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Il NO del referendum non era rivolto all’euro

5 Dicembre 2016 14:49
financialounge -  Amundi Didier Borowski elezioni euro italia Matteo Renzi referendum settore bancario Vincent Mortier

Per i gestori di Amundi il risultato del voto italiano non intacca la fiducia sul mercato europeo sul quale la Casa d'Investimento mantiene l’esposizione. E non vede fusioni bancarie cross border in arrivo.


Fiducia sul mercato europeo, nessun timore di dissolvimento dell’euro, il NO italiano al referendum costituzionale è stato un voto politico, motivato soprattutto al Sud dal sentimento di non avere sufficiente attenzione da parte del governo, ma non un voto contro l’euro e l’Europa, giudizio positivo sulle prospettive economiche in Italia.

Queste in sintesi le indicazioni emerse da Vincent Mortier, Deputy CIO di Amundi, e Didier Borowski, Head of Macro-economy, gestori di Amundi in una conferenza con la stampa sull’impatto dei risultati del voto di domenica in Italia.

Cominciamo dall’euro, la cui stabilità sui mercati nelle ore successive alla sconfitta referendaria del premier Matteo Renzi viene vista come il risultato di due forze contrapposte: se fossimo ancora ai tempi delle monete nazionali la lira si sarebbe indebolita e il marco tedesco rafforzato, nell’era della moneta unica il risultato è la stabilità. In ogni caso hanno notato che l’euro non è stato un tema della campagna elettorale, tutta giocata sul tema costituzionale del referendum, con un voto finale che è stato soprattutto un NO a Renzi di una parte del paese.

Per quanto riguarda lo scenario politico interno gli esperti di Amundi prevedono l’arrivo di un governo caretaker, vale a dire per l’ordinaria amministrazione, che porti avanti quanto di positivo realizzato da Renzi, a cominciare dal Jobs Act, i cui effetti sull’economia si stanno facendo sentire con l’occupazione che cresce più rapidamente del PIL.

All’orizzonte probabilmente ci saranno elezioni anticipate, probabilmente nella seconda metà del prossimo anno, a cavallo di quelle francesi e tedesche. Amundi ritiene comunque di mantenere l’esposizione sul mercato europeo, i cui prezzi sono abbastanza stressati, in cui è fiduciosa, anche se con un atteggiamento selettivo volto a cogliere le opportunità che si presenteranno.

Tra queste, hanno detto i gestori rispondendo a una domanda di FinanciaLounge, non ci saranno tuttavia scalate bancarie transfrontaliere, che in teoria potrebbero essere movivate dai prezzi estremamente bassi delle banche italiane, perché OPA ostili tra banche sono fatti estremamente rari. Ma non si prevedono neanche operazioni di M&A crossborder di carattere amichevole. Sul lato del reddito fisso il BTP italiano a questi livelli potrebbe costituire invece un’opportunità di acquisto, viste anche le munizioni a disposizione della BCE e la previsione che in Europa i tassi resteranno estremamente bassi.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Amundi Asset Management

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