Contatti

dollaro

Trump, il bullismo commerciale ha ucciso i sostenitori del dollaro forte

L'amministrazione Trump e la maggioranza repubblicana sono lontani dalla maggior parte dei loro obiettivi politici ma sono riusciti a rendere il dollaro più competitivo.

26 Luglio 2017 11:26
financialounge -  dollaro donald Trump Joachim Fels mercati valutari PIMCO

Mettendo fine al decennale mantra ufficiale che un dollaro forte è nell’interesse del paese e minacciando le altre nazioni, implicitamente e talvolta esplicitamente, con politiche protezionistiche, l'amministrazione Trump e la maggioranza repubblicana del Congresso sono riusciti a indebolire il biglietto verde.

“In pratica, il bullismo commerciale ha ucciso i “dollar bull”, cioè quegli investitori che sono ottimisti relativamente alle prospettive del dollaro statunitense rispetto alle altre valute” puntualizza Joachim Fels, PIMCO Global Economic Advisor, ricordando che si tratta dell’ennesimo atto della ‘guerra fredda delle valute’ che si combatte sui mercati dal 2016 e che vede, finora, Trump come vincitore: non solo il rally del dollaro è stato completamente ribaltato dopo la vittoria dell’attuale presidente americano, ma l'indice dei cambi valutari USA è sceso al suo livello più basso da un anno a questa parte.

Ma dove andrà il biglietto verde nei prossimi mesi? “La mia impressione è che la risposta razionale da parte dell'Europa, del Giappone, della Cina e di altri paesi esportatori è stata finora quella di non intensificare la guerra fredda valutaria, consentendo un graduale apprezzamento delle loro valute contro il dollaro USA per evitare che le politiche protezionistiche statunitensi potessero materializzarsi.

"Ma ora la situazione sembra più equilibrata” sostiene Joachim Fels secondo il quale sono due le possibilità che potrebbero prefigurare un dollaro più forte. In primis, una Fed più aggressiva rispetto alle attuali attese dei mercati, potrebbe riuscire a far ripartire la valuta di Washington. Una opzione comunque piuttosto improbabile in quanto l’inflazione resta ancorata al ribasso mentre il desiderio della Fed di riavviare la normalizzazione dei tassi sembra rimandato fino a dicembre, se non addirittura nel 2018.

“Il secondo possibile catalizzatore del ritorno al dollaro forte è la politica fiscale statunitense: se il Congresso e l'amministrazione Trump riescono a superare l'attuale impasse delle politiche nelle prossime settimane o mesi e virare verso un piano credibile capace di recepire la riforma fiscale o una quota significativa relativa ai tagli fiscali, il biglietto verde potrebbe apprezzarsi. Ma noi di PIMCO siamo stati e rimaniamo piuttosto scettici a riguardo” conclude Joachim Fels.
Share:
Trending