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Andrew Harmstone

Cina, ansia per le misure delle autorità per stabilizzare la situazione

10 Agosto 2015 15:42
financialounge -  Andrew Harmstone borsa cina Morgan Stanley
“I mercati cinesi sono un po’ come un’automobile in cui vi sono due mani sul volante, di cui una è controllata dal governo e l’altra dalle forze di mercato. Se entrambe le forze procedono nello stesso senso va tutto bene, ma quando vanno in direzioni diverse può verificarsi una considerevole volatilità” dichiara Andrew Harmstone, Managing Director, Portfolio Manager Global Balanced Risk Controlled (GBaR) Strategy di Morgan Stanley Investment Management osservando le turbolenze che stanno investendo da alcune settimane le borse cinesi.

“Il mercato azionario cinese reagisce ovviamente alle forze di mercato e, dopo la brusca tendenza al rialzo durata fino al 12 giugno, il trailing PE (il rapporto prezzo/utili basato sui dati finanziari dei 12 mesi più recenti) è stato ben al di sopra dei livelli storici. Generalmente quando questo accade le forze di mercato tendono a trascinare in basso i mercati” puntualizza il manager.

Secondo il Financial Times, i media di Stato “hanno fatto il tifo durante la tendenza rialzista del mercato” quando, nel periodo conclusosi il 12 giugno 2015, l’Indice Shanghai Composite ha guadagnato circa il 150%. Poiché l’80% della negoziazione di titoli è effettuata da persone fisiche e non da istituzioni, uno di questi obiettivi potrebbe essere stato l’aumento della ricchezza degli investitori individuali, il che potrebbe contribuire a stimolare i consumi, un importante traguardo politico. I media di Stato hanno inoltre spinto dei “concept stock” specifici volti a realizzare le iniziative politiche più importanti, come la riforma delle imprese statali e il piano infrastrutturale “Nuova Via della Seta” del Presidente Xi, teso ad agevolare gli scambi commerciali tra l’Asia e l’Europa.

“L’impatto sui mercati globali è principalmente una funzione di quanto la debolezza dei mercati cinesi rifletta quella dell’economia nazionale. Il rapporto di causa-effetto non è chiaro” argomenta Andrew Harmstone secondo il quale un mercato in brusco calo che determina una flessione della capitalizzazione di mercato di circa 3.000 miliardi di dollari rispetto al PIL nominale cinese 2015 previsto dal FMI di 11.200 miliardi, potrebbe incidere sull’economia reale con un effetto ricchezza negativo, inadempienze sul debito a margine e richiamo di prestiti garantiti da partecipazioni in titoli. In alternativa, sempre secondo il manager, il calo del mercato potrebbe essere il risultato della decelerazione del PIL.

“Forse indipendentemente dalle speculazioni su quale sia il vero catalizzatore degli improvvisi cali del mercato, l’attività e la volatilità del mercato cinese sono monitorati attentamente dagli investitori, in ansia per l’effetto sui mercati globali. Un’attenzione persino maggiore viene tuttavia rivolta alle misure che le autorità cinesi attueranno al fine di stabilizzare la situazione, e se vi riusciranno davvero” conclude Andrew Harmstone.
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