bond
International Editor’s Picks – 04 luglio 2016
4 Luglio 2016 14:39
style="color: #4b72ab;">Tsunami in arrivo sul mercato dei bond
Almeno così la pensa il credit strategist di UBS Matthew Mish, secondo quanto riporta Bob Bryan su Business Insider. Secondo Mish le condizioni sul bond market si stanno facendo brutte, e alcuni emittenti hanno più motivi degli altri per preoccuparsi. Lo strategist cita la combinazione di utili in calo, costo in rialzo e standard più stringenti che sta per abbattersi come uno tsunami di default sul mercato degli high yield. Ad essere colpiti saranno il settore energetico, che ha già sofferto molto, gli emittenti finanziari non bancari, gli industriali, i tecnologici, il retail e il sanitario. Secondo Mish bisogna guardare all’ammontare di debito emesso non solo a partire dalla crisi finanziaria ma tornando indietro fino al 2003, dopo l’esplosione della bolla di internet, con i dati che mostrano una crescita esponenziale dovuta alle iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali. Ad esempio il debito ad alto rendimento emesso dall’industria finanziaria è aumentato del 720% dal 2003 mentre quello delle società tecnologiche è aumentato del 420% nello stesso periodo.
Il boom dell’energia USA ora si chiama propano
(WSJ) Gli USA stanno esportando volume record di propano, il sottoprodotto delle estrazioni di gas natural e petrolio che costituisce la componente essenziale del GPL, sfruttando anche l’aumento dei prezzi nel resto del mondo. Quest’anno le società oil & gas americane dovrebbero riuscire ad esportare da sole più propano dei quattro maggiori esportatori a parte gli USA messi insieme, Qatar, Arabua Saudita, Algeria e Nigeria, tutti membri Opec che hanno sempre dominato il mercato, secondo quanto riporta il Wall Street Journal: ormai le esportazioni USA sono pari a oltre un terzo del mercato globale che viaggia su navi. A febbraio le esportazioni hanno toccato un record di tutti i tempi di 884.000 barili esportati in un giorno, record che secondo Platts Analytics dovrebbe essere stato battuto a maggio, anche se I dati precisi non sono ancora disponibili. Le esportazioni sono sostenute anche dalla nuova rete di oleodotti, terminali e petroliere che hanno raddoppiato la capacità rispetto a solo un anno fa. Circa metà delle esportazioni sono destinate all’America Latina mentre il resto va all’Europa nord-occidentale e ai mercati asiatici.
Brasile, una catastrofe chiamata Olimpiadi
In un reportage senza sconti il New York Times l’ha definito un disastro non naturale. A meno di 50 giorni dall’inaugurazione delle Olimpiadi lo Stato di Rio de Janerio ha dichiarato lo “stato di pubblica calamità” perché una crisi finanziaria sta impedendo al governo di onorare i suoi impegni olimpici, una crisi così severa che potrebbe portare al collasso totale della pubblica sicurezza, della sanità, della scuola e della gestione ambientale. Le autorità locali stanno chiedendo al governo nazionale fondi di emergenza, come si fa in caso di alluvione o terremoto. Invece sono le Olimpiadi. Rio è ancora un enorme cantiere, con cumuli di mattoni, tubi e altro materiale da costruzione accatastato ovunque, nessuno in grado di dire esattamente per fare che cosa. Tutti i siti sono ancora in costruzione, come il Barra Olympic Park, che dovrebbe ospitare molte competizioni e manifestazioni, ancora molto lontano dall’essere completato al 97 per cento, come dichiarano invece le autorità. E anche quello che è stato finito non ispira molta fiducia, come la pista ciclabile sul lungomare di Rio completata e collassata in aprile, uccidendo due persone.
Almeno così la pensa il credit strategist di UBS Matthew Mish, secondo quanto riporta Bob Bryan su Business Insider. Secondo Mish le condizioni sul bond market si stanno facendo brutte, e alcuni emittenti hanno più motivi degli altri per preoccuparsi. Lo strategist cita la combinazione di utili in calo, costo in rialzo e standard più stringenti che sta per abbattersi come uno tsunami di default sul mercato degli high yield. Ad essere colpiti saranno il settore energetico, che ha già sofferto molto, gli emittenti finanziari non bancari, gli industriali, i tecnologici, il retail e il sanitario. Secondo Mish bisogna guardare all’ammontare di debito emesso non solo a partire dalla crisi finanziaria ma tornando indietro fino al 2003, dopo l’esplosione della bolla di internet, con i dati che mostrano una crescita esponenziale dovuta alle iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali. Ad esempio il debito ad alto rendimento emesso dall’industria finanziaria è aumentato del 720% dal 2003 mentre quello delle società tecnologiche è aumentato del 420% nello stesso periodo.
Il boom dell’energia USA ora si chiama propano
(WSJ) Gli USA stanno esportando volume record di propano, il sottoprodotto delle estrazioni di gas natural e petrolio che costituisce la componente essenziale del GPL, sfruttando anche l’aumento dei prezzi nel resto del mondo. Quest’anno le società oil & gas americane dovrebbero riuscire ad esportare da sole più propano dei quattro maggiori esportatori a parte gli USA messi insieme, Qatar, Arabua Saudita, Algeria e Nigeria, tutti membri Opec che hanno sempre dominato il mercato, secondo quanto riporta il Wall Street Journal: ormai le esportazioni USA sono pari a oltre un terzo del mercato globale che viaggia su navi. A febbraio le esportazioni hanno toccato un record di tutti i tempi di 884.000 barili esportati in un giorno, record che secondo Platts Analytics dovrebbe essere stato battuto a maggio, anche se I dati precisi non sono ancora disponibili. Le esportazioni sono sostenute anche dalla nuova rete di oleodotti, terminali e petroliere che hanno raddoppiato la capacità rispetto a solo un anno fa. Circa metà delle esportazioni sono destinate all’America Latina mentre il resto va all’Europa nord-occidentale e ai mercati asiatici.
Brasile, una catastrofe chiamata Olimpiadi
In un reportage senza sconti il New York Times l’ha definito un disastro non naturale. A meno di 50 giorni dall’inaugurazione delle Olimpiadi lo Stato di Rio de Janerio ha dichiarato lo “stato di pubblica calamità” perché una crisi finanziaria sta impedendo al governo di onorare i suoi impegni olimpici, una crisi così severa che potrebbe portare al collasso totale della pubblica sicurezza, della sanità, della scuola e della gestione ambientale. Le autorità locali stanno chiedendo al governo nazionale fondi di emergenza, come si fa in caso di alluvione o terremoto. Invece sono le Olimpiadi. Rio è ancora un enorme cantiere, con cumuli di mattoni, tubi e altro materiale da costruzione accatastato ovunque, nessuno in grado di dire esattamente per fare che cosa. Tutti i siti sono ancora in costruzione, come il Barra Olympic Park, che dovrebbe ospitare molte competizioni e manifestazioni, ancora molto lontano dall’essere completato al 97 per cento, come dichiarano invece le autorità. E anche quello che è stato finito non ispira molta fiducia, come la pista ciclabile sul lungomare di Rio completata e collassata in aprile, uccidendo due persone.