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Azionario Asia, ecco chi ci guadagna dall’accordo TPP

22 Ottobre 2015 09:24
financialounge -  Asia Christopher Chu mercati azionari Shenzhou International Trans-Pacific Partnership UBP
Trans-Pacific Partnership (TPP): è l’accordo che il 5 ottobre scorso è stato siglato tra Stati Uniti e 11 Paesi del Pacifico e che consente di semplificare il libero scambio di merci e servizi. Ma chi ci guadagna di più?

“Aziende produttrici di abbigliamento e scarpe, come Nike, Lululemon e Under Armour, saranno le prime beneficiarie della riduzione delle tariffe. In Asia, titoli azionari legati al settore dei tessuti e dell’abbigliamento probabilmente saranno avvantaggiati da questo accordo, così come le società con un’esposizione al Vietnam in termini di capacità di produzione upstream avranno guadagni sostanziali, grazie ai potenziali risparmi sui costi e all’espansione delle quote di mercato” risponde Christopher Chu, Fund Manager, Azionario Asia, Union Bancaire Privée (UBP) che, per fare un esempio concreto di società avvantaggiata dal TPP, indica Shenzhou International, compagnia di produzione integrata di tessuti/indumenti.

L’azienda ha infatti molti prodotti e una serie di brand internazionali, come Uniqlo, Nike, Adidas, e dovrebbe essere la principale beneficiaria, anche perché ha in programma per i prossimi due anni di collocare circa il 40% della capacità produttiva downstream in Vietnam. Restando in Asia, il manager nota poi come i dati deludenti sulla disoccupazione americana abbiano fatto diminuire la probabilità di un rialzo nel breve periodo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, fattore che è poi alla base della sovraperformance della regione dell’ASEAN, trainata da un rally a doppia cifra dell’Indonesia, rispetto all’Asia settentrionale. Un contesto nel quale l’economia cinese continua a stabilizzarsi.

“La diminuzione delle importazioni, in particolare, ha prodotto un surplus commerciale di 60,3 miliardi di dollari a settembre, elemento che potrebbe dare beneficio al tasso di cambio del remnimbi sul lungo termine. Nel frattempo, l’indice dei prezzi al consumo è salito dell’1,6% su base annua a settembre, meno delle attese: secondo i mercati, questo potrebbe far accrescere la probabilità di un ulteriore allentamento monetario nel breve termine” conclude Christopher Chu.
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