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Diversified Alpha Plus Fund

Diversified Alpha Plus Fund - 15 ottobre 2015

29 Ottobre 2015 18:07
financialounge -  Diversified Alpha Plus Fund Morgan Stanley
Gli attivi di rischio globali hanno guadagnato terreno per effetto dell’affievolirsi dei timori sulla crescita globale e dell’ulteriore posticipo al primo trimestre del 2016 del previsto rialzo dei tassi di interesse statunitensi. I titoli azionari globali sono cresciuti, apprezzandosi del 5,2% (Msci Acwi in valuta locale), mentre i differenziali dei titoli creditizi societari e sovrani si sono ridotti. I rendimenti statunitensi hanno registrato una leggera flessione, rispecchiando le aspettative di un atteggiamento più accomodante da parte della Fed.

• La ripresa è stata trainata dagli attivi dei mercati emergenti: i listini azionari sono saliti del 9,2% (Msci Em in dollari Usa), le divise si sono apprezzate del 3,3% rispetto al dollaro statunitense (JPMorgan Emci) e le materie prime hanno guadagnato l’1,1% (S&P Gsci). Sebbene la Cina e i mercati emergenti non stiano ancora mandando segnali di rilancio della crescita, i dati sull’attività indicano un’attenuazione nel ritmo del rallentamento. Dopo una prolungata fase di flessione delle materie prime e delle valute emergenti iniziamo a vedere alcuni fattori di stabilizzazione dei fondamentali, tra cui il miglioramento delle partite correnti, il rialzo dei tassi e alcune correzioni sul versante dell’offerta.

• L’oro e i titoli delle società di estrazione aurifera (Indice Nyse Arca Gold Bugs) hanno guadagnato rispettivamente il 6,1% e il 27,7%. Le obbligazioni statunitensi a 10 anni indicizzate all’inflazione sono aumentate di 7 punti base all’1,5%. Il valore dell’1,9% per l’Ipc strutturale di settembre suggerisce che gli attivi protetti dall’inflazione restano sottovalutati. I tassi di break-even sono decisamente inferiori all’attuale ritmo di crescita dell’inflazione e i tassi ufficiali reali statunitensi sono destinati a restare in territorio negativo (anche nelle previsioni della stessa Fed) ancora per qualche tempo.

• Nella prima metà di ottobre il comparto ha guadagnato il 2,2%. Nelle ultime settimane abbiamo modificato tatticamente il nostro orientamento prudenziale di medio termine sugli attivi di rischio assumendo posizioni lunghe nella componente azionaria (netta lunga del +35%), in quanto riteniamo che la crescita dei mercati emergenti si stia stabilizzando, che la fiducia nell’azionario a breve termine indichi livelli di ipervenduto, che l’avvio di una politica più restrittiva da parte della Fed verrà rimandata e che alcuni mercati azionari abbiano ritrovato parte del loro valore, in particolare in Europa. In ottobre significativi apporti positivi alla performance sono giunti da queste posizioni lunghe direzionali sull'Eurozona, dalle azioni globali ed emergenti, nonché dalle posizioni lunghe sull'oro e sui titoli delle società di estrazione aurifera. Parte della performance deriva anche dalle posizioni corte nel dollaro Usa (rispetto a euro, sterlina e rand sudafricano) e da una posizione corta nei titoli del settore aerospaziale. Le posizioni lunghe nei titoli di aziende europee orientate al mercato interno rispetto alle azioni statunitensi e nella corona svedese rispetto al franco svizzero hanno eroso la performance.

• All’inizio di ottobre abbiamo chiuso le restanti posizioni, di modesta entità, nell’ambito del tema del rallentamento della Cina (posizioni corte nei fabbricanti di componenti auto, nelle società globali di macchinari e nelle divise esposte alla Cina), avviando il tema della “stabilizzazione in Cina”: abbiamo aggiunto posizioni lunghe coperte nelle azioni H cinesi, nelle banche e nelle case automobilistiche e posizioni lunghe nei mercati emergenti rispetto alle azioni americane, al peso messicano e al rand sudafricano. Abbiamo aggiunto un’esposizione nei confronti di attivi protetti dall’inflazione, aumentando le nostre posizioni lunghe nelle obbligazioni Usa indicizzate all’inflazione, nell’oro e nei titoli delle società di estrazione aurifera. Abbiamo avviato una posizione corta nei tassi decennali svedesi rispetto a quelli tedeschi a fronte del miglioramento apparentemente più rapido dell’economia scandinava rispetto a quello dell’Eurozona ed escludiamo un ulteriore taglio dei tassi svedesi per effetto dell’inserimento in agenda della normalizzazione delle politiche monetarie.

 

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