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ETP

News & Views – 29 maggio 2017

Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.

29 Maggio 2017 09:39
financialounge -  ETP Federal Reserve News & Views tassi di interesse

Per gli ETP globali è tempo di esami
L’industria globale da 4 mila miliardi di dollari degli ETF, o ETP, vale a dire Exchange Traded Products come sono sempre più frequentemente chiamati, continua a essere al centro del dibattito e dell’attenzione dei regolatori globali. Il FT riporta che l’International Organization of Securities Commissions, una specie di super Consob globale con sede a Madrid, ha deciso di mettere sotto la lente questi prodotti sempre più familiari a tutti i tipi di investitori, dal trader fai-da-te ai sofisticatissimi Quant Fund. La mossa fa seguito ad iniziative analoghe in Francia e USA, dove la SEC ha avviato da tempo una riflessione non ancora arrivata alle conclusioni. Quello che preoccupa i vigilanti è assicurarsi che i mercati riescano a mantenere la capacità di restare stabili anche a fronte di movimenti imprevisti degli ETP, i cui prezzi sempre più spesso sembrano vivere una vita indipendente rispetto agli asset sottostanti. L’attenzione si concentra sulla crescita degli ETP, arrivati appunto a un controvalore stimato di 4.000 miliardi di dollari, e sull’effetto leva, dal momento che sono sempre più numerosi quelli che replicano gli indici o le azioni al rialzo o al ribasso con un multiplo di due, tre e anche quattro volte. Sicuramente gli ETP hanno aumentato la stabilità dei mercati dopo la crisi del 2008, si tratta di capire se sia una stabilità drogata o ancorata ai valori degli asset e soprattutto al potenziale delle economie reali sottostanti.

In attesa di un’improbabile sorpresa
Tra due settimane esatte la Fed di Janet Yellen deciderà se alzare o meno per la seconda volta nel 2017 i tassi di interesse. Il mercato aspetta abbastanza distratto con i tassi a lunga, quelli sul T-bond a 10 anni, ancorati ai minimi dell’anno. Il consenso su un ulteriore quartino è molto ampio, a seconda delle stime siamo tra il 70 e l’80%. Quindi la sorpresa potrebbe essere un nulla di fatto, che produrrebbe forse qualche turbamento a Wall Street. Un rinvio potrebbe segnalare due cose: o che la Fed non è convinta della solidità della ripresa economica, nonostante la robusta revisione al rialzo del PIL americano del primo trimestre, oppure che teme che le turbolenze di Washington possano compromettere l’agenda economica del presidente. Un rinvio potrebbe preoccupare anche perché segnalerebbe che forse la Fed sta sottovalutando la dinamica dell’inflazione, con il rischio di dover poi rincorrere con rialzi più aggressivi. Questa interpretazione avrebbe un effetto paradossale, quello di far irripidire la curva dei tassi americani. Prima della Fed ci sarà la BCE, che l’8 giugno, lo stesso giorno delle elezioni britanniche, si riunirà a Tallin, in Estonia. Nessuno si aspetta che faccia qualcosa, per cui l’attenzione sarà tutta per le parola di Mario Draghi. Qualunque indicazione anche impercettibile sull’orizzonte temporale del QE verrà sicuramente registrato dai mercati.

Quel bel gioco sta durando un po’ tanto
Quando giocando a un gioco si vince sempre c’è qualcosa che non funziona. Il gioco si chiama comprare sugli storni, e va di moda da quasi due anni, esattamente dall’ultima decade di agosto del 2015, quando Wall Street insieme alle altre borse globali prese una sbandata originata da timori sulla tenuta dell’economia cinese. Chi entrò su quei minimi si godette un bel rally fino a fine anno. Lo stesso copione andò in scena a inizio 2016, con il mercato deragliato dalla guidance sbagliata della Fed, che a dicembre aveva promesso quattro rialzi dei tassi l’anno dopo, e si andò avanti così per tutto l’anno, prima la Brexit, poi l’elezione di Trump, poi (in tono minore decisamente) il NO al referendum italiano, poi ancora, ed è storia recente, il Russiagate immaginario (almeno per ora) di Trump, digerito nel giro di poche ore. Da quando il gioco è cominciato, i tempi si sono accorciati, dalle settimane fino ai giorni e infine alle ore per entrare sempre più veloci sui minimi e uscirne con un profit (sempre più limitato). Forse è arrivato il momento di rafforzare le protezioni con appropriati strumenti di hedging, continuare a guardare al lungo termine e ai fondamentali, e magari aspettare qualche giorno prima di buttarsi a comprare i minimi cercando di arrivare primi al prossimo storno.
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