settore bancario
Banche 2.0, sono tre le possibili soluzioni
17 Dicembre 2015 11:15

che stanno ancora faticosamente archiviando la crisi 2007-2008. Basti pensare che in Italia le sofferenze bancarie, cioè i crediti deteriorati e inesigibili, ammontano a circa 200 miliardi di euro. Una crisi che ha scosso le fondamenta del sistema finanziario internazionale e che, anche per questo, ha richiesto più stringenti parametri patrimoniali per rendere i potenziali fallimenti degli istituti di credito meno impattanti per l’economia e la finanza. In quest’ottica, se, come diversi osservatori sostengono, è indispensabile distinguere nettamente tra le banche commerciali (che, a fronte di rigorosi parametri patrimoniali, devono essere salvate dai governi in caso di fallimento), da quelle specializzate nell’investment banking (abbandonate al loro destino in caso di default), c’è chi delinea la banca 2.0 indicandone tre possibili soluzioni: la banca digitale (digital bank), la banca di relazione (relationship bank) e la banca di consulenza (advisory bank).
La prima, la digital bank, è ovviamente basata sulla massimizzazione degli sviluppi digitali (con una accentuazione di tutte le categorie di servizi online), e con un focus su una tipologia di clientela composta soprattutto da giovani e famiglie, più attenti ai costi e alla semplicità e comodità di interazione con la banca: non è esclusa anche una rete di filiali sul territorio ma devono essere meno capillari e soprattutto più leggere (in termini di personale e di costi operativi) rispetto alle agenzie bancarie tradizionali. La relationship bank, invece, dovrà rivolgere prevalentemente i propri servizi alla clientela affluent (famiglie con reddito intorno ai 100 mila euro annui e/o con patrimonio da 100 a 500 mila euro) e alla piccole e medie aziende ma dovrà pure affrontare la concorrenza delle reti di promotori che proprio in questi segmenti stanno cercando sbocchi di crescita per il loro business a medio lungo termine. Infine, l’advisory bank, che dovrebbe essere la private banking del futuro, sarà connotata da servizi bancari e assicurativo – previdenziali (private insurance) per la fascia più alta della clientela retail e per le grandi imprese.
La prima, la digital bank, è ovviamente basata sulla massimizzazione degli sviluppi digitali (con una accentuazione di tutte le categorie di servizi online), e con un focus su una tipologia di clientela composta soprattutto da giovani e famiglie, più attenti ai costi e alla semplicità e comodità di interazione con la banca: non è esclusa anche una rete di filiali sul territorio ma devono essere meno capillari e soprattutto più leggere (in termini di personale e di costi operativi) rispetto alle agenzie bancarie tradizionali. La relationship bank, invece, dovrà rivolgere prevalentemente i propri servizi alla clientela affluent (famiglie con reddito intorno ai 100 mila euro annui e/o con patrimonio da 100 a 500 mila euro) e alla piccole e medie aziende ma dovrà pure affrontare la concorrenza delle reti di promotori che proprio in questi segmenti stanno cercando sbocchi di crescita per il loro business a medio lungo termine. Infine, l’advisory bank, che dovrebbe essere la private banking del futuro, sarà connotata da servizi bancari e assicurativo – previdenziali (private insurance) per la fascia più alta della clientela retail e per le grandi imprese.
Trending