Asia
Asia, come mai i listini azionari restano ancora attraenti
21 Maggio 2015 09:40

eno di 20 punti percentuali. A tanto ammonta la performance dell’indice Msci Emerging Asia in euro da inizio anno all’11 maggio scorso, a dimostrazione di come l’universo dei listini asiatici, nel suo insieme allargato, si sia rivelata una delle fonti più generose per gli investitori azionari: basti pensare che nello stesso arco di tempo l’Eurostoxx è salito del 16% e l’S&P500 del 11,3% (di cui un 9% grazie alla rivalutazione del dollaro sulla divisa unica europea). Ancora migliore poi la performance della Borsa del Giappone con l’indice Nikkei 225 in rialzo del 23%. C’è da chiedersi se a queste quotazioni convenga ancora puntare su questi listini.
Una prima risposta può arrivare dal rapporto prezzo / utile (p/e) che in Giappone è al 17,7 (contro il 21,1 della media degli ultimi 10 anni) e in Asia è al 15,2 (che si confronta con il 16,1 medio decennale). Se si tiene conto che le previsioni degli analisti stimano un rialzo dei profitti delle società giapponesi tra il 10% e il 15% per quest’anno e a doppia cifra anche per le aziende degli altri paesi asiatici, si tratta quindi di rapporti azionari che non evidenziano nessuna sopravvalutazione.
Sul piano geografico, sulla spinta della liquidità disponibile e degli utili societari in espansione, la Borsa giapponese resta con i listini europei tra quelle privilegiate nei portafogli dei fondi azionari di diversi asset manager per i quali nei prossimi mesi il mercato nipponico dovrebbe essere influenzato da diversi fattori positivi.
Gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (“GSAM”), per esempio, elencano cinque ragioni principali per essere positivi sulle azioni giapponesi:
1) riteniamo che l'economia nazionale subirà una crescita guidata da una ripresa dei consumi a causa di salari reali più cospicui e dall'aumento del turismo; 2) di conseguenza, ci aspettiamo utili societari in aumento guidati anche dalla ripresa globale in corso (soprattutto negli Stati Uniti) in combinazione con lo yen più debole; 3) a nostro giudizio, il comportamento delle imprese sta cambiando in modo fondamentale come conseguenza delle politiche del governo Abe, con un netto miglioramento del ritorno sul capitale azionario (“ROE”) e dei dividendi per gli azionisti; 4) crediamo che le valutazioni continuino ad essere attraenti, non solo rispetto alla propria serie storica, ma anche rispetto ad altri mercati sviluppati; 5) infine, riteniamo che ci sia un vento a favore sospinto da fattori tecnici, come il Quantitative Easing* da parte della Banca del Giappone (“BOJ”) che sta spingendo a ripensare l’asset allocation strategica di portafoglio dei grandi fondi pensione, portando ad una maggiore esposizione verso le azioni: riteniamo che altri investitori, comprese le imprese e le famiglie, seguiranno l'esempio.
Oltre al Giappone, in attesa del primo rialzo dei tassi in USA che potrebbe rappresentare un pericolo per le valute emergenti e per quei Paesi contraddistinti da situazioni economiche più vulnerabili, in questa fase il posizionamento di alcuni tra i più attivi asset manager internazionali al di fuori dell’Europa e degli Stati Uniti favorisce Cina, India, Messico e Turchia.
*L’allentamento quantitativo (Quantitative Easing) è una modalità con cui una banca centrale immette moneta nel sistema economico-finanziario, attraverso operazioni di mercato aperto che generalmente prevedono l’acquisto di titoli governativi.
Una prima risposta può arrivare dal rapporto prezzo / utile (p/e) che in Giappone è al 17,7 (contro il 21,1 della media degli ultimi 10 anni) e in Asia è al 15,2 (che si confronta con il 16,1 medio decennale). Se si tiene conto che le previsioni degli analisti stimano un rialzo dei profitti delle società giapponesi tra il 10% e il 15% per quest’anno e a doppia cifra anche per le aziende degli altri paesi asiatici, si tratta quindi di rapporti azionari che non evidenziano nessuna sopravvalutazione.
Sul piano geografico, sulla spinta della liquidità disponibile e degli utili societari in espansione, la Borsa giapponese resta con i listini europei tra quelle privilegiate nei portafogli dei fondi azionari di diversi asset manager per i quali nei prossimi mesi il mercato nipponico dovrebbe essere influenzato da diversi fattori positivi.
Gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (“GSAM”), per esempio, elencano cinque ragioni principali per essere positivi sulle azioni giapponesi:
1) riteniamo che l'economia nazionale subirà una crescita guidata da una ripresa dei consumi a causa di salari reali più cospicui e dall'aumento del turismo; 2) di conseguenza, ci aspettiamo utili societari in aumento guidati anche dalla ripresa globale in corso (soprattutto negli Stati Uniti) in combinazione con lo yen più debole; 3) a nostro giudizio, il comportamento delle imprese sta cambiando in modo fondamentale come conseguenza delle politiche del governo Abe, con un netto miglioramento del ritorno sul capitale azionario (“ROE”) e dei dividendi per gli azionisti; 4) crediamo che le valutazioni continuino ad essere attraenti, non solo rispetto alla propria serie storica, ma anche rispetto ad altri mercati sviluppati; 5) infine, riteniamo che ci sia un vento a favore sospinto da fattori tecnici, come il Quantitative Easing* da parte della Banca del Giappone (“BOJ”) che sta spingendo a ripensare l’asset allocation strategica di portafoglio dei grandi fondi pensione, portando ad una maggiore esposizione verso le azioni: riteniamo che altri investitori, comprese le imprese e le famiglie, seguiranno l'esempio.
Oltre al Giappone, in attesa del primo rialzo dei tassi in USA che potrebbe rappresentare un pericolo per le valute emergenti e per quei Paesi contraddistinti da situazioni economiche più vulnerabili, in questa fase il posizionamento di alcuni tra i più attivi asset manager internazionali al di fuori dell’Europa e degli Stati Uniti favorisce Cina, India, Messico e Turchia.
*L’allentamento quantitativo (Quantitative Easing) è una modalità con cui una banca centrale immette moneta nel sistema economico-finanziario, attraverso operazioni di mercato aperto che generalmente prevedono l’acquisto di titoli governativi.
Trending