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Azad Zangana

Brexit, il punto critico è la tenuta dei consumi delle famiglie inglesi

L’economia UK è rimasta solida grazie ai consumi delle famiglie sopra le attese nonostante la sterlina debole: ora però l’inflazione potrebbe rompere gli equilibri.

30 Marzo 2017 09:38
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La spesa britannica per consumi più solida delle attese ha contribuito a sostenere l’economia, mentre la resilienza del mercato azionario inglese trova spiegazione con i flussi di acquisto internazionali sui titoli quotati a Londra che producono utili sull’estero, soprattutto negli USA.

Ma ora l’articolo 50 è stato attivato, il deprezzamento della sterlina si è concretizzato con gli effetti inflazionistici sui prezzi più elevati delle importazioni, cosa succederà ai consumi delle famiglie inglesi?

Se lo chiede Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist di Schroders, alla luce della constatazione che i redditi reali disponibili (cioè al netto dei prezzi al consumo) sono cresciuti di quasi il 5% all’inizio dell’anno scorso, poi sono ricrollati a zero alla fine del 2016 (proprio a causa dell’aumento dei prezzi al consumo), e adesso rischiano di subire un ulteriore impatto negativo a seguito di un’inflazione che, dall’attuale 2,3%, potrebbe salire fino al 3,5% entro la metà di quest’anno: uno scenario che implicherebbe un calo del reddito disponibile nei prossimi trimestri, che spingerebbe le famiglie a ridurre o le spese o i risparmi.

“Ma c’è di più. I risparmi già da un po’ di tempo sono in calo, con un tasso di risparmio giunto al livello toccato durante la crisi finanziaria. Il margine con cui le famiglie possono tagliarli ulteriormente a favore dei consumi è molto limitato. Ci aspettiamo un rallentamento dei consumi e di conseguenza dei PIL nel corso di quest’anno” spiega Azad Zangana, secondo il quale sebbene un accordo di transizione tra Regno Unito e UE della durata di quattro o cinque anni sia piuttosto probabile e soddisfacente per tutti, non si possono affatto escludere altri sviluppi visto che sembra affiorare, da parte del Regno Unito, il desiderio di negoziare settore per settore.

Per quanto riguarda invece i rischi per il mercato britannico, interviene Keith Wade, Chief Economist di Schroders: “Si è notato l’inizio di un rallentamento dell’economia domestica, che probabilmente potrebbe spingere a rendere meno appetibili le small cap”.

Per economista, nel caso in cui i negoziati sulla Brexit si rivelassero particolarmente ostici, la sterlina potrebbe indebolirsi e, a cascata, far aumentare l’attrazione delle società che producono utili sull’estero. In tutti i casi, secondo Keith Wade, il problema principale si materializzerebbe nel caso in cui, uno scenario politico internazionale particolarmente turbolento e instabile provocasse una fiducia verso la sterlina e, a cascata, sull’intero Regno Unito.

“Qualora la valuta inglese dovesse subire ripetute correzioni facendo aumentare le attese sui prezzi al consumo e sui salari, la Bank of England sarebbe costretta a effettuare una stretta monetaria: una ipotesi che comporterebbe un contesto molto difficile per i mercati nel Regno Unito, specialmente quello obbligazionario” conclude Keith Wade.
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