Sunday View

Business in fuga: dove e perché si trasferiscono aziende e professionisti

La ricerca di un Paese più vantaggioso è diventata una parte essenziale dello sviluppo d’impresa. Quali sono le mete più ambite, chi si sposta di più e quali vantaggi può trarne?

di Lorenzo Cleopazzo 5 Maggio 2024 10:00
financialounge -  Business lavoro sunday view sviluppo d'impresa

Qualche anno fa si faceva un gran parlare di “cervelli in fuga”.

In Italia eravamo maestri – e probabilmente ancora lo siamo – nel criticare le condizioni generali all’interno dei nostri confini, giustificando e quasi invidiando chi fosse riuscito a trovare lavoro al di fuori. Si guadagna di più, ci sono meno tasse, danno più spazio alla crescita... Ecco, oggi magari si diranno le stesse cose, ma da quant’è che non sentiamo più parlare di cervelli in fuga? Il Boston Consulting Group avrebbe presentato un report in cui si dice che ben 800 milioni di professionisti in tutto il mondo sono alla ricerca di un impiego al di fuori del proprio Paese, ovvero circa il 25%. In Italia questa stima si abbassa al 15%, dove l’attaccamento al contesto d’appartenenza e alla qualità della vita – tradotto: il buon cibo, l’arte, il mare e la montagna – ci fanno ora propendere un pochino di più per il nostro Paese.

Al di là dei numeri e delle tendenze, lavoratori e aziende che si trasferiscono in altri contesti sono un fattore assodato. Nel 70° episodio di Sunday View diamo un’occhiata più da vicino a questo trend, scoprendo i motivi che hanno mosso professionisti di ieri e di oggi.

FUGGI FUGGI


Le mete extra-Europee più ambite sono da anni Usa, Australia e Canada, mentre quelle all’interno del Vecchio Continente sono Svizzera – sempre in testa alle preferenze –, Regno Unito, Spagna e Germania in ordine variabile. Le ragioni sono diverse e applicabili in differenti proporzioni a questi e altri Paesi: le maggiori occasioni di crescita professionale, la qualità della vita data anche dal rapporto reddito-costi, per poi continuare con l’importanza di una cultura ospitale e a misura di famiglia, la sanità, lo sviluppo digitale, e infine la semplicità a ottenere permessi e visti lavorativi. Tutto questo, però, vale per i singoli lavoratori. Cosa possiamo dire delle aziende?

Le Big Tech sono state protagoniste di diversi traslochi importanti: le filiali europee di Google, TikTok e Meta – tra le altre – hanno scelto di mettere radici in Irlanda, dove una politica economica di qualche anno fa proponeva sgravi importanti alle aziende che si fossero trasferite nell’Eire, favorendo così lo sviluppo e l’impiego del Paese; poi c’è Apple che ha posto gli impianti produttivi in India, la nuova El Dorado per quanto riguarda lo sviluppo digitale. E pensare che fino a qualche anno fa si diceva che i migliori sviluppatori nelle software house occidentali venissero “importati” proprio dall’India. Cioè, si sta ribaltando la situazione! – Chi ha colto la citazione? –

Infine c’è il caso Giappone, da sempre fluttuante nella classifica dei Paesi più allettanti, ma mai veramente ai primi posti: perché? Forse per la distanza geografica e culturale, o magari per la difficoltà a ottenere visti e permessi. Tutto questo, però, non ferma un esodo silenzioso di aziende cinesi che dai larghi confini del dragone si spostano sulle ristrette isole del Sol levante. I dati ci parlano di moltissime aziende cinesi che vorrebbero lavorare fuori dalla Cina, perché? Un po’ per le politiche restrittive di Pechino, un po’ per la prospettiva di spostare il proprio business entro confini meno problematici e più aperti verso gli scambi con l’Occidente.

Migliori condizioni di vita e di lavoro, migliori opportunità di sviluppo e migliore accoglienza. Tutte motivazioni che muovono i professionisti di oggi, ma anche quelli di ieri.

L’ARTE DI TRASFERIRSI


Perché la Monna Lisa si trova in Francia? La risposta breve: perché è giusto che sia così. La risposta lunga: perché Leonardo da Vinci la portò con sé quando si trasferì alla corte del re Francesco I, che poi l’acquistò nel 1517. Qui però sorge un’altra domanda: perché Leonardo andò via dai confini italici? Diciamo anche che sotto la corona francese aveva più spazio di manovra per le sue invenzioni da maestro di corte – tipo un leone di legno semovente per compiacere la reggia e i suoi ospiti –, ma va anche detto che tra incarichi mai iniziati o non portati a termine, non aveva lasciato proprio un bel ricordo nei committenti dalla nostra parte delle Alpi. Leonardo quindi dovette fare di necessità virtù, un po’ come Caravaggio che dovette scappare da Roma dopo le accuse di omicidio del suo storico rivale Ranuccio Tomassoni. Il Merisi – che dapprima si trasferì nell’Urbe da Milano proprio in cerca di maggiori opportunità – non era nuovo ai guai con la legge, ma dopo questo accaduto si vide costretto a scappare verso i regni di Napoli, Malta e Sicilia, dove trovò protezione e stimoli per le sue ultime opere.

VINCE CHI FUGGE (?)


Due esempi fulgidi della storia dell’arte che ci raccontano come al di fuori dei propri confini d’origine si possa trovare fortuna. Ma ciò che non abbiamo detto, è che Leonardo si trasferì anche a Milano senza però incontrare troppa fortuna, così come Caravaggio dovette continuare a girovagare per i regni d’Italia in fuga dalle condizioni avverse.

Si dice che l’amore sia come il ciclismo: vince chi fugge. Ma stando a quanto abbiamo detto fino a ora, questo modo di dire – per la verità più poetico che vero – può valere anche per il lavoro?

Senza entrare nel campo di Cupido, sulle strade del ciclismo raramente vince chi si lancia in una fuga. E se succede, è perché le decine di corridori dietro i fuggitivi hanno “lasciato fare”, disinteressandosi di fatto della tappa. Nel mondo del lavoro ci sono dei casi importanti di fortune oltreconfine, ma anche di errori di percorso e ricalcoli. In fondo è il bello e il brutto di lasciare la strada vecchia per quella nuova: sai cosa perdi, ma non cosa trovi. Quel senso di avventura e opportunità che ci gasa, ma che a volte può anche lasciare scottati. Un esempio? Le nuove normative europee che vincolano le Big Tech a sborsare un’aliquota pari al 15% dei ricavi.

BONUS TRACK


Perché se è vera la leggenda irlandese che alla fine di ogni arcobaleno si trova un leprecauno con una pentola piena d’oro, ora bisogna aggiungere anche la versione con l’Agenzia delle Entrate.
Share:
Trending