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I venti populisti frenano la fiducia degli investitori in Europa

Alimentata dal nuovo governo italiano e da una possibile coalizione più fragile in Germania, la svolta populista ha indebolito la fiducia degli investitori a giugno.

29 Giugno 2018 10:27

Il calo della fiducia degli investitori a giugno a livello globale è stato di 2,1 punti in base allo State Street Investor Confidence Index (ICI) che è sceso da 103,8 a 101,7 punti. Ma mentre nel Nord America l’indice è salito di 0,8 punti (da 104,9 a 105,7 punti) e in Asia è scesodi 0,8 punti (diminuendo da 103,4 a 102,6 punti) in Europa ha registrato un drastico calo di 10,8 punti: l’ICI europeo di giugno segna infatti un declino da 101,6 a 90,8 punti.

EUROPA UNICA AREA SOTTO QUOTA 100


A questo punto la fiducia degli investitori istituzionali europei è l’unica a posizionarsi sotto quota 100, la soglia che delimita la propensione o meno al rischio: sopra tale livello, l’indice di State Street segnala una inclinazione da parte degli investitori a effettuare scelte di investimento orientate al rischio mentre sotto quota 100 tende invece a prevalere la prudenza.

INDICE LEGATO A VERE NEGOZIAZIONI


Vale la pena ricordare che l'indice ICI differisce dalle misure basate sui sondaggi in quanto si basa sulle negoziazioni degli investitori istituzionali effettivamente eseguite sul mercato, e non su semplici opinioni o intenzioni di acquisti o di vendite.

I VENTI POPULISTI IN EUROPA


Tornando alla sbandata della fiducia a giugno degli investitori in Europa, secondo gli addetti ai lavori hanno indubbiamente pesato le turbolenze politiche alimentata sia dal nuovo governo italiano a guida Lega – Cinquestelle che dimostra di muoversi senza nessuna preoccupazione circa i vincoli di Bruxelles e sia dalla anomala instabilità politica che si è venuta a creare in Germania con il rischio di nuove elezioni nel paese che negli ultimi anni ha sempre svolto un ruolo di garanzia per la direzione delle politiche europee.

BCE, la normalizzazione della politica monetaria un rischio per il debito periferico


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NESSUNA FUGA DAL RISCHIO IN ASIA E USA


Più in generale, invece, gli analisti rilevano che l’incremento del livello delle tensioni commerciali in tutto il mondo, il conseguente aumento del protezionismo e la sempre più evidente divergenza delle politiche monetarie delle principali banche centrali hanno senza dubbio influito sugli investitori determinandone un posizionamento più prudente ma senza che tutto questo, almeno nel Nord America e in Asia, si sia trasformato in una vera e propria fuga dal rischio.
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