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Mercati azionari, nei prossimi 6 mesi nessuna influenza dal prezzo del petrolio
La continua caduta dei prezzi del greggio non dovrebbe influenzare più di tanto i mercati azionari, almeno finché proseguiranno gli acquisti su hi tech e finanziari.
29 Giugno 2017 09:47
Vuoi sapere dove si troverà il mercato azionario nei prossimi 6 mesi? Non fare riferimento all'OPEC. L’andamento ribassista del settore energetico è stato compensato dai settori tecnologici e finanziari: la domanda da farsi è se questa condizione possa durare nei prossimi sei mesi. Secondo molti osservatori l’andamento cedente dei prezzi del greggio potrebbe rappresentare ‘il pugnale che uccide il toro di Borsa’.
In realtà, emergono significative differenze tra il 2008 e lo scenario attuale. Nel corso del 2008, l’anno in cui è deflagrato il crac di Lehman Brothers, l’andamento delle quotazioni del greggio ha evidenziato una correlazione positiva con i principali indici azionari USA (S&P500 e Nasdaq Composite), cioè tendevano a muoversi nella stessa direzione contemporaneamente.
Ma dal raggiungimento del picco dei prezzi del petrolio nel 2014, il rapporto tra le due grandezze (petrolio e indici di Borsa) è fortemente diminuito. Inoltre il settore energetico rappresenta il 6% dell’intero listino dell’S&P 500, ovvero il settimo settore per ordine di grandezza : un settore molto meno significativo rispetto alla tecnologia, all’healthcare e al finanziario che, insieme, rappresentano poco più della metà della capitalizzazione di Borsa del mercato azionario americano.
Naturalmente, non va dimenticato che il petrolio è anche un elemento economico, nel senso che viene spesso usato come strumento per stimare la salute globale: se aumenta il consumo di greggio significa che la crescita globale è in accelerazione e viceversa. Ma è anche vero che il greggio non sembra più essere in grado di svolgere questa funzione di monitoraggio: secondo diversi osservatori il petrolio viene sempre più sostituito da altre fonti energetiche alternative.
Alla luce di queste considerazioni, sembrerebbe che l’andamento del prezzo del petrolio difficilmente potrà condizionare l’andamento di Wall Street e degli altri listini azionari internazionali. Questo non vuol dire che non ci possano essere nubi all’orizzonte derivanti da questa situazione persistentemente negativa sulle quotazioni del greggio (basti pensare che da inizio anno la caduta dei prezzi del petrolio è superiore al 25%).
Preoccupa, in particolare, il settore dell’high yield energetico americano le cui aziende collocano obbligazioni per disporre di risorse finanziarie da destinare agli investimenti in impianti e trivellazioni: molti di questi emittenti potrebbero ritrovarsi ad essere insolventi se le quotazioni dovessero scendere ulteriormente.
In realtà, emergono significative differenze tra il 2008 e lo scenario attuale. Nel corso del 2008, l’anno in cui è deflagrato il crac di Lehman Brothers, l’andamento delle quotazioni del greggio ha evidenziato una correlazione positiva con i principali indici azionari USA (S&P500 e Nasdaq Composite), cioè tendevano a muoversi nella stessa direzione contemporaneamente.
Ma dal raggiungimento del picco dei prezzi del petrolio nel 2014, il rapporto tra le due grandezze (petrolio e indici di Borsa) è fortemente diminuito. Inoltre il settore energetico rappresenta il 6% dell’intero listino dell’S&P 500, ovvero il settimo settore per ordine di grandezza : un settore molto meno significativo rispetto alla tecnologia, all’healthcare e al finanziario che, insieme, rappresentano poco più della metà della capitalizzazione di Borsa del mercato azionario americano.
Naturalmente, non va dimenticato che il petrolio è anche un elemento economico, nel senso che viene spesso usato come strumento per stimare la salute globale: se aumenta il consumo di greggio significa che la crescita globale è in accelerazione e viceversa. Ma è anche vero che il greggio non sembra più essere in grado di svolgere questa funzione di monitoraggio: secondo diversi osservatori il petrolio viene sempre più sostituito da altre fonti energetiche alternative.
Alla luce di queste considerazioni, sembrerebbe che l’andamento del prezzo del petrolio difficilmente potrà condizionare l’andamento di Wall Street e degli altri listini azionari internazionali. Questo non vuol dire che non ci possano essere nubi all’orizzonte derivanti da questa situazione persistentemente negativa sulle quotazioni del greggio (basti pensare che da inizio anno la caduta dei prezzi del petrolio è superiore al 25%).
Preoccupa, in particolare, il settore dell’high yield energetico americano le cui aziende collocano obbligazioni per disporre di risorse finanziarie da destinare agli investimenti in impianti e trivellazioni: molti di questi emittenti potrebbero ritrovarsi ad essere insolventi se le quotazioni dovessero scendere ulteriormente.