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Il dollaro ha sempre più gli occhi a mandorla

In Asia la fame di dollari non è mai stata tanta e così si moltiplicano le emissioni di debito denominate in valuta USA, dalla Cina all’India. E le commissioni crollano a quasi zero.

4 Gennaio 2018 08:00
financialounge -  Asia debito emergente dollaro mercati emergenti mercati obbligazionari Morning News

I grandi paesi asiatici in cerca di risorse finanziarie per la modernizzazione e la crescita si indebitano sempre più in dollari, sia nel settore pubblico che privato. Le emissioni di debito asiatiche denominate in biglietti verdi, Giappone escluso, sono passate da poco più di 100 miliardi l’anno nel 2012-13 a circa 200 nel 2014-16 per schizzare a quasi 350 miliardi nel 2017, secondo i dati Dealogic.

Il 2018 è partito alla grande e le previsioni sono che verrà bucato il muro dei 400 miliardi. In un mercato che cresce a questi ritmi tutti vogliono ovviamente esserci. Il numero di banche d’affari attive sul mercato dei bond asiatici in dollari si è moltiplicato negli ultimi anni, da una cinquantina nel 2012 a circa 170 nel 2017, così come il numero di banche impegnate in ciascun deal come bookrunner, che secondo le stime del WSJ sono passate in media da da 3 a 4/5. A farne le spese sono state però le fee, le commissioni pagate dagli emittenti per l’arrangement e il collocamento.

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Sempre il WSJ cita il caso di Barclays e Standard Chartered, di recente presenti nel gruppo di sette banche che ha collocato un totale di 1,3 miliardi di dollari di debito da parte di tre compagnie di stato indiane, fornendo i propri servizi praticamente gratis. E sì, il mercato è in fase di boom e pur di esserci si rinuncia a guadagnare. Le tre società indiane hanno pagato una fee di 1 dollaro a ciascuno dei bookrunner.

Situazioni simili si riscontrano anche in Cina, soprattutto per imprese di stato che possono contare su una larga base di sottoscrittori. Le banche d’affari lavorano gratis perché sperano di generare ricavi da business collegati, come i currency swap o le commissioni sul trading. Per fare un esempio, in USA le commissioni di sottoscrizione in media sono di 0,7 punti percentuali sui bond investment grade e di 1,2 punti sui bond high-yield o “junk", secondo i dati di Thomson Reuters.

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In Asia i prezzi crollano. Ancora il WSJ cita il caso delle banche cinesi, come la Bank of China e l’Industrial & Commercial Bank of China, che riescono a spuntare fee di solo 0,1 punti. Insomma, sempre meno trippa da dividere tra gatti sempre più numerosi.
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