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Idee di investimento – Azioni – 14 novembre 2016

14 Novembre 2016 09:28
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Anche se la Fed rialzasse i tassi a dicembre, altre banche centrali (BCE e Bank of Japan) manterranno politiche monetarie accomodanti sostenendo, indirettamente, le azioni. “Non abbiamo modificato le nostre previsioni circa gli sviluppi economici dei prossimi mesi. Il contesto di economia zero nel quale ci troviamo prosegue e se la Federal Reserve innalzasse i tassi, altre importanti banche centrali (in primis, ma non solo, Bce e BoJ) manterranno probabilmente l’attuale orientamento accomodante” fa sapere, nell’articolo “Le azioni potrebbero offrire un certo potenziale di rialzo”, Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG, ricordando come gli ultimi dati sulla crescita e sull’inflazione siano contenuti e senza segnali di ripresa.

In ogni caso, per Luca Tobagi, CFA Investment Director Italia di Invesco, è giusto concentrarsi su alcuni elementi che si conoscono. “Il consiglio è quello di adottare un approccio attento ed equilibrato, capace di comprendere gli eventi, anche di breve termine, ma evitando di farsi condizionare da scelte emotive il modo da poter catturare le diverse occasioni e limitare i rischi” puntualizza nell’articolo “Mercati azionari, la volatilità nasconde sempre occasioni da catturare” Luca Tobagi.

D’altra parte la vittoria di Donald Trump potrebbe avere forti implicazioni nei singoli settori creando interessanti opportunità di investimento a Wall Street: opportunità che, per Dominic Rossi, CIO Azionario di Fidelity International, sono però a cogliere in modo selettivo. Tenendo conto di due aspetti: un rialzo dei tassi di interesse USA a dicembre (che avrebbe dovuto vedere altri due rialzi nel 2017) sembra ora in forse, mentre il dollaro, ha invertito il trend di ascesa che aveva registrato prima del voto. “Si tratta di due fattori che non rappresentano più una minaccia per la crescita dei mercati” precisa, nell’articolo “Wall Street, ancora numerose opportunità ma serve essere selettivi”, Dominic Rossi che ipotizza una politica monetaria ancora accomodante sebbene gli investitori preferiranno, soprattutto nel breve, attendere le mosse di Donald Trump per verificare se e come il nuovo Presidente tradurrà in pratica le promesse più protezionistiche proclamate durante la sua campagna elettorale.

Nel frattempo, Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, preferisce focalizzarsi sui dividendi azionari in quanto il reddito da dividendi è destinato a diventare una componente sempre più rilevante nella performance complessiva del portafoglio per i prossimi cinque anni poiché i rendimenti azionari e obbligazionari attesi saranno inferiori al passato. Ma la preferenza del manager, come ha modo di spiegare nell’articolo “Focus sulle società capaci di preservare e aumentare nel tempo i dividendi”, va ai i cosiddetti ‘dividend growers’, cioè le società capaci di preservare e aumentare nel tempo i dividendi. Di solito, i titoli ad alto rendimento dei dividendi soffrono di più quando i tassi di interesse e di mercato tendono a salire. I ‘dividend growers’, cioè le società capaci di preservare e aumentare nel tempo i dividendi che sono anche aziende di qualità con sufficiente flusso di cassa disponibile, sono invece in grado di sostenere aumenti dei dividendi nel corso del tempo.

Spostandosi in Europa, invece, Pierre Bose, Investment Strategist – Chief Investment Office IWM di Credit Sisse, e Marc Häfliger, Investment Strategist – Chief Investment Office IWM di Credit Suisse, pur mantenendo un giudizio complessivo di underperform (performance inferiore alla media di mercato) sulle azioni europee hanno modificato il giudizio su Spagna e Svezia. Nell’articolo “Azionario Europa, perché sì alla Spagna e no alla Svezia” i due manager specificano che la Spagna è stata promossa a ‘outperform’ (performance azionario attesa superiore alla media) mentre sulla Svezia i due manager ora ipotizzano una underperformance (performance azionario attesa inferiore alla media).

Un altro paese che potrebbe offrire ancora soddisfazioni agli investitori finanziari è la Russia. Secondo Hugo Bain, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management, le solide prospettive di crescita, una politica monetaria più accomodante, un tasso di cambio competitivo e le basse valutazioni azionarie fanno della Russia il luogo ideale in cui investire. “Lo scenario ideale è quello nel quale il prezzo del petrolio di attesti in una forchetta compresa tra i 45 e i 65 dollari al barile nel prossimo futuro. Un livello sufficiente a sostenere una discreta crescita economica, ma abbastanza basso da garantire una certa prudenza fiscale e l’impegno ad attuare le riforme” fa sapere, nell’articolo “Russia, perché è ora uno dei luoghi ideali in cui investire”, Hugo Bain.

A livello di settori, invece, emerge una convergenza di view positive sulle infrastrutture. Donald Trump, in particolare, si è dichiarato disposto a spendere 500 miliardi, tramite l’emissione di nuovo debito per finanziare tale piano, sebbene rimanga ancora poca chiarezza sui dettagli tecnici. Gli esperti di RARE Infrastructure (Gruppo Legg Mason) nell’articolo “Infrastrutture USA, saranno vincenti sia con Clinton sia con Trump”, hanno analizzato gli sviluppi attesi a livello macroeconomico e, sebbene sia difficile realizzare una stima esatta, i risultati della ricerca sulla spesa in infrastrutture proposta dai programmi di entrambi i candidati stimano un incremento del PIL USA pari a circa lo 0,5%.

Per chi invece può adottare un orizzonte di lungo periodo gli esperti di GSAM suggeriscono, nell’articolo “Mercati emergenti: per sfruttare al meglio la loro marcia in più è importante allungare l’orizzonte temporale”, i mercati emergenti tramite però un approccio altamente selettivo che permette di incamerare l’alpha potenziale (ovvero il sovrarendimento) dei mercati emergenti e di tollerare meglio le turbolenze di breve periodo che, pure nei prossimi anni, potrebbero essere anche piuttosto violente.

Infine chiudiamo con una indicazione per un investimento sostenibile. La cosiddetta impronta di carbonio dimostra che l’investimento nel fondo [tooltip-fondi codice_isin="IT0004097405"]Etica azionario[/tooltip-fondi] consente di risparmiare in un anno quanto un volo aereo da Milano a Dubai. Come argomentato nell’articolo “Come abbattere le emissioni di CO2 con un fondo comune”, 100 euro investiti nel fondo Etica Azionario permettono di risparmiare in un anno 473 kg di CO2. È questo infatti il risultato tra il CO2e generato dagli investimenti in portafoglio al fondo Etica Azionario (pari a 28 kg di CO2e) e quelli prodotti da un paniere di titoli azionari mondiali (501 kg di CO2e). Una differenza che Etica Sgr, la Società di Gestione del Risparmio del Gruppo Banca Popolare Etica, ha calcolato tramite la cosiddetta carbon footprint (letteralmente “impronta di carbonio”) del proprio fondo Etica Azionario: l’impronta di carbonio è definita come l’insieme delle emissioni di gas a effetto serra attribuibili a una società, evento, prodotto o persona.
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