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Angela Merkel

L’Europa senza timoniere si affida ai venti in poppa

Gli USA si preparano a un avvio di 2018 col botto, il Vecchio Continente è del tutto impreparato a una nuova crisi che potrebbe deflagrare in Medio Oriente.

18 Dicembre 2017 09:45
financialounge -  Angela Merkel donald Trump Eurozona medio oriente USA Weekly Bulletin

Prima di augurare buon panettone e dirci arrivederci al 2 gennaio ci facciamo un giro, ovviamente scorretto, per un mondo che, come abbiamo scritto nell’ultimo numero di EasyWatch, nel 2018 è già entrato. C’è entrato abbastanza alla grande Donald Trump con la sua "America great again". Per sintetizzare come gli USA sono entrati nel nuovo anno nel segno del nuovo presidente prendiamo a prestito Maria Bartiromo, la seducente veterana della tv finanziaria sul WSJ di qualche giorno fa: "Erano anni che sentivo la Corporate America lamentarsi del peso eccessivo di regole e tasse, ora c’è un presidente che sta riducendo questo peso e mettendo al primo posto la crescita".

Da quando è arrivato alla Casa Bianca, Wall Street ha aumentato di 6.000 miliardi di dollari il suo valore, con l’economia che ha ritrovato il passo nei dintorni del 3% di crescita. Un passo che in otto anni di presidenza Obama, primo presidente nella storia recente, non aveva mai neppure avvistato, nonostante la montagna di liquidità pompata dalla Fed. È abbastanza prevedibile, come infatti fanno le principali banche di Wall Street, che si vada avanti così per tutto il primo semestre: sulla spinta della riforma fiscale i dati dell’economia batteranno le attese e quelli delle trimestrali pure. Poi si vedrà. Un segnale da tenere d’occhio è la velocità con cui crescono i prezzi degli asset, a cominciare dalle azioni. Se strappano bruscamente al rialzo potrebbero segnalare che il falò della bolla ha cominciato a prendere fuoco. Magari innescato dal precipitare di qualche situazione geopolitica già molto calda, tipo Corea del Nord o, molto più verosimilmente, Medio Oriente.

Qui la situazione si è stabilizzata, ma non è chiaro se soltanto per fare un altro passo verso una colossale resa dei conti. L’Iraq alleato degli USA ha dichiarato vinta la guerra all’ISIS. E Putin ha dichiarato vinta la sua guerra in Siria, i ribelli sono stati sconfitti, anche qui a cominciare dall’ISIS, e Assad resta dov'è. A Gaza e sulla West Bank l’impatto della decisione di Trump di dichiarare Gerusalemme capitale di Israele è stato per ora assolutamente limitato. Ma ha dato fiato agli ayatollah iraniani e soprattutto fornito al turco Erdogan l’opportunità di candidarsi apertamente alla leadership del mondo islamico, convocando a Istanbul i 57 paesi della Organization of Islamic Cooperation per dichiarare solennemente Gerusalemme Est “capitale della Palestina occupata”. L’OIC è un'accozzaglia dove c’è di tutto ma non è d’accordo su quasi niente, somiglia alle tribù arabe portate nel 1917 da Lawrence d’Arabia alla conquista di Aqaba, il porto sul golfo arabico che allora era lo sbocco sul Mar Rosso dell’impero ottomano. Ma Erdogan ci prova comunque e si inserisce come terzo incomodo nella competizione finora a due, tra iraniani e alleati da un lato e sauditi e alleati dall’altro. I primi possono contare in parte su Assad e sulla Russia, ancora più in parte sui cinesi, e poi sui ribelli yemeniti, su Hezbollah in Libano e su Hamas a Gaza. I secondi hanno dalla loro la sterminata nazione araba, che va dal Golfo fino al Marocco passando per l’Egitto e forse anche, per vie molto tortuose e anche perverse, per Israele.

Ci sono gli ingredienti per una sistemazione non troppo traumatica, che magari passi per riassetti della governance interna dei tre protagonisti per arrivare a definire zone di influenza non belligeranti, ma anche gli ingredienti per una deflagrazione spettacolare. Se fosse buona la seconda, l’Europa è messa davvero male. Non ha ancora assorbito l’ondata migratoria scatenata dalla sciagurata primavera araba incoraggiata da Obama. E un nuovo conflitto tutti contro tutti in Medio Oriente la esporrebbe a una nuova ondata molto più violenta. Le migrazioni disordinate sono uno dei fattori, se non il principale, dell’instabilità politica europea, a cominciare dalla Brexit. Leonid Bershidsky ha scritto di recente su Bloomberg che l’Europa per far fronte a una nuova ondata avrebbe bisogno di tre cose: un sistema che funzioni che inibisca le partenze, un sistema che funzioni per selezionare gli arrivi, un sistema che funzioni per integrarli. Non ne ha neanche una, e proprio il tema migrazioni sta bloccando la politica tedesca, con la Merkel che non trova la quadra a ormai quattro mesi dalle elezioni. Intanto proprio il tema migrazioni sta progressivamente allontanando i paesi dell’Est dall’Unione, a cominciare da Polonia e Ungheria.

Se il mondo è già entrato nel 2018, l’Italia è ferma a dicembre del 2016, con Renzi che non sa darsi pace della sconfitta al referendum e più ne inventa per rialzare la testa più male si fa. Fino all’idea sciagurata di fare della Banca d’Italia il capro espiatorio della campagna elettorale, una bomba che gli è esplosa nelle mani e ha portato il suo partito nei sondaggi attorno al 20 per cento, la metà dei voti che aveva ottenuto nelle trionfali europee di maggio 2014. Allora la Merkel lo accolse al successivo vertice internazionale chiamandolo ‘Mister 41 per cento’. Oggi la stessa Merkel stringe la mano a Berlusconi e gli fa gli auguri per le prossime elezioni!

Bottom line. Il 2018 è anche l’anno della fine della supplenza delle Banche Centrali. Quella americana sta già rientrando nei ranghi della politica monetaria lasciando a Trump il compito di far girare l’economia. In Europa la BCE sta piano piano preparando il terreno. Alla fine del mandato di Draghi mancano ancora quasi due anni, ma saranno due anni durante i quali dovrà con gradualità e discrezione farsi piano piano indietro. Il problema è che l’economia in Europa non ha nessuno al timone. Finché gli alisei globali soffiano nelle vele, va tutto bene. Uno scorrettissimo ‘Buona fine e buon inizio a tutti’.

(dalla rubrica “Caffè scorretto” della newsletter settimanale di FinanciaLounge)
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