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Le strade di azioni e obbligazioni stanno per separarsi

Per una serie di ragioni particolari, negli ultimi anni azioni e obbligazioni si sono mosse in modo anomalo nella stessa direzione: ecco perché non potranno più farlo.

7 Febbraio 2018 09:51
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I portafogli degli investitori, di solito diversificati tra azioni e obbligazioni, risultano attualmente, sul lato obbligazionario, più sensibili all’andamento dei tassi di interesse. Le ragioni sono diverse: bassi rendimenti (con cedole ridotte all’osso), lunghe duration sugli indici (replicati dagli ETF obbligazionari sui quali si sono riversati negli ultimi anni ingenti flussi di investimento) e  restringimento degli spread (l’extra rendimento rispetto ai titoli di stato) delle obbligazioni societarie.

Un contesto nel quale è sufficiente anche un modesto aumento dei tassi reali o del premio dell'inflazione per provocare contraccolpi piuttosto significativi per i possessori di obbligazioni. “Questo fenomeno potrebbe segnare la fine di un'era per gli asset allocators. Grazie agli interventi delle banche centrali, la ripresa e l'espansione di questi ultimi anni hanno favorito sia l'aumento di prezzi delle azioni e anche delle obbligazioni: una combinazione insolita” tiene a precisare Dave Lafferty, CFA, Chief Market Strategist di Natixis Investment Management, secondo il quale emergono diverse ragioni per cui i tassi debbano aumentare, mentre non ne trova alcuna per il quale debbano scendere.

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“In primo luogo, la crescita globale ora sembra essere più forte, più ampia a livello settoriale e più sincronizzata. In secondo luogo, le banche centrali, in particolare la Fed, hanno intrapreso azioni concrete nell'ambito del processo di normalizzazione, alzando i tassi o ponendo fine al QE. Infine, l'inflazione ha iniziato a manifestarsi, come fisiologica conseguenza del fatto che le economie stanno correndo al di sopra delle proprie capacità, specialmente negli Stati Uniti dove gli stimoli fiscali dovrebbero aggiungere ulteriore carburante a un'economia in salute” puntualizza Dave Lafferty.

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Per contro, come fa notare lo strategist, per ritrovare rendimenti obbligazionari interessanti sarebbe necessaria una diminuzione dei tassi di interesse (con i prezzi delle obbligazioni, che si muovono in direzione opposta ai tassi, in risalita): un calo dei tassi che potrebbe essere causato quasi esclusivamente da un rallentamento della crescita, dall'indebolimento delle banche centrali o da un calo della pressione inflazionistica. Uno scenario che, però, risulterebbe pericoloso per le azioni le cui attuali valutazioni sono piuttosto tirate con aspettative sugli utili elevate e, peraltro, già incorporate nei prezzi. “Riteniamo che il recente trend al rialzo dei rendimenti sia destinato a continuare: sembra quindi che, per gli investitori, la torta finanziaria da spartirsi sia finita. Nell'attuale scenario di crescita, le azioni e le obbligazioni difficilmente potranno muoversi nella stessa direzione e qualcuno dovrà cedere il passo” conclude Dave Lafferty.
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