High Yield
Idee di investimento – Obbligazioni – 28 novembre 2016
28 Novembre 2016 09:14
mo convinti che i mercati dovrebbero tornare, non appena la volatilità sarà rientrata, nei loro consueti intervalli di negoziazione: in pratica i mercati azionari dovrebbero registrare una correzione, il rendimento del titolo del Tesoro USA a 10 anni attestarsi al di sotto dell’1,85 % e il dollaro Usd sotto quota 1,11 nei confronti dell’euro” puntualizzano nell’articolo “Portafogli, privilegiare la prudenza senza precludersi opportunità tattiche” Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG, e Guido Barthels, Portfolio Manager ETHENEA Independent Investors S.A. rivelando un posizionamento degli Ethna funds di ETHENEA in generale avverso al rischio, senza tuttavia precludersi l’opportunità di cogliere investimenti in chiave tattica qualora si presentassero sul mercato.
Anche Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset di Pictet Asset Management, e Marco Piersimoni, Senior Portfolio Manager di Pictet Asset Management, si mostrano ora più interessati ai Treasury USA. I due esperti, come hanno spiegato nell’articolo “Strategie di portafoglio, meno emergenti ma pronti a comperare Treasury”, dopo la vittoria di Trump hanno infatti ridotto l’esposizione ai mercati emergenti per far fronte all’incertezza legata alle possibili implicazioni dell’attuazione del programma politico di Trump ed hanno adottato un approccio cauto in Europa dove la situazione politica (referendum costituzionale in Italia del prossimo 4 dicembre, elezioni politiche nel 2017 in Francia e in Germania) resta piuttosto complicata. Hanno assunto una strategia tattica sul Treasury decennale da acquistare quando il suo rendimento entra in area 2,5 per cento.
Ancora più decisa sui Treasury USA la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. “Confermiamo la preferenza per i Treasury USA a lunga scadenza” fanno sapere nell’articolo “Obbligazionario USA, perché ora preferiamo i Treasury agli high yield” gli esperti della PSU che poi aggiungono: “È vero che nelle ultime settimane i loro rendimenti sono saliti in modo netto sulla scia di maggiori aspettative di inflazione, tuttavia riteniamo che il calo strutturale della crescita economica di lungo periodo e le dichiarazioni accomodanti della Federal Reserve siano in grado di sostenere il tratto a lunga scadenza della curva”. La PSU ha confermato poi un posizionamento neutrale sul debito emergente, sia quello di valuta forte che quello in valuta locale, mentre ha preso profitto sull’high yield USA riportando la posizione in portafoglio a livello neutrale.
Non la pensano così gli esperti di Amundi. “I nostri modelli mostrano che le obbligazioni societarie, sia investment grade (IG) che high yield (HY) USA offrono ancora del valore. Tuttavia, l’aumento dei tassi a lungo termine e la rivalutazione del dollaro potrebbero avere un impatto sui fondamentali delle società: si tratta pertanto di un fenomeno da seguire con estrema attenzione” fanno sapere nell’articolo “Obbligazioni societarie, perché c’è ancora valore in quelle americane” gli esperti di Amundi che, alla luce di queste considerazioni, preferiscono restare prudenti sui segmenti delle obbligazioni high yield USA con i rating più bassi.
Resta il fatto, però, che nell’attuale contesto, gli esperti di Amundi ritengono le obbligazioni indicizzate all’inflazione (inflation linked bond) attraenti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Una tesi, come viene argomentata nell’articolo “Le obbligazioni indicizzate all’inflazione sono e rimarranno attraenti” che trova spiegazioni nell’irripidimento della curva dei tassi: i professionisti di Amundi continuiamo infatti ad essere convinti che l’aumento dei tassi statunitensi sarà molto lento e graduale. È vero, fanno notare da Amundi, che diversi commentatori sono dell’avviso che un eventuale aumento significativo del deficit americano potrebbe provocare un robusto rialzo dei tassi obbligazionari a lungo termine. Ma, ricordano sempre gli esperti di Amundi, che è bene fare due osservazioni. In primis, nonostante il neoeletto presidente USA abbia ipotizzato un sensibile aumento del deficit, i membri del Congresso non sono sulla stessa linea e, inoltre, persiste una significativa incertezza relativamente alla futura politica fiscale dell’amministrazione Trump. In secondo luogo, il legame tra il deficit di bilancio e i tassi di interesse statunitensi a lungo termine è sempre stato limitato tranne nei casi di un rilevante incremento del deficit capace di determinare un ingente aumento dell’emissione netta dei titoli di stato.
Anche Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset di Pictet Asset Management, e Marco Piersimoni, Senior Portfolio Manager di Pictet Asset Management, si mostrano ora più interessati ai Treasury USA. I due esperti, come hanno spiegato nell’articolo “Strategie di portafoglio, meno emergenti ma pronti a comperare Treasury”, dopo la vittoria di Trump hanno infatti ridotto l’esposizione ai mercati emergenti per far fronte all’incertezza legata alle possibili implicazioni dell’attuazione del programma politico di Trump ed hanno adottato un approccio cauto in Europa dove la situazione politica (referendum costituzionale in Italia del prossimo 4 dicembre, elezioni politiche nel 2017 in Francia e in Germania) resta piuttosto complicata. Hanno assunto una strategia tattica sul Treasury decennale da acquistare quando il suo rendimento entra in area 2,5 per cento.
Ancora più decisa sui Treasury USA la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. “Confermiamo la preferenza per i Treasury USA a lunga scadenza” fanno sapere nell’articolo “Obbligazionario USA, perché ora preferiamo i Treasury agli high yield” gli esperti della PSU che poi aggiungono: “È vero che nelle ultime settimane i loro rendimenti sono saliti in modo netto sulla scia di maggiori aspettative di inflazione, tuttavia riteniamo che il calo strutturale della crescita economica di lungo periodo e le dichiarazioni accomodanti della Federal Reserve siano in grado di sostenere il tratto a lunga scadenza della curva”. La PSU ha confermato poi un posizionamento neutrale sul debito emergente, sia quello di valuta forte che quello in valuta locale, mentre ha preso profitto sull’high yield USA riportando la posizione in portafoglio a livello neutrale.
Non la pensano così gli esperti di Amundi. “I nostri modelli mostrano che le obbligazioni societarie, sia investment grade (IG) che high yield (HY) USA offrono ancora del valore. Tuttavia, l’aumento dei tassi a lungo termine e la rivalutazione del dollaro potrebbero avere un impatto sui fondamentali delle società: si tratta pertanto di un fenomeno da seguire con estrema attenzione” fanno sapere nell’articolo “Obbligazioni societarie, perché c’è ancora valore in quelle americane” gli esperti di Amundi che, alla luce di queste considerazioni, preferiscono restare prudenti sui segmenti delle obbligazioni high yield USA con i rating più bassi.
Resta il fatto, però, che nell’attuale contesto, gli esperti di Amundi ritengono le obbligazioni indicizzate all’inflazione (inflation linked bond) attraenti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Una tesi, come viene argomentata nell’articolo “Le obbligazioni indicizzate all’inflazione sono e rimarranno attraenti” che trova spiegazioni nell’irripidimento della curva dei tassi: i professionisti di Amundi continuiamo infatti ad essere convinti che l’aumento dei tassi statunitensi sarà molto lento e graduale. È vero, fanno notare da Amundi, che diversi commentatori sono dell’avviso che un eventuale aumento significativo del deficit americano potrebbe provocare un robusto rialzo dei tassi obbligazionari a lungo termine. Ma, ricordano sempre gli esperti di Amundi, che è bene fare due osservazioni. In primis, nonostante il neoeletto presidente USA abbia ipotizzato un sensibile aumento del deficit, i membri del Congresso non sono sulla stessa linea e, inoltre, persiste una significativa incertezza relativamente alla futura politica fiscale dell’amministrazione Trump. In secondo luogo, il legame tra il deficit di bilancio e i tassi di interesse statunitensi a lungo termine è sempre stato limitato tranne nei casi di un rilevante incremento del deficit capace di determinare un ingente aumento dell’emissione netta dei titoli di stato.
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