnti.
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