Andrea Iannelli

Banche centrali, un 2018 nel segno della prudenza

Mercati obbligazionari, l’analisi di Charles McKenzie (Fidelity) sulle principali scelte di politica monetaria sulle due sponde dell’Atlantico

29 Dicembre 2017 12:15

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Nonostante i timori di una correzione da parte di alcuni osservatori, è ancora prematuro parlare della fine della fase rialzista dei mercati obbligazionari.

A dirlo è Charles McKenzie, CIO Obbligazionario di Fidelity International, che ha tracciato l’outlook obbligazionario per l’anno 2018. Ovviamente gli occhi sono puntati sulle scelte delle banche centrali, che al momento si stanno muovendo in maniera asincrona per rispondere a esigenze dettate da diverse fasi del ciclo economico.

Tuttavia, sottolinea McKenzie, sia la Federal Reserve che la Banca centrale europea (BCE) saranno accomunate da un approccio molto prudente. Un comportamento visto già nel 2017, che ha però incoraggiato l’aumento degli squilibri finanziari come dimostra il debito, arrivato al 260% del PIL globale.

Nel dettaglio, secondo McKenzie è improbabile che il nuovo presidente della FED,  Jerome Powell, intenda modificare l’approccio in corso: “Quindi negli USA, dove il ciclo dei tassi d’interesse sta per entrare nel suo terzo anno, ci aspettiamo due rialzi dei tassi nel 2018. I dati economici favorevoli, le vette raggiunte dai mercati finanziari e l’andamento laterale del dollaro (oscillazione tra due estremi senza una direzione precisa, ndr) dovrebbero convincere la Fed a proseguire per il momento una restrizione monetaria graduale”.

Prudenza che, secondo il CIO Obbligazionario di Fidelity caratterizzerà anche la BCE, impegnata a non intralciare una ripresa economica abbastanza solida, ma non ancora “certificata” dall’inflazione: “Pur considerando lo scarso entusiasmo per l’attuale programma di acquisti – spiega McKenzie - e le sue ramificazioni internazionali, la BCE stenterebbe a giustificare un’accelerazione del ritmo di normalizzazione della politica monetaria data la debolezza dell’inflazione nell’area euro”.

E sempre rimanendo in tema di prudenza, anche la Bank of Japan, in virtù del miglioramento della crescita economica, potrebbe decidere di ritoccare il target dei rendimenti dei titoli decennali sul finire del 2018.

Nonostante gli squilibri che ne caratterizzano l’economia, le riserve di liquidità rappresentano uno strumento per gestire le eventuali difficoltà in Cina, paese che resta il driver principale dell’area asiatica e del mercato delle materie prime in generale.

“La crescita sostenuta e un ulteriore aumento dei tassi statunitensi dovrebbero esercitare pressioni cicliche al rialzo sui rendimenti globali – commenta Charles McKenzie tornando sull’outlook globale - su questi mercati permangono tuttavia i fattori di supporto strutturali che hanno mantenuto i rendimenti contenuti per un periodo prolungato: debito, dinamiche demografiche, ristagno della produttività e scontento politico. Nel complesso ci aspettiamo un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato nel 2018, ma solo di poco superiore a quanto già scontato nei mercati”.

Anche nel 2018, quindi, l’obbligazionario rimarrà centrale nelle strategie degli investitori. Per coloro che sono alla ricerca di una soluzione obbligazionaria core, utile ad affrontare le sfide attuali dei mercati globali ed evitare di incappare in sorprese negative, Fidelity International mette a disposizione l’FF Flexible Bond Fund.

“Un comparto - sottolinea Andrea Iannelli, Investment Director obbligazionario di Fidelity – che mira ad offrire un equilibrio fra le tre istanze di reddito, bassa volatilità e decorrelazione rispetto alle azioni e costituisce una soluzione che può essere messa al centro della componente obbligazionaria dei portafogli”.

Inoltre, per gli investitori orientati alla difesa del capitale che non vogliono rinunciare a un flusso di reddito interessante, Fidelity propone l'FF Global Short Duration Income, un portafoglio obbligazionario che investe in obbligazioni societarie selezionate una ad una a livello globale.

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