Valute, le scelte giuste con il biglietto verde debole

Dall’elezione di Trump a oggi il dollaro USA ha guadagnato oltre sei punti percentuali rispetto all’euro. Un andamento che ha preso in contropiede la maggior parte degli analisti ed asset manager pronti a scommettere su una rivalutazione del biglietto verde. Rivalutazione che, in effetti, sembrava delinearsi. Infatti, dall’8 novembre al 28 dicembre 2016, il dollaro americano era riuscito a guadagnare il 6,2%.

Da allora però, la forza del dollaro si è sgonfiata dapprima azzerando il guadagno rispetto alla moneta unica (16 maggio 2017) e poi calando ulteriormente fino ad attestarsi al fixing di questi giorni intorno a quota 1,17. Il team di strategia globale azionaria di Credit Suisse sostiene che il dollaro stia entrando, probabilmente, in un mercato orso a lungo termine. I mercati del dollaro sono tipicamente durati 6-7 anni al rialzo e 9-10 anni al ribasso.

“Concordiamo con la visione dei nostri strateghi del settore valutario secondo i quali il fixing eur/usd sia destinato ad attestarsi a 1,22 nei prossimi 12 mesi. Tra i fattori che supportano l'euro figura la valutazione (risulta del 12% a sconto rispetto alla parità del potere d’acquisto PPP), l'eccedenza del conto corrente del 3,4% del PIL e le differenze dell’andamento prospettico del PMI” spiegano gli esperti di Credit Suisse che, tuttavia, a breve termine, pensano probabile un consolidamento dell'euro in quanto sembra essere iper-acquistato: gli speculatori sono in maggioranza rialzisti sulla moneta unica mentre le aspettative dei tassi degli Stati Uniti sembrano troppo caute.

Per quanto riguarda le altre valute, secondo i professionisti di Credit Suisse quelle dei paesi emergenti (renminbi cinese escluso) sembrano a buon mercato (quasi il 30% inferiori al loro valore stimato), con il ringgit malesiano e il rublo russo che appaiono particolarmente attraenti.