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Andrew Sheets

Utili trimestrali e inflazione, perché il bicchiere è mezzo pieno

18 Novembre 2015 10:34
financialounge -  Andrew Sheets inflazione utili
Tra i principali problemi che stanno preoccupando gli analisti finanziari ce ne sono due di particolare rilievo: la deludente stagione delle trimestrali e la bassa inflazione. Tuttavia, da un più approfondito esame delle dinamiche in atto, le prospettive per entrambi questi fattori sembrano essere meno negative di quanto sembrino: insomma, il bicchiere è mezzo pieno. Vediamo di capirlo grazie all’aiuto di Andrew Sheets, Chief Cross-Asset Strategist di Morgan Stanley & Co. International che ha analizzato le implicazioni prossime future sul versante degli utili aziendali e dei prezzi al consumo.

Cominciamo da questi ultimi. Ebbene, se è vero che l’inflazione è la grande assente nelle economie di tutti i paesi sviluppati a dispetto di ingenti politiche monetarie ultra espansive, è altrettanto vero che a breve potrebbero esserci delle sorprese.

“Se le attuali quotazioni del petrolio (intorno ai 40 dollari al barile sia per il Brent che per il Wti americano), la variazione anno su anno dei prezzi del petrolio dal -45% di ottobre salirà al -25% entro la metà di dicembre. Si tratta di un balzo di 20 punti base (+20%) nell’arco di soli due mesi ed è uno dei motivi per il quale abbiano aumentato in modo sensibile la nostra stima di inflazione negli Stati Uniti (da 0,0% nel mese di settembre a + 1,3% annuale nel primo trimestre del 2016)” fa sapere Andrew Sheets secondo il quale questa potrebbe essere una buona notizia per i mercati che potrebbero intravederci un inizio della tanto attesa «normalizzazione» dell’economia a livello mondiale. E, sempre secondo il manager, l’aumento dell’inflazione non dovrebbe comunque rappresentare un rischio in quanto i prezzi al consumo negli Stati Uniti nel lungo periodo dovrebbero comunque mantenersi vicini ai minimi post-crisi.

Per quanto riguarda invece gli utili aziendali, il terzo trimestre 2015 si avvia ad essere archiviato come uno dei peggiori dal 2009 (in termini di incremento dei profitti dell’indice delle Borse mondiali MSCI Global Equities). Tuttavia, in questo trimestre hanno influito in modo significativo sia l’apprezzamento del dollaro USA e sia il crollo delle materie prime che, tra le altre cose, è alla base della contrazione del 55% dei profitti trimestrali del settore energia (uno dei più importanti sugli indici di Borsa). Ma anche in questo caso, puntualizza Andrew Sheets, nei prossimi trimestri è probabile che tali tendenze (sia quella relativa al dollaro che, soprattutto, quella relativa ad un ulteriore calo dei prezzi del petrolio) non dovrebbero esercitare un impatto tanto importante, allentando le preoccupazioni e alimentando le attese per un ribaltamento della crescita degli utili futuri.
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