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Blue Chips

International Editor’s Picks – 02 maggio 2016

2 Maggio 2016 09:40
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Il prezzo drogato dei porti sicuri
Tre decenni fa l’investitore che avesse cercato rifugio dal rischio, vale a dire una tripla A delle agenzie di rating, avrebbe avuto l’imbarazzo della scelta: almeno 60 blue chip americane, praticamente tutto il debito sovrano del G7 e oltre. Oggi, scrive Gillian Tett sul FT, quel mondo è scomparso, di bue chip con tre A in USA ne sono rimaste due, mentre il debito sovrano in molti paesi è diventato un appestato. Le agenzie di rating, scottate da Lehman, hanno tagliato dappertutto, mentre i regolatori, anche loro scottati dalla crisi che non avevano previsto, hanno forzato le istituzioni finanziarie a inzeppare i portafogli di triple A sempre più introvabili per rafforzare i requisiti patrimoniali. Per l’investitore alla ricerca della sicurezza, trovarla è sempre più difficile, e il prezzo sempre più caro, al costo oltretutto di un rendimento inesistente. Secondo gli economisti Ricardo Caballero e Emmanuel Farhi siamo in una “trappola della sicurezza” che condanna il mondo alla stagnazione. Se ne esce? Secondo l’ex governatore della Bank of England una soluzione potrebbe essere il ritorno al banco dei pegni, vale a dire spingere le banche a fare credito a fronte di garanzie fisiche. Un po’ medievale. La conclusione è che la ricerca esasperata della sicurezza sta generando rischi molto grossi.

Ogni voto è costato a Trump un terzo di Clinton
Se correre per la Casa Bianca fosse un business, e forse lo è, Donald Trump avrebbe già battuto tutti, portando a casa il massimo profitto al costo più basso. I conti li ha fatti Yahoo Finance scoprendo che spendendo 50 milioni di dollari, gran parte di tasca sua, The Donald ha portato a casa 987 delegati e 10,1 milioni di voti, vale a dire a speso 50.000 e qualcosa per delegato e meno di 5 dollari a voto. Il numero due Ted Cruz ha speso in tutto più del doppio, con un costo di 200.000 dollari per delegato e di oltre 16 dollari a voto. Hillary ha speso più di tutti, 183 milioni, con un costo per delegato di 84.500 dollari e per voto di quasi 15 dollari. Peggio di tutti è riuscita a fare Carly Fiorina, di recente ingaggiata da Cruz come vice. Pur essendo stata a capo di una multinazionale come HP è riuscita a “pagare” 653 dollari per voto. Ma in termini di costo per delegato Jeb Bush batte tutti, ciascuno dei 4 ottenuti è costato 34,5 milioni!

Google e il computer dematerializzato
L’oggetto fisico – computer, smartphone, qualsiasi tipo di device – è destinato a scomparire. Ne è convinto il Chief Executive Officer di Google Sundar Pichai, che in una lettera agli azionisti di Alphabet, la controllante del gruppo, scrive che “nel tempo lo stesso computer, qualsiasi sia la sua forma, sarà un assistente intelligente pronto ad aiutarti durante la giornata”. Di cosa parla esattamente. Secondo Bloomberg Technology parla d’intelligenza artificiale, basata su tecnologia cloud, che non richiede un display, perché proietta le informazioni sull’ambiente circostante l’utente. Secondo Pichai ci stiamo muovendo verso il primo stadio dell’intelligenza artificiale. Un campo in cui Google investe pesantemente. Ad esempio nella startup Magic Leap, capace appunto di realizzare sistemi di cosiddetta realtà incrementata a 3-D. Non si capisce se Magic Leap avrà una forma di qualche tipo. Rony Abovitz, il CEO, ha spiegato che alla fine il computer diventerà una sorta di presenza tutt’intorno all’essere umano.
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