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Palladio, il nuovo re dei metalli che non è un’asset class

Ha sorpassato l’oro e doppiato il platino, perché sempre più usato nei dispositivi anti-emissioni delle auto: il palladio non è un bene rifugio, ma può servire a capire la direzione del ciclo economico

di Redazione 16 Maggio 2019 07:00

La gerarchia dei metalli preziosi è mutata profondamente negli ultimi anni, perché almeno alcuni sono sempre meno legati all’utilizzo come bene rifugio o in gioielleria e sempre più destinati a usi industriali. Una rivoluzione che ha portato il palladio, con cui nessuno ha mai pensato di fare un anello di fidanzamento, in testa alla classifica in termini di prezzo, mentre il platino, una volta considerato superiore all’oro e anche più costoso, è precipitato e finito sotto sia il metallo giallo che al meno nobile, ma oggi molto più costoso, palladio. Qualche politico italiano non se n’è accorto e continua a parlare di “pensioni di platino” da tagliare più di quelle d’oro, forse rimasto fermo ai nonni che festeggiavano la vetta delle nozze di platino dopo aver salito quelle d’argento e d’oro. La ragione della caduta del platino e dell’ascesa del palladio si chiama lotta alle emissioni di gas serra delle auto e al cambiamento climatico. Entrambi i metalli sono utilizzati nella costruzione degli elementi catalitici che riducono le emissioni, ma le prestazioni del palladio sono molto più elevate, e più le autorità dei vari paesi alzano l’asticella che le auto devono superare per circolare, più il prezzo del palladio sale mentre quello del platino scende.

SORPASSATO IL PREZZO DELL’ORO E PRONTO A RIPARTIRE


Le quantità che i produttori sono in grado di mettere sul mercato sono limitate, poche centinaia di tonnellate l’anno per entrambi i metalli. Nel 2018 sul mercato globale si è registrato un eccesso di offerta di patino per quasi 11 tonnellate, mentre per il palladio c’è stato un deficit di oltre 25 tonnellate. Per quest’anno gli esperti di Metals Focus stimano che sul mercato si riversi un ulteriore surplus di platino per una ventina di tonnellate, mentre l’offerta di palladio dovrebbe essere inferiore alla richiesta per 18 tonnellate. Nel decennio tra le due bolle dell’azionario il palladio aveva viaggiato tra i 200 e i 400 dollari l’oncia, poi ha preso la rincorsa fino a superare i 1.600 dollari lo scorso marzo, per poi ritracciare poco sotto 1.400, ma le attese sono di una ripartenza imminente. La parabola del meno nobile (per i catalizzatori) platino è stata inversa, dopo una corsa fino a quasi 2.200 dollari l’oncia a inizio 2008 ha sempre puntato a Sud e viaggia oggi poco sopra gli 800 dollari l’oncia, a sconto di un 500 dollari rispetto all’oro che un tempo surclassava, soprattutto in occasione dei (rari) festeggiamenti per i 75 anni di matrimonio dei bisnonni.

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MA IL VECCHIO ORO RESTA UNA ASSET CLASS PROTETTIVA


A differenza dell’oro, il palladio non è visto dagli investitori come un bene rifugio, non si va a comprare quando tutti gli altri asset scendono o quando l’inflazione rialza la testa, ma come una commodity particolarmente pregiata il cui andamento dipende dal gioco della domanda e dell’offerta e quindi dal ciclo economico. Non è un caso infatti che il palladio abbia ritracciato dai massimi di marzo dopo la serie di segnali allarmanti arrivati da alcuni importanti mercati sule vendite di auto. Anche in questo caso per l’investitore può essere però utile tenere d’occhio il prezzo del Palladio come indicatore del ciclo, come si faceva una volta e si fa ancora con il prezzo del rame, che non a caso veniva soprannominato “Doctor Copper” perché il suo andamento misurava come un elettrocardiogramma lo stato di salute e di attività delle economie essendo presente praticamente in tutte le produzioni industriali. Il vecchio caro oro resta invece a tutti gli effetti una asset class, anche se sorpassato in termini di prezzo dal palladio. Nel lungo termine il ritorno dell’investimento sul mercato azionario resta imbattuto, ma a prezzo di oscillazioni anche violente, mentre come mostra il grafico qui sotto l’oro può funzionare bene da ammortizzatore da tenere in misura contenuta in portafoglio proprio per attenuare gli effetti di movimenti violenti delle Borse.

[caption id="attachment_142360" align="alignnone" width="452"]Ritorno in percentuale dell’investimento sull’indice Dow Jones e sull’oro (Fonte: Macrotrends) Ritorno in percentuale dell’investimento sull’indice Dow Jones e sull’oro (Fonte: Macrotrends)[/caption]
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