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Azioni India, una valida alternativa alla roulette cinese

30 Giugno 2015 13:23
financialounge -  india Madhav Bhatkuly mercati azionari petrolio PIL tassi di interesse
Al contrario di quello cinese, il mercato azionario indiano ha avuto molte più difficoltà nel corso di quest’anno. In primo luogo, il mercato ha dovuto lottare con dei flussi in uscita visto che gli investitori hanno scelto di dirigere i capitali sulla Cina. Secondo, un contenzioso di natura fiscale con gli investitori e le grandi imprese straniere ha occupato le prime pagine, offrendo una scusa attesa per delle prese di profitto che hanno fatto seguito al rally significativo dopo la vittoria di Modi alle elezioni. Tuttavia, guardando con attenzione i fondamentali economici e delle aziende, l’India è in un momento favorevole.

Ne è convinto Madhav Bhatkuly, gestore del fondo GAM Star India Equity che argomenta le sue ragioni: “Le riforme per combattere la burocrazia sono l’ultimo miglioramento tangibile in India. Nel frattempo, la sua storia di sviluppo strutturale potrebbe essere difficilmente più positiva. In realtà, per la prima volta da un periodo molto lungo, quattro importanti fattori stanno avvenendo contemporaneamente: innanzitutto, le società stanno entrando in un nuovo ciclo di profitti. Gli utili aziendali, considerati come percentuale del PIL, sono al loro livello minimo dal 2003 e i segnali di un incremento dell’attività puntano verso un’inversione di rotta. Secondariamente, la politica sta cambiando per il meglio, con l’agenda delle riforme del Presidente Modi sta godendo di un largo supporto dell’elettorato”.

Per il manager anche la politica monetaria, e siamo al terzo fattore di supporto, si è dimostrata efficace nel combattere l’inflazione, dando alla Banca Centrale margine per tassi di interesse più bassi in un periodo in cui gli altri grandi mercati si stanno muovendo nella direzione opposta. Infine, sempre secondo Madhav Bhatkuly, a favore gioca anche l’intensità petrolifera dell’India, ovvero la misura di efficienza di utilizzo del petrolio, che è al massimo livello tra i mercati emergenti.

“Il basso valore del greggio è di beneficio per la bilancia commerciale indiana, il che è positivo per le previsioni valutarie, almeno su base relativa. Riteniamo che la confluenza di questi quattro fattori sta rendendo l’India una proposta di investimento molto attraente per i prossimi cinque anni od oltre, indipendentemente dall’andamento del resto dei mercati emergenti” ricorda il manager per il quale se fino a oggi, fare affari in India è stato tutt’altro che semplice, in quanto la strada si è rivelata piena di inciampi e richieda molta resistenza per superare gli ostacoli burocratici, ci sono anche in questo ambito attese molto positive.

“Si stanno facendo progressi, in quanto il governo ha realizzato che la lunga procedura per ottenere dei permessi di costruzione è particolarmente dannosa per l’attività economica” dice il manager che poi segnala l’intenzione delle autorità indiane di tagliare le complicanze fiscali. Commerciare all’interno dell’India stessa è infatti reso complicato da una regolamentazione che è difficile da comprendere oggi e nell’era della globalizzazione. “Le inefficienze che derivano da questa regolamentazione sono semplicemente sconcertanti. Ma ugualmente straordinarie sono le opportunità che derivano con la proposta di arrivare a una singola imposta nazionale su beni e servizi, prevista per il 2016” conclude Madhav Bhatkuly.
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