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Asia

Cina e India, due colossi per l’investimento di lungo termine in Asia

La forza economica e politica di Cina e India tenderà a crescere ulteriormente nei prossimi anni: ecco le differenti opzioni a disposizione dell’investitore.

31 Maggio 2017 09:21
financialounge -  Asia Carlo Benetti cina FMI GAM india Madhav Bhatkuly PIL

In termini di popolazione, Cina e India sono piuttosto simili: un miliardo e quattrocento milioni di persone popolano la Cina, e un miliardo e duecento milioni l’India, dove però l’età media è molto più bassa. Tuttavia, in termini di ricchezza, le distanze restano enormi. Basti pensare che il valore del PIL cinese si avvicina a 11.400 miliardi di dollari, mentre quello indiano non va oltre i 2.200 miliardi. Significa che una crescita del PIL del 7,5% vale per l’India 165 miliardi di dollari di nuova ricchezza, il 6% di progresso della Cina vale 680 miliardi.

“L’India sta saltando il passaggio intermedio dell’industrializzazione pesante, da economia agricola sta diventando economia di servizi, che valgono circa il 60% del PIL, grazie alla diffusione della lingua inglese e alla giovane età della popolazione” fa però sapere Madhav Bhatkuly, il gestore di GAM esperto di India, a sottolineare la rincorsa dell’India grazie anche al premier Modi che, forte del consenso popolare, è intenzionato a proseguire con le riforme, accelerare gli investimenti in infrastrutture, favorire l’arrivo di capitali stranieri.

“La Cina, dal canto suo, sta investendo nel piano ‘One Road One Belt’, capitale politico e capitali finanziari: il valore economico del ‘progetto del secolo’ sarà dodici volte più grande del Piano Marshall, un formidabile strumento per rafforzare la leadership cinese nel tempo e nello spazio” puntualizza Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR nell’Alpha e il Beta del 29 maggio.

In pratica, se l’India è molto lontana dal poter contendere alla Cina qualsiasi ruolo di leadership economica, è però vero che continua a crescere e attirare capitali stranieri: assieme alla Cina resta un potente motore per lo sviluppo regionale. Il Fondo Monetario stima che quest’anno, grazie al buon tono delle economie avanzate, Stati Uniti in testa, l’area asiatica crescerà del 5,5%, nel 2018 del 5,4% tornando leader della crescita mondiale.

“Il rischio per la regione asiatica è quello, non nuovo, dell’inasprimento delle condizioni finanziarie globali, possibile se gli stimoli fiscali negli Stati Uniti provocassero un’inflazione più veloce del previsto e la Federal Reserve fosse costretta ad accelerare i tempi della normalizzazione, con la conseguenza di dollaro più forte e tassi più alti” precisa Carlo Benetti ricordando come alcune sfide alla crescita delle economie asiatiche non sono diverse da quelle dei paesi avanzati, a cominciare dall’invecchiamento della popolazione e dal rallentamento della produttività.

Le raccomandazioni del Fondo Monetario non sono nuove: politiche di sostegno alla domanda, riforme strutturali, politiche monetarie accomodanti in assenza di seri segnali sulla crescita dei prezzi al consumo.

“Il momentum per India, Cina e gli altri paesi della regione resta favorevole, proseguono gli investimenti domestici e il ‘catching up’ tecnologico, i capitali stranieri continuano ad arrivare in investimenti diretti” conclude Carlo Benetti precisando che l’investitore può scegliere come cavalcare questo trend. Può optare tra strumenti specializzati focalizzati sui singoli paesi, per approfittare al meglio di questa fase positiva, oppure sposare la regola aurea della diversificazione, scegliendo strumenti che investano contemporaneamente in India, Cina e le altre economie dell’Asia.
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