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Fed e BCE, una divergenza tutta da verificare

13 Gennaio 2016 09:00
financialounge -  BCE crescita economica dollaro euro Federal Reserve GAM politica monetaria Tim Haywood
Uno dei pochi punti fermi nel complicato contesto di mercato che si sta delineando per il 2016 potrebbe essere tutt’altro che indiscutibile. Stiamo parlando della divergenza tra la politica monetaria della Federal Reserve (Fed) USA e quella della Banca centrale europea (BCE) che potrebbe essere infatti tutta da verificare sul campo.

Secondo la maggioranza degli osservatori di mercato, nel 2016 le mosse della Fed, per quanto moderate nella tempistica e nei livelli, dovrebbero proseguire nella direzione del rialzo di tassi USA mentre, al contrario, la BCE dovrebbe continuare nel proprio programma di QE (Quantitative Easing): una divergenza che dovrebbe contribuire a rafforzare ulteriormente il dollaro a spese della moneta unica europea con la parità del cambio eur/ usd in avvicinamento nei prossimi mesi se non, addirittura, nelle prossime settimane.

Alcuni analisti, fanno tuttavia notare che il biglietto verde si è già rafforzato negli ultimi 18 mesi di oltre i 20% rispetto all’euro: pensare che ci siano ancora molti margini di svalutazione è piuttosto arduo se non utopistico.

Tra chi sposa questa tesi c’è anche chi, come Tim Haywood, direttore d’investimento e responsabile delle strategie a reddito fisso di GAM, ritiene che sia la BCE che la Fed rischiano di dover ripensare, e anche piuttosto in fretta, le decisioni assunte nello scorso mese di dicembre. “Negli ultimi quattro decenni, i dati produttivi dell’ISM (l’indice manifatturiero elaborato dall’Institute for Supply Management) sono stati un indicatore fondamentale nel prevedere recessioni quando i valori erano inferiori a 50, come sta accadendo ora. Anche la fiducia delle aziende statunitensi è in difficoltà, secondo molti sondaggi regionali” puntualizza Tim Haywood che si chiede se possa essere questo lo scenario ideale da abbinare al recente rialzo dei tassi americani.

“Ritengo che il rischio di un rovesciamento della politica della Fed nei prossimi 12 mesi sia del 25%: la stessa probabilità che attribuisco ad un possibile ripensamento anche da parte della BCE” sottolinea il manager secondo il quale in Europa la forte crescita dell’offerta monetaria dovrebbe aiutare a sostenere il futuro sviluppo della regione: uno scenario che non sembra combinarsi affatto con ulteriori stimoli da parte della banca centrale europea.
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