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Smart beta, un ruolo sempre più centrale nell’asset management in Europa

Aumentano i clienti in Europa e la loro soddisfazione. Ecco i risultati dell'indagine condotta da Invesco PowerShares sulle strategie smart beta.

14 Novembre 2017 09:48
financialounge -  Europa Invesco PowerShares Mike Paul smart beta

Le strategie smart beta (strategie semi attive o semi passive, basate su criteri di ponderazione per la costruzione del portafoglio diversi dalla capitalizzazione di mercato) non sono certo la soluzione universale a tutti i problemi ma possono contribuire ad affrontare le principali sfide del mercato.

Ne è convinto Mike Paul, Responsabile Invesco PowerShares EMEA alla luce dei risultati del report, “Smart beta strategies: more bricks for portfolio building?”, basato su una sua recente ricerca su queste strategie.

Un’indagine che ha coinvolto 400 professionisti del settore, che operano in 6 mercati europei (Gran Bretagna, Germania, Italia, Svizzera, Paesi Bassi e Francia): dai gestori di portafoglio ai CIO (Chief Investment Officers), dai fund selectors (coloro che selezionano i fondi) gli analisti di fondi.

La ricerca rivela in modo chiaro la tendenza di un aumento nell’utilizzo degli smart beta (circa 4 operatori su cinque dichiarano di farne uso) e di come gli stessi stiano diventando con il tempo sempre più sofisticati.

Le principali sfide identificate attualmente dagli investitori professionali sono i bassi rendimenti, la necessità di individuare il valore di mercato e la correlazione tra le classi di attivo.

A queste si aggiunge il fatto che è in aumento anche la domanda di orizzonti temporali d’investimento più brevi con analisi mensili sulle performance dei portafogli.

Proprio per rispondere a questa precisa tendenza di mercato, gli investitori professionali stanno optando in modo crescente per le strategie smart beta, come approccio per raggiungere, in questo contesto, gli obiettivi d’investimento dei clienti.

Un altro aspetto di assoluto rilievo osservato è che, con l’aumentare della competenza, si rileva anche una transizione significativa dalle allocazioni tradizionali basate sulla scelta delle classi di attivo a una allocazione maggiormente basata sui rischi.

In parallelo, sempre con l’aumentare della competenza, cresce anche la rilevanza della convinzione nel processo decisionale, mentre il desiderio di diversificare diventa sempre meno significativo. Cambiano anche le strategie ricercate.

In particolare, osservando gli operatori qualificati, si nota un boom delle strategie multifattoriali, di momentum e qualità, che nel 2017 vedono quasi un raddoppio rispetto alle strategie adottate nel 2016.

Sempre in tema di tendenza, sebbene la maggior parte degli investitori smart beta tenda finora a privilegiare il mercato azionario, è in netto aumento l’interesse per lo smart beta appartenente al mercato obbligazionario: oltre la metà degli investitori istituzionali prenderebbe in considerazione un’allocazione a strategie smart beta a reddito fisso.

Emerge poi una notevole soddisfazione degli utenti: il 97% di coloro che utilizzano smart beta afferma che tali strategie stanno rispettando o persino superando le aspettative, e tre su quattro intendono aumentare le proprie allocazioni.

La survey ha indagato pure le ragioni di coloro che non fanno ancora uso di strategie smart beta nei quali prevale una maggiore convinzione nell’utilizzo dei prodotti a gestione attiva.

Ma cosa fare per favorire la crescita futura degli smart beta?

“Chi utilizza lo smart beta è molto soddisfatto della propria esperienza d’investimento e intende continuare ad aumentare le proprie allocazioni in futuro. Per non deludere le aspettative, che restano elevate, è però indispensabile dedicare attenzione alla formazione continua, all’innovazione dei prodotti e, in particolare nel mercato obbligazionario, costruire collaborazioni con i provider dei fondi”, fa sapere conclude Mike Paul.
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