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Obbligazioni, attraenti high yield e debito degli emergenti in dollari

14 Ottobre 2015 10:01
financialounge -  Federal Reserve mercati emergenti mercati obbligazionari Pictet politica monetaria tassi di interesse
Nel mercato obbligazionario permangono interessanti opportunità nel debito emergenti in dollari americani e nei titoli high yield. È questa la conclusione a cui è giunta la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity.

“Lo spread delle obbligazioni high yield dell’eurozona (la differenza di rendimento rispetto ai titoli di stato in euro di pari durata) è aumentato di 200 punti base (+2,0%) rispetto ai livelli di inizio anno. Non siamo tuttavia particolarmente preoccupati della correzione e confermiamo il sovrappeso dell’asset class high yiled” fanno sapere gli esperti della PSU secondo i quali uno dei motivi per restare esposti è che, a fronte di un rendimento del 6% circa, questi titoli offrono un compenso più che sufficiente per il rischio di default (fallimento dell’emittente).

Anche se gli spread sono saliti ai massimi da inizio 2013, i professionisti della PSU fanno infatti notare che il tasso di insolvenza previsto fra gli emittenti non investment grade è rimasto stabile e, peraltro, vicino ai suoi minimi storici. Inoltre, tenendo conto della ripresa europea in atto e dell’impegno della BCE a mantenere bassi i costi di finanziamento, non ci sono elementi per ipotizzare un incremento dei tassi di default nel breve termine. D’altra parte, con gli attuali livelli di rendimento i possessori di obbligazioni high yield saranno più protetti di quelli di titoli investment grade, dagli effetti negativi di un rialzo dei tassi di interesse negli USA.

Un altro aspetto positivo della recente evoluzione del mercato high yield è la natura stessa del sell-off (vendita sul mercato di titoli senza limitazione di prezzo e di quantità).

“Contrariamente ai precedenti periodi di volatilità, questa fase di correzione non è stata accompagnata da un’impennata delle richieste di rimborso ai fondi obbligazionari high yield. Né si è trattato di un sell-off indiscriminato: la dispersione dei rendimenti fra i singoli titoli è aumentata parallelamente all’ampliamento degli spread. In altre parole, l’ondata di vendite non è stata dettata da convinzioni profonde e potrebbe quindi rivelarsi un fenomeno temporaneo” sottolinea la PSU che, per il resto, conferma il sottopeso del debito emergente in valuta locale. Alcune economie in via di sviluppo, che presentano tassi di interesse reali troppo alti, sembrano pronte ad allentare la politica monetaria nei prossimi mesi (sull’esempio di India e Taiwan), con una possibile ulteriore erosione dei rendimenti di diverse valute dei Paesi emergenti rispetto al dollaro.

“Continuiamo comunque a sovrappesare il debito emergente in dollari USA in quanto riteniamo che varie emissioni sovrane siano state ingiustamente penalizzate dal declassamento del Brasile. D’altro canto, prevediamo una svalutazione del dollaro rispetto alle monete di diversi Paesi avanzati. Yen, euro e dollaro australiano presentano il maggior potenziale di rialzo” concludono gli esperti della PSU.
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