Euromobiliare SGR
Strategia di mercato, i motivi che portano a favorire l’azionario
Non si possono escludere fasi laterali o di correzione, ma il mercato azionario potrebbe avere ancora spazio di crescita fino al picco del ciclo di rialzi della Fed.
31 Gennaio 2018 16:43
L’inizio del 2018 ha evidenziato un’accelerazione a livello globale dell’insieme delle variabili monetarie e di quelle di mercato che influenzano l’economia reale: un movimento che negli USA è stato particolarmente vigoroso. Sui mercati finanziari, in particolare, mentre da un lato si è registrato un aumento dei rendimenti core (cioè dei titoli di stato dei paesi sviluppati), dall’altro hanno preso corpo una contrazione degli spread delle obbligazioni societarie (extra rendimenti rispetto ai titoli di stato), un rialzo dei mercati azionari e la debolezza del dollaro americano.
“In prospettiva, una restrizione delle condizioni finanziarie potrebbe essere innescata da un’ulteriore salita dei rendimenti governativi e/o da un rafforzamento del biglietto verde. A sua volta tale restrizione potrebbe dare il via ad una fase di correzione delle attività di rischio” fa sapere Paola Francesca Bianco, Market Strategist, Servizio Studi e Strategie di Euromobiliare Asset Management SGR.
Intanto sui mercati obbligazionari americani si è delineato il cosiddetto ‘appiattimento delle curve dei tassi’ cioè la convergenza dei tassi a breve e a medio lungo termine. Infatti, dallo scorso settembre, il rendimento dei tassi dei Treasury USA a 2 anni è salito in misura molto più pronunciata di quanto non abbia fatto il rendimento del titolo decennale del Tesoro americano: un fenomeno che appare del tutto simile a quanto si è verificato nei cicli precedenti in fasi di normalizzazione dei tassi ufficiali da parte della Federal Reserve.
“Se la storia dovesse ripetersi, il 2018 sarebbe destinato a consegnarci un ulteriore appiattimento, che potrebbe essere nell’ordine dei 50 punti base, risultando così in una curva completamente piatta” puntualizza Paola Francesca Bianco, secondo la quale il rendimento del decennale USA al 2,70% non rappresenta a tutti i costi un’opportunità di acquisto, nonostante un carry (flusso cedolare) di tutto rispetto nell’ambito dei governativi dei paesi sviluppati. Basta pensare, infatti, che il bund tedesco a 10 anni offre circa mezzo punto percentuale di rendimento e l’omologo del Giappone circa lo zero. I dubbi della strategist sono legati alle incertezze che circondano il ciclo di restrizione monetaria negli USA. In base alla indicazioni del mercato obbligazionario, tale ciclo dovrebbe esaurirsi al di sotto del 2,50% mentre la Fed prevede ancora un tasso al 2,75%.
“A nostro avviso poi i margini di incertezza aumentano tenendo conto di un contesto ciclico caratterizzato da piena occupazione, espansione fiscale e prezzi delle materie prime in salita. Infatti l’uscita dal trading range degli ultimi 12 mesi potrebbe, a giudicare dai precedenti, dare luogo ad un deciso movimento al rialzo verso un nuovo equilibrio in area 3,0% -3,5%” aggiunge Paola Francesca Bianco, ricordando però come si sia delineato, nell’ultimo anno, un andamento parallelo tra il rialzo dei mercati azionari e l’aumento dei tassi ufficiali statunitensi.
Sulla base di questo trend, e mettendolo in relazione ai precedenti storici (quelli, per essere precisi, del 2000 e del 2008), il comparto azionario potrebbe avere ancora spazio di crescita fino al picco del ciclo di rialzi della Fed, sebbene non si possano affatto escludere fasi laterali o di correzione. “Prendendo come ipotesi centrale la traiettoria di rialzi indicata dalla banca centrale americana, che prevede 3 rialzi del Fed Funds nel 2018 e 2 nel 2019, l’azionario è ancora da favorire in termini assoluti relativi” conclude Paola Francesca Bianco.
“In prospettiva, una restrizione delle condizioni finanziarie potrebbe essere innescata da un’ulteriore salita dei rendimenti governativi e/o da un rafforzamento del biglietto verde. A sua volta tale restrizione potrebbe dare il via ad una fase di correzione delle attività di rischio” fa sapere Paola Francesca Bianco, Market Strategist, Servizio Studi e Strategie di Euromobiliare Asset Management SGR.
Intanto sui mercati obbligazionari americani si è delineato il cosiddetto ‘appiattimento delle curve dei tassi’ cioè la convergenza dei tassi a breve e a medio lungo termine. Infatti, dallo scorso settembre, il rendimento dei tassi dei Treasury USA a 2 anni è salito in misura molto più pronunciata di quanto non abbia fatto il rendimento del titolo decennale del Tesoro americano: un fenomeno che appare del tutto simile a quanto si è verificato nei cicli precedenti in fasi di normalizzazione dei tassi ufficiali da parte della Federal Reserve.
“Se la storia dovesse ripetersi, il 2018 sarebbe destinato a consegnarci un ulteriore appiattimento, che potrebbe essere nell’ordine dei 50 punti base, risultando così in una curva completamente piatta” puntualizza Paola Francesca Bianco, secondo la quale il rendimento del decennale USA al 2,70% non rappresenta a tutti i costi un’opportunità di acquisto, nonostante un carry (flusso cedolare) di tutto rispetto nell’ambito dei governativi dei paesi sviluppati. Basta pensare, infatti, che il bund tedesco a 10 anni offre circa mezzo punto percentuale di rendimento e l’omologo del Giappone circa lo zero. I dubbi della strategist sono legati alle incertezze che circondano il ciclo di restrizione monetaria negli USA. In base alla indicazioni del mercato obbligazionario, tale ciclo dovrebbe esaurirsi al di sotto del 2,50% mentre la Fed prevede ancora un tasso al 2,75%.
“A nostro avviso poi i margini di incertezza aumentano tenendo conto di un contesto ciclico caratterizzato da piena occupazione, espansione fiscale e prezzi delle materie prime in salita. Infatti l’uscita dal trading range degli ultimi 12 mesi potrebbe, a giudicare dai precedenti, dare luogo ad un deciso movimento al rialzo verso un nuovo equilibrio in area 3,0% -3,5%” aggiunge Paola Francesca Bianco, ricordando però come si sia delineato, nell’ultimo anno, un andamento parallelo tra il rialzo dei mercati azionari e l’aumento dei tassi ufficiali statunitensi.
Sulla base di questo trend, e mettendolo in relazione ai precedenti storici (quelli, per essere precisi, del 2000 e del 2008), il comparto azionario potrebbe avere ancora spazio di crescita fino al picco del ciclo di rialzi della Fed, sebbene non si possano affatto escludere fasi laterali o di correzione. “Prendendo come ipotesi centrale la traiettoria di rialzi indicata dalla banca centrale americana, che prevede 3 rialzi del Fed Funds nel 2018 e 2 nel 2019, l’azionario è ancora da favorire in termini assoluti relativi” conclude Paola Francesca Bianco.