Contatti

azioni

Ricchezza in calo, ma il risparmio gestito raddoppia

Dai dati di Bankitalia emerge, in un quadro generale che vede una diminuzione della ricchezza netta, che le famiglie italiane hanno aumentato dal 17% al 31% il peso delle attività finanziarie nei loro portafogli

di Redazione 3 Giugno 2019 10:49

Le famiglie italiane credono sempre più nel risparmio gestito: in un quadro generale che vede una riduzione della ricchezza netta dei nuclei familiari italiani, dovuta soprattutto al calo delle attività finanziarie, gli strumenti del risparmio gestito hanno quasi raddoppiato in 10 anni il loro peso nei portafogli. Lo rivela la relazione annuale della Banca d’Italia sul 2018, nella parte sui bilanci delle famiglie italiane.

MAGGIORE DIVERSIFICAZIONE


Secondo lo studio, prodotti come polizze assicurative e quote di fondi comuni e previdenziali diversi dal Tfr rappresentano ora il 31% delle attività finanziarie, contro il 17% nel 2008. Questi strumenti, sottolinea Palazzo Koch, “oltre a consentire di accumulare risparmio a fini previdenziali e di acquistare protezione contro i rischi, agevolano la diversificazione del rischio di portafoglio”.

BOND GIÙ, AZIONI SU


Scendendo più in dettaglio, non mancano le sorprese. Ad esempio, un dato sfata il mito della preferenza degli italiani per le obbligazioni: nel 2018, spiega il rapporto, c’è stata “una forte riduzione (pari a 14 punti percentuali) del peso delle obbligazioni” nei portafogli delle famiglie italiane. I bond “rimangono comunque la componente prevalente (65%)”, ma lo scorso anno si è registrato “un aumento dell’incidenza delle azioni (5 punti percentuali) e delle quote di fondi comuni per i quali non è possibile risalire alla composizione (9 punti percentuali)”.

CALANO TITOLI DI STATO E BOND BANCARI


Pesa la sfiducia nei confronti dei titoli di Stato, sensibili all’andamento dei conti pubblici, e dei titoli di debito emessi dalle banche, anch’esse sotto osservazione a causa dell’elevata percentuale di titoli governativi che hanno “in pancia”. Se “il calo delle obbligazioni è riconducibile ai titoli di Stato italiani e alle obbligazioni bancarie”, nota infatti Bankitalia, è invece aumentato “il peso delle obbligazioni estere, in particolare di quelle emesse da società non finanziarie”.

IL RISPARMIO ITALIANO FINANZIA LE SOCIETÀ ESTERE


A fine 2018, sottolinea il rapporto, “le famiglie italiane investivano in obbligazioni e azioni emesse dalle società non finanziarie statunitensi e francesi il doppio di quanto investivano in quelle italiane”. Sul fronte degli investimenti in equity Bankitalia precisa invece che “all’ampliamento della componente azionaria hanno invece contribuito i titoli delle società finanziarie sia italiane sia estere, anche se il peso delle società non finanziarie estere rimane prevalente”.

RICCHEZZA AI MINIMI DAL 2005


Guardando più in generale, in base alle stime della Banca d’Italia la ricchezza netta delle famiglie italiane si presenta in riduzione, ai livelli minimi dal 2005. “La ricchezza netta, ossia la differenza tra le attività reali e finanziarie e le passività, si è ridotta di poco più del 2% ed è scesa a 8,1 volte il reddito disponibile (8,4 nel 2017)”, appunto il valore più basso dal 2005, in linea con i valori di Francia e Germania. L’Italia, sottolinea la relazione, “è il Paese che nel 2018 ha registrato il maggior calo delle attività finanziarie nel portafoglio delle famiglie”.



 

 LA VOLATILITÀ PORTA PRUDENZA


A pesare su questo dato sono state essenzialmente le tensioni sui mercati della seconda metà dello scorso anno, che hanno portato a una riduzione degli investimenti netti in attività finanziarie pari a circa il 20% (circa 37 miliardi), diretta conseguenza di un “atteggiamento prudente da parte delle famiglie”. Questo nonostante i nuclei familiari che investono in azioni, obbligazioni e quote di fondi comuni siano solo il 10%.

I PIR PERDONO SMALTO


La volatilità che ha caratterizzato la seconda parte dell’anno ha portato a una nuova crescita negli acquisti dei titoli di Stato. Restano “elevati” anche gli investimenti in depositi a vista e gli acquisti di polizze assicurative a rendimento minimo garantito, mentre “sono state vendute azioni e sono fortemente diminuite le sottoscrizioni di quote di fondi comuni”. Anche gli investimenti nei Piani individuali di risparmio sostenuti fino a giugno, “si sono in seguito progressivamente azzerati”.

ATTIVITÀ FINANZIARIE PARI AL DOPPIO DEL DEBITO PUBBLICO


Nonostante nel suo insieme l’ammontare delle attività finanziarie sia diminuito nel 2018 del 4,4% rispetto al 2017, con una contrazione di oltre 190 miliardi – recuperata per meno della metà con l’aumento delle quotazioni sui mercati nei primi mesi del 2019 – il totale si attestava a fine dicembre a 4.218 miliardi di euro, cioè quasi il doppio del debito pubblico italiano.
Share:
Trending