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Idee di investimento – Obbligazioni – 29 ottobre 2018

È opportuno riesaminare la composizione del proprio portafoglio: tra le soluzioni preferite dai gestori i Treasury USA, i titoli poco correlati ai mercati e, in modo selettivo, gli emergenti.

29 Ottobre 2018 08:59

UN CHECK UP IN TRE STEP


Con l’avanzare del ciclo, predisporre i portafogli per tempo può contribuire in modo efficace non soltanto a resistere agli ambienti avversi ma anche a trarre vantaggio dalle possibili divergenze di mercato. Per farlo, Geraldine Sundstrom e Emmanuel S. Sharef rispettivamente managing director e portfolio manager ed executive vice president e portfolio manager di PIMCO, suggeriscono di procedere in tre step. “E’ opportuno riesaminare la composizione del proprio portafoglio. Non basta essere consapevoli dell’attuale distribuzione del rischio, ma è indispensabile riuscire a preventivare come il portafoglio potrebbe rispondere in un contesto avverso quando la volatilità e le correlazioni delle diverse asset class si spostano” precisano nell’articolo PIMCO, ecco come controllare lo stato di salute del proprio portafoglio Sundstrom e Sharef. Il secondo step riguarda invece l’incremento della flessibilità. “Nel momento in cui si delinea un incremento della dispersione fra e all’interno delle classi di attività, aumenta l’importanza di avere un portafoglio più liquido e più flessibile” spiegano Sundstrom e Sharef, secondo i quali un atteggiamento costruttivo in questo senso è rappresentato dalla riduzione o dall’azzeramento completo delle posizioni meno liquide a meno che non si sia adeguatamente compensati per il rischio di illiquidità. Al terzo step, gli esperti di PIMCO suggeriscono di aumentare la qualità complessiva del proprio portafoglio. Tradotto in pratica significa focalizzarsi su Paesi, industrie e attività che mostrano maggiori requisiti in termini di solidità e possono vantare una migliore flessibilità per gestire un ambiente più sfavorevole.

RESTARE ANCORATI AI TITOLI A BREVE TERMINE


In questo contesto, Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, nell’articolo Dazi commerciali e dinamiche valutarie al centro dell’attenzione, si concentra sulla sua preferenza per le obbligazioni statunitensi a breve termine anche dopo l’aumento dei rendimenti dei titoli di stato USA (Treasury) a lungo termine. L’esperto prevede un ulteriore modesto aumento nei rendimenti a 10 anni degli Stati Uniti, proiettati verso un range compreso tra il 3% e il 3.5% nei prossimi sei mesi. Tuttavia, qualsiasi rischio di crescita potrebbe stimolare la domanda di asset ritenuti come porti sicuri (come spesso vengono considerati i titoli del Tesoro statunitensi) e finire con il pesare sui rendimenti. Al di fuori degli Stati Uniti, l’esperto preferisce i titoli a breve termine sia in Europa che in Giappone (nonostante le curve dei rendimenti in queste due aree siano qualche modo più ripide rispetto agli Stati Uniti), per il semplice fatto che le banche centrali di quei paesi non hanno ancora iniziato a normalizzare le loro politiche monetarie: ogni eventuale rialzo dei tassi avrebbe forti ripercussioni negative sui prezzi dei titoli di stato a medio lungo termine di Germania e Giappone.

LE RAGIONI DELL’ACQUISTO DI TREASURY A 10 ANNI


Non la pensa così, invece, Prashant Chandran, fund manager di Western Asset (Legg Mason), che, alla luce del rialzo del rendimento del titolo di stato (Treasury) USA a 10 anni in un anno dal 2,3% all’attuale 3,15%, reputa che i governativi americani a lunga scadenza siano da acquistare, soprattutto in un regime di prezzi al consumo moderati. “Crediamo che nei prossimi mesi l’inflazione dovrebbe restare contenuta, e quindi che, a questi livelli, i titoli di stato americani a 10 anni siano un buy” spiega nell’articolo Chandran (Legg Mason): “Perché comprare i Treasury USA ora" Prashant Chandran. Secondo il quale è probabile che l’attuale divergenza in termini di crescita tra l’economia USA e quelle delle altre economie sviluppate non possa continuare e, di conseguenza, sta scommettendo su un appiattimento della curva dei rendimenti.

MISURE SUPPLEMENTARI DI CAUTELA


Pur alla luce di tutte queste variabili, secondo Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR non è tuttavia ancora arrivato il momento di allestire portafogli per una condizione nuova e diversa, quanto piuttosto per misure supplementari di cautela. Tradotto in pratica, come spiega l’espetto nell’articolo Scelte di portafoglio, è il momento di misure supplementari di cautela, significa per esempio dedicare una quota del portafoglio alle componenti a bassa correlazione con i beta più rischiosi (azioni e obbligazioni societarie di medio bassa qualità) come i crediti a breve scadenza, i Cat bond, gli MBS (titoli garantiti da mutui ipotecari USA), e i titoli governativi USA a breve scadenza. In questa fase del ciclo meritano inoltre attenzione, secondo Antonio Anniballe, gestore del team Multi-Asset GAM di Milano, specifiche strategie alternative. In particolare la long/short di tipo market neutral (con posizioni sia al rialzo che al ribasso ma con un saldo complessivo neutrale), che è in grado di garantire un contributo positivo alla performance anche in un contesto di mercato con ampie oscillazioni.

PROSPETTIVE POSITIVE PER I MERCATI EMERGENTI


Infine, Mike Biggs, Investment manager delle strategie obbligazionarie Local Emerging Market di GAM Investments, nell’articolo Mercati emergenti, la solida crescita globale spingerà i flussi in entrata invita a riconsiderare i mercati emergenti. Secondo l’esperto, il deciso rialzo da inizio anno dei tassi delle obbligazioni USA (40 punti base solo nell’ultimo mese), non è imputabile ad un aumento del carovita quanto piuttosto ad una crescita economica più sostenuta. E che sia questa la motivazione, sottolinea l’esperto, lo dimostrano sia gli indicatori dei tassi reali che la stabilità delle aspettative di inflazione.  Se queste sono le ragioni del rialzo dei rendimenti, allora le prospettive diventano positive anche per i mercati emergenti. Infatti, in base ad uno studio dell’FMI (Fondo Monetario Internazionale), quando si materializza un rialzo dei tassi di interesse nelle economie sviluppate dovuto ad un’impennata nella crescita, di solito fa seguito un flusso di investimenti verso i mercati emergenti e un incremento della produzione, e viceversa.
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