Carlo Benetti
Investimenti, come aggirare il rompicapo dei banchieri centrali
9 Settembre 2015 13:06

re a fissare i desiderati livelli di inflazione in un contesto di prezzi decrescenti delle materie prime: è questo il rompicapo dei banchieri centrali. “Per il presidente della Federal Reserve americana, Janet Yellen il dilemma è anche nella decisione del primo rialzo dei tassi dal 2006: la crescita del PIL e la dinamica del mercato del lavoro (il tasso di disoccupazione è sceso a 5,1%) sono controbilanciati dalla fragilità delle economie emergenti e dalla volatilità dei mercati finanziari” sottolinea Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di GAM Italia Sgr, nel suo commento analitico L’Alpha e il Beta del 7 settembre.
Infatti, se all’Europa e al Giappone sta bene un dollaro forte, vale l’opposto per Cina e paesi emergenti che per le materie prime o per l’esposizione finanziaria preferiscono un dollaro debole. L’investitore è dunque alle prese con uno scenario che è complesso persino per gli stessi policy maker. “Tuttavia, se questi ultimi hanno la gravosa responsabilità delle decisioni, l’investitore ha il vantaggio di potersi attenere a qualche regola fondamentale per reagire a quelle decisioni” fa presente Carlo Benetti, secondo il quale sono tre le regole d’oro per l’investitore.
La prima regola aurea è stabilire, o riconfermare, la propria tolleranza al rischio: la propensione al rischio dichiarata tende infatti ad aumentare nelle fasi di mercato espansive per bruscamente ridursi o, addirittura azzerarsi, nelle fasi negative. Carlo Benetti ricorda un paio di parametri che consentono agli investitori di stabilire con buona approssimazione la personale tolleranza al rischio: l’orizzonte temporale e la massima quota di capitale che si è disposti a perdere. “Per prima cosa è importante stabilire per quanto tempo ci si può privare delle somme investite. Quanto più rischioso è un investimento, tanto più tempo sarà necessario per assorbirne la maggiore volatilità. In un orizzonte di anni l’investitore ha modo di recuperare le eventuali perdite provocate da una fase negativa. In secondo luogo, sebbene sia delicato, ragionare sulle possibili perdite rappresenta un modo diretto per evitare future delusioni e incomprensioni” specifica Carlo Benetti.
La seconda regola aurea è riconoscere i propri limiti, in termini di conoscenza e comprensione, verso la complessità delle tecniche di investimento. E, anche se si è (o ci si ritiene) esperti, occorre sempre ricordare che non tutte le informazioni sono disponibili a tutti nello stesso momento e ognuno di noi risponde con emozioni diverse agli eventi di mercato causa, spesso, scelte avventate. Non a caso, coloro che ammettono la propria incompetenza e si affidano ad un esperto rivelano in realtà un grado elevato di alfabetizzazione finanziaria.
La terza regola consiste infine nel guardare saltuariamente il portafoglio che tuttavia non significa approssimazione nella qualità delle informazioni: è buona norma pretendere rendiconti chiari e dettagliati. Occorre invece evitare la consultazione spasmodica e frequente del portafoglio e fare il confronto con l’andamento delle notizie finanziarie: l’imponente, costante flusso di notizie finanziarie sempre accessibili espone al rischio dell’eccesso di informazioni. Gli psicologi comportamentali lo definiscono «information overload» o «sovraccarico cognitivo»: l’eccesso di informazioni rallenta la decisione e può portare a decisioni sbagliate. “L’accesso frequente alla valorizzazione del portafoglio può avere conseguenze negative sulla performance: decisioni di vendita prese sulle cattive notizie, così come l’euforia che fa aumentare l’esposizione al rischio, compromettono la creazione di valore nel lungo periodo (vedi anche Paolo Legrenzi «Sei esercizi facili», Cortina 2015 e «Perché gestiamo male i nostri risparmi», Il Mulino 2013)” puntualizza Carlo Benetti convinto che, grazie alle tre regole auree ben chiare nella testa, è possibile tornare con un certo grado di fiducia a fare i conti con la volatilità e l’incertezza dei mercati.
Infatti, se all’Europa e al Giappone sta bene un dollaro forte, vale l’opposto per Cina e paesi emergenti che per le materie prime o per l’esposizione finanziaria preferiscono un dollaro debole. L’investitore è dunque alle prese con uno scenario che è complesso persino per gli stessi policy maker. “Tuttavia, se questi ultimi hanno la gravosa responsabilità delle decisioni, l’investitore ha il vantaggio di potersi attenere a qualche regola fondamentale per reagire a quelle decisioni” fa presente Carlo Benetti, secondo il quale sono tre le regole d’oro per l’investitore.
La prima regola aurea è stabilire, o riconfermare, la propria tolleranza al rischio: la propensione al rischio dichiarata tende infatti ad aumentare nelle fasi di mercato espansive per bruscamente ridursi o, addirittura azzerarsi, nelle fasi negative. Carlo Benetti ricorda un paio di parametri che consentono agli investitori di stabilire con buona approssimazione la personale tolleranza al rischio: l’orizzonte temporale e la massima quota di capitale che si è disposti a perdere. “Per prima cosa è importante stabilire per quanto tempo ci si può privare delle somme investite. Quanto più rischioso è un investimento, tanto più tempo sarà necessario per assorbirne la maggiore volatilità. In un orizzonte di anni l’investitore ha modo di recuperare le eventuali perdite provocate da una fase negativa. In secondo luogo, sebbene sia delicato, ragionare sulle possibili perdite rappresenta un modo diretto per evitare future delusioni e incomprensioni” specifica Carlo Benetti.
La seconda regola aurea è riconoscere i propri limiti, in termini di conoscenza e comprensione, verso la complessità delle tecniche di investimento. E, anche se si è (o ci si ritiene) esperti, occorre sempre ricordare che non tutte le informazioni sono disponibili a tutti nello stesso momento e ognuno di noi risponde con emozioni diverse agli eventi di mercato causa, spesso, scelte avventate. Non a caso, coloro che ammettono la propria incompetenza e si affidano ad un esperto rivelano in realtà un grado elevato di alfabetizzazione finanziaria.
La terza regola consiste infine nel guardare saltuariamente il portafoglio che tuttavia non significa approssimazione nella qualità delle informazioni: è buona norma pretendere rendiconti chiari e dettagliati. Occorre invece evitare la consultazione spasmodica e frequente del portafoglio e fare il confronto con l’andamento delle notizie finanziarie: l’imponente, costante flusso di notizie finanziarie sempre accessibili espone al rischio dell’eccesso di informazioni. Gli psicologi comportamentali lo definiscono «information overload» o «sovraccarico cognitivo»: l’eccesso di informazioni rallenta la decisione e può portare a decisioni sbagliate. “L’accesso frequente alla valorizzazione del portafoglio può avere conseguenze negative sulla performance: decisioni di vendita prese sulle cattive notizie, così come l’euforia che fa aumentare l’esposizione al rischio, compromettono la creazione di valore nel lungo periodo (vedi anche Paolo Legrenzi «Sei esercizi facili», Cortina 2015 e «Perché gestiamo male i nostri risparmi», Il Mulino 2013)” puntualizza Carlo Benetti convinto che, grazie alle tre regole auree ben chiare nella testa, è possibile tornare con un certo grado di fiducia a fare i conti con la volatilità e l’incertezza dei mercati.