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Federal Reserve

Perché puntare ancora sul reddito fisso USA

5 Maggio 2015 10:30
financialounge -  Federal Reserve Fondi obbligazionari Maurizio Novelli quantitative easing USA
Alla luce delle considerazioni che si possono trarre dalla lettura degli ultimi trend di mercato, e in linea con i recenti dati macroeconomici, Maurizio Novelli, Global Strategist di Zest Asset Management, non vede un motivo fondamentale per modificare l'attuale asset allocation strategica del Global Strategy Fund.
“La nostra strategia rimane focalizzata su un approccio decisamente contrarian rispetto al consenso generale e si concretizza con posizioni short (ribassiste) sugli indici americani (S&P500 di Wall Street e della Borsa di Toronto), long (rialziste) sui Treasuries e bonds in dollari USA, neutrali sul biglietto verde e positivi sull'evoluzione a medio termine dei prezzi dell'oro” dichiara infatti lo strategist per il quale l’esuberanza dei mercati finanziari sulle aspettative di ripresa del ciclo di crescita non trova riscontro nella realtà dei fatti ormai da molto tempo ed il supporto proveniente dalla crescita dei profitti aziendali, sia attesi che reali, si sta facendo sempre più fragile: persino i recenti dati economici dell'Europa non sono stati così brillanti come ci si aspettava dopo il QE della BCE ed il motivo principale risiede nel rallentamento del commercio mondiale.
“Nella realtà l'economia reale non riesce a tenere in nessun modo il passo con i mercati azionari” puntualizza Maurizio Novelli che è convinto che l'economia USA non possa vivere e sostenersi senza un leverage da qualche parte. Dopo una lunga storia di aumento della leva finanziaria, dai primi anni ottanta riguadagnate il leverage del credito delle banche USA al 1985/87 con il leverage concentrato sul mercato azionario, dal 1994 con il leverage del credito in America Latina e Messico al collasso delle economie asiatiche (Corea del Sud, Thailandia, Malesia ecc.) nel 1998, dal doppio leverage del 2000 (quello del credito e quello degli investimenti finanziari) al 2005/2007 (addirittura triplo leverage: consumi, real estate e credito), ora sembra che la storia rischi di ripetersi ancora una volta con il leverage sugli investimenti finanziari (mercato azionario) e credito (High Yield).
“Il fenomeno dei tassi a zero dovrebbe favorire gli investimenti nell'economia reale ma siccome la domanda di beni e servizi ristagna ovunque e le aziende non vedono aumentare vendite e fatturato, i profitti che vengono realizzati servono ad acquistare azioni proprie per sostenere gli EPS (utili per azione) . Questo fenomeno penalizza la crescita dell'economia, in quanto i profitti non vengono reinvestiti nell'economia reale ma nelle azioni, alimenta il rialzo della borsa ed accentua il divario tra andamento dell'indice azionario e andamento dell'economia reale. La riduzione di capitale proprio tramite riacquisto di azioni serve appunto ad aumentare il leverage della Corporate America, che è ormai entrata nella fase di accentuazione di questo fenomeno, tramite anche l'emissione di debito per acquistare azioni proprie” argomenta Maurizio Novelli che poi spiega perché manchi un leverage nel settore pubblico e in quello privato: “I tassi a zero potrebbero anche favorire un aumento del leverage del settore pubblico ma siccome molti paesi hanno il debito PIL al 100% e oltre è difficile assistere ad un ulteriore aumento del debito pubblico. Lo stesso discorso vale per il settore privato che non può aumentare il leverage in quanto già abbastanza indebitato. Se pubblico e privato non fanno leverage manca la domanda e quindi le aziende preferiscono i buy back (riacquisto di azioni proprie) agli investimenti reali e l'economia continua a ristagnare mentre, paradossalmente, il denaro che dovrebbe servire a produrre crescita serve ad acquistare azioni. E' un vero e proprio circolo vizioso per l'economia e alimenta bolle speculative sugli asset finanziari”.
Per lo strategist, nella realtà dei fatti, il QE è servito molto più ai mercati finanziari che all'economia reale ed infatti consumi ed investimenti ristagnano in tutto il mondo, la crescita delude sempre e molto probabilmente non riuscirà a ripartire, perché le aziende americane preferiscono acquistare «azioni». Un meccanismo che però sta mettendo in crisi la FED perché ora non sa più cosa fare. Se si aumentano i tassi per colpire il leverage sul credito e sugli investimenti finanziari si uccide la crescita tramite l'instabilità finanziaria, ma se non lo si fa, saranno comunque i mercati ad ucciderla con la prossima bolla finanziaria che si fa sempre più concreta ed ormai inevitabile. Un evento che rischia di essere poco gestibile in un mondo dove i tassi sono già a zero quasi ovunque.
“Le crisi finanziarie che abbiamo subito negli ultimi anni si sono sempre manifestate dopo periodi di forte espansione economica che ha consentito in parte di assorbire i danni, oggi non siamo nella condizione di assorbire un eventuale impatto negativo sull'economia reale proveniente da una caduta delle attività finanziarie perché nella sostanza dei fatti l'economia non è mai veramente ripartita. Insistere sulla strategia di far ripartire l'economia reale dalla finanza comporta rischi che, allo stato attuale, sono superiori ai benefici che sono stati finora prodotti” avverte infine Maurizio Novelli.
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