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La volatilità azionaria è destinata ad aumentare

25 Marzo 2015 11:10
financialounge -  BlackRock dollaro inflazione Russ Koesterich volatilità
Il commento ai mercati del 23 marzo di Russ Koesterich, Strategist Global Chief Investment di BlackRock, si chiude con un importante avvertimento: “Prevediamo che la volatilità continuerà ad essere elevata. Mentre l’indice azionario USA S&P500 è riuscito a salire soltanto del due per cento finora quest'anno, la volatilità dei rendimenti giornalieri è superiore già del 25% rispetto all'anno scorso: aspettatevi che il percorso accidentato continui nei mesi a venire”.
Lo strategist fa, come di consueto, il punto della situazione, arrivando alla conclusione che la preferenza all’azionario rispetto all’obbligazionario dovrebbe continuare a garantire discrete soddisfazioni soprattutto se gli investitori americani provvederanno a diversificare la componente azionaria orientandosi in misura maggiore al di fuori di Wall Street.
Ripercorriamo insieme i suoi passaggi. Sebbene la crescita non si stia concretizzando come previsto, gli investitori stanno prendendo coraggio dal fatto che la bassa inflazione e la crescita economica moderata potrebbero indurre la Federal Reserve (Fed) ad aumentare i tassi di interesse a un ritmo più graduale. Un contesto nel quale è importante osservare come le Borse stiano avanzando. Infatti, anche se selezionati segmenti dell'economia stanno ottenendo buoni risultati, il rally azionario della scorsa settimana è stato più una funzione delle attese di una crescita lenta piuttosto che un boom economico.
“Gli investitori hanno iniziato l'anno con questa tesi: la crescita degli Stati Uniti dovrebbe produrre utili societari superiori che, a loro volta, dovrebbero spingere all’insù gli indici di Borsa. Finora quest’anno gli eventi non sembrano aver confermato questa dinamica mentre l’aumento del dollaro ha costretto gli analisti ad abbassare le loro previsioni di utili societari, soprattutto per le società più export-dipendenti” sottolinea Russ Koesterich. Allo stesso tempo, il brusco aumento del dollaro ha coinciso con un rallentamento negli Stati Uniti di produzione e del business sentiment con l’eccezione positiva del mercato del lavoro: ma, nel complesso, i dati economici degli Stati Uniti si possono considerare al di sotto delle aspettative, al punto che l’indice relativo alle sorprese economiche si attesta ora al suo livello più basso dal 2009.
“Tuttavia, invece di vendere azioni, gli investitori le hanno acquistate. Wall Street lunedi scorso è salita nonostante un rapporto di produzione industriale debole, e gli investitori hanno utilizzato l’annuncio della Fed di mercoledì 18 marzo, come un'altra scusa per far salire i prezzi dei titoli azionari. Nonostante l'eliminazione della parola «paziente» dalla dichiarazione del comitato della Fed, che ha indicato la forte probabilità di tassi di interesse più elevati per quest'anno, gli investitori hanno reagito positivamente ai commenti dei membri della banca centrale USA. Mentre la dichiarazione pone le basi per una normalizzazione dei tassi di interesse alla fine di quest'anno, il riconoscimento della Fed circa la moderata crescita economica è stata interpretata come una presa di posizione accomodante (in tema di possibile rialzo dei tassi)” commenta Russ Koesterich.
I Treasury sono saliti all'annuncio, con il rendimento del decennale del Tesoro (che si muove in direzione opposta ai prezzi) che è sceso al di sotto del 2%, mentre le azioni sono passate da una perdita iniziale ad un guadagno di un punto percentuale. L'unico perdente della scorsa settimana è stato il dollaro. Non appena gli investitori hanno ricalibrato le loro stime circa il rialzo dei tassi, il dollaro è scivolato dal suo picco perdendo circa il 2% rispetto alla settimana precedente.
“In questo contesto, confermiamo il nostro posizionamento di investimento principale. Riteniamo che i recenti guadagni possano continuare e, quindi, manteniamo in sovrappeso le azioni rispetto alle obbligazioni. Un contesto che dovrebbe favorire il progresso del settore tecnologico: l’indice Nasdaq Composite è tornato sul livello del picco della bolla del 2000, ma l’aumento stavolta è imputabile alla crescita degli utili e non all'espansione dei multipli di Borsa. Basti pensare che le attuali quotazioni del paniere hi tech viaggiano intorno a 30 volte gli utili attesi, mentre il rapporto prezzo/utili (p/e) del 2000 si attestava a 175. Continuiamo inoltre a suggerire agli investitori di prendere in considerazione i titoli azionari internazionali nonostante le azioni di Europa e Giappone abbiano fatto meglio da inizio anno rispetto all’S&P500” conclude Russ Koesterich.
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