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Leva finanziaria globale, tutti i possibili impatti della sua riduzione

28 Settembre 2015 09:51
financialounge -  banche centrali crescita economica deflazione leva finanziaria Schroders
“L’uso continuo della leva finanziaria ha esasperato il potenziale di crescita nei decenni prima della crisi finanziaria: una riduzione della leva dovrebbe quindi implicare che il potenziale di crescita attuale è in qualche modo inferiore rispetto a quello visto prima del 2008. Un ciclo di riduzione della leva finanziaria comporta anche un contesto caratterizzato da pressioni deflazionistiche” sottolinea il Multi-Asset Investment Team, Schroders secondo il quale le Banche centrali dovranno continuare ad attuare politiche accomodanti per sostenere la crescita e far sì che la riduzione della leva avvenga a un ritmo moderato.

Per gli esperti del Team è anche probabile che le Banche centrali saranno costrette a continuare a stampare moneta per far fronte alle pressioni deflazionistiche e per guidare l’espansione della crescita nominale, come è avvenuto in molti Paesi dal 2008. Infatti, dal momento che in questa fase della riduzione della leva, la crescita globale è al di sotto del suo potenziale per via di una mancanza di moltiplicatori del credito, le Banche centrali potrebbero tentare di dare slancio alle loro economie per portarle sulle traiettorie di crescita pre-crisi e combattere le pressioni deflazionistiche attraverso i programmi di QE. La conseguenza, per il Multi-Asset Investment Team, Schroders è che ciò comporterà con ogni probabilità cicli di crescita differenti.

“Quei Paesi dove le Banche centrali agiscono per avere valute deboli sperimenteranno una crescita maggiore, in quanto le loro quote sulla crescita globale aumenteranno, mentre quelli che hanno visto le loro monete rafforzarsi sperimenteranno una crescita minore, poiché assorbiranno le debolezze di altre regioni” è la previsione del Team che ricorda come questo tipo di divergenza si è sperimentato di recente tra Eurozona e Cina e si può constatare negli Stati Uniti. Il crollo del tasso di cambio EUR/CNY ha comportato una significativa ripresa dell’export tedesco, mentre il volume delle esportazioni cinesi è diminuito mentre il dollaro più forte sta iniziando ha porre pressioni ribassiste sulla bilancia commerciale e sul «rinascimento manifatturiero», poiché i consumatori sostituiscono i beni prodotti localmente con quelli, più economici, di importazione.

“Se è vero che le Banche centrali puntano a contrastare le pressioni legate alla riduzione della leva finanziaria attraverso il QE, crediamo che ciò possa creare cicli di debolezza valutaria, seguiti da cicli di forza, nel tempo, nei diversi Paesi. Tale azione avrà effetti importanti sui tassi di cambio a seconda del punto del ciclo di allentamento monetario in cui si trovano le Banche centrali. Tuttavia, giacché alcune regioni si trovano in situazioni strutturali migliori rispetto ad altre, ci aspettiamo che tali cicli fluttueranno attorno ai trend di lungo termine” conclude il team.
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