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Carlo Benetti

Elezioni UK, gli impatti sugli asset del Regno Unito

6 Maggio 2015 09:35
financialounge -  Carlo Benetti elezioni Regno Unito
C’è una frase di Winston Churchill, che è stato il politico più popolare dell’intera storia del Regno Unito, che, nonostante sia stata pronunciata in riferimento ai politici, è buona anche per consulenti e gestori: ad un buon politico (ma anche ad un buon consulente o un buon gestore) occorre «la capacità di prevedere cosa accadrà domani, la settimana prossima, il mese prossimo e l'anno prossimo; e l'abilità di spiegare a posteriori perché non è accaduto nulla di tutto questo».
A ricordarla è Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global, nel commento analitico L’Alpha e il Beta del 4 maggio dedicato alle imminenti elezioni nel Regno Unito.
“Il 7 maggio i cittadini della Gran Bretagna eleggeranno i 650 membri della Camera dei Comuni, e il partito che otterrà la maggioranza dei seggi esprimerà il primo ministro. Ma sulle elezioni più incerte della storia recente non si sbilanciano neppure i sondaggisti”, puntualizza Carlo Benetti, facendo presente come l’attuale governo sia già frutto di accordi di coalizione con il partito Liberale, arrivato terzo nel 2010. Uno schema che però i sondaggi danno meno probabile per questa tornata nella quale sono dati in crescita lo UKIP, il partito di estrema destra di Nigel Farage, e il partito dei Verdi. Peraltro, rileva Carlo Benetti, è dato in crescita anche il Partito Nazionale Scozzese (SNP, Scottish National Party) la cui giovane e determinata leader Nicola Sturgeon si è dichiarata disponibile ad una coalizione con i laburisti di Miliband, che ha però escluso questa soluzione.
La questione economica è naturalmente al centro del confronto elettorale. Alle misure restrittive e ai tagli alla spesa ha fatto seguito una fase di crescita economica e di formazione di nuovo posti di lavoro. È aumentata la pressione fiscale e la spesa pubblica è stata drasticamente tagliata, soprattutto nella voce del sistema sanitario pubblico, un altro argomento sensibile per l’elettorato inglese.
“Nell’ultimo trimestre del 2014 il prodotto interno lordo pro capite era del 6,2% più alto rispetto al picco della recessione, terzo trimestre del 2009, ma ancora inferiore ai livelli pre-crisi. Non è sorprendente che, nonostante la buona performance dell’economia, la gran parte dell’elettorato non avverta miglioramenti nell’esperienza quotidiana. Il 73% della popolazione attiva è occupata, la disoccupazione è al 5,6% ma anche in questo caso l’altra faccia della medaglia è il crollo della produttività, l’unica grandezza che assicura nel lungo termine la crescita dei redditi e del tenore di vita. Nonostante la creazione di posti di lavoro la ripresa inglese è stata debole e il rischio è che anziché progredire la Gran Bretagna scenda ulteriormente nelle classifiche economiche internazionali” sottolinea Carlo Benetti, per il quale i titoli del London Stock Exchange possono trasformarsi in un campo minato per gli investitori: le buone performance del listino diventano meno buone se confrontate con quelle di altri listini europei.
Per lo strategist, il mercato sta attribuendo una fiducia forse eccessiva al settore immobiliare, i cui prezzi restano legati a forte incertezza. D’altra parte, gli stessi mercati, distratti da cinque anni di buone performance economiche, solo negli ultimi giorni hanno cominciato a realizzare che lo scenario del 2015 è molto diverso da quello del 2010, e il deficit all’11% è ancora di poco al di sotto del picco del 2009, nonostante il rendimento del Guilt decennale sia inferiore a 1,6%. Anche il cambio gioca la sua parte.
“Dopo la corsa di aprile, venerdì scorso la sterlina è scesa per il secondo giorno consecutivo contro il dollaro, registrando il crescente nervosismo per la prossimità dell’appuntamento elettorale. I prezzi hanno già scontato che non ci sarà una netta maggioranza ma i dubbi più recenti sono sulla praticabilità di un governo di coalizione. La volatilità della sterlina contro dollaro ed euro è via via aumentata raggiungendo i livelli del 2011 ed è destinata a rimanere elevata fino a quando non verrà trovata una soluzione di governo”, conclude Carlo Benetti.
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