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Arabia Saudita

Petrolio, le implicazioni se il recupero dei prezzi avviene prima del previsto

2 Giugno 2016 08:29
financialounge -  Arabia Saudita Golfo Persico Greg Sharenow petrolio PIMCO
Il 18 aprile scorso, all’apertura dei mercati finanziari, il prezzo del petrolio arrivò a perdere durante le contrattazioni giornaliere fino a sette punti percentuali per poi chiudere ad un livello (41 dollari al barile) in linea con i prezzi della chiusura della settimana precedente. Il 17 aprile si era tenuto l’incontro a Doha tra i grandi produttori di greggio che si era concluso con un sostanziale nulla di fatto.

Chi allora avesse pensato che il prezzo del petrolio potesse non soltanto non perdere terreno ma addirittura guadagnare (come invece ha fatto) oltre i 20%, sarebbe stato considerato un visionario.

Oggi, invece, si assiste ad una ritrovata forza relativa del petrolio sebbene, nello specifico, stiano contribuendo diversi fattori particolari. Infatti, se all’inizio sono stati alcuni scioperi dei lavoratori del settore in Kuwait, successivamente a sostenere le quotazioni sono state le riduzioni dell’offerta della Nigeria (riacutizzarsi della crisi in Nigeria con una nuova escalation di violenza nel Delta del Niger), del Canada (furiosi incendi in prossimità dei grandi giacimenti), dell’Iraq e del Venezuela (tensioni sociali e instabilità politica), e degli Stati Uniti (chiusura di molti piccoli e medi produttori shale oil a seguito della crisi di credito che ha colpito il settore).

I bilanci delle compagnie petrolifere continuano ad avere ancora un estremo bisogno di una ristrutturazione per riequilibrare il proprio conto economico: nonostante questo recente recupero dei prezzi dai minimi di gennaio hanno margini limitati per gli investimenti. Questo potrebbe significare che i mercati del petrolio si muoveranno soprattutto in funzione delle decisioni assunte dall’Arabia Saudita e dagli altri produttori del Golfo Persico.

“Se le esportazioni e la produzione non sono aumentati, emergono due implicazioni: 1) Ciò potrebbe indicare una limitazione circa la capacità di produzione, il che è di per sé rialzista, e, inoltre, potrebbe far pensare al verificarsi di un'altra carenza di offerta, e 2) la strategia ribassista dell’Arabia Saudita (quella cioè di aumentare la produzione per guadagnare quote di mercato) potrebbe essere rivista (crediamo che questo sia un rischio a lungo termine e non è a breve termine)” spiega Greg Sharenow, Executive Vice President e Gestore del portfolio di Real Assets di PIMCO, nel suo studio dal titolo «The Oil Shock’s Next Phase May Be Social Instability».

In sintesi, secondo il manager, gli eventi recenti sollevano la preoccupazione che la prossima fase di destabilizzazione dello shock del prezzo del petrolio potrebbe generare meno credito e più instabilità sociale. 
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