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Fidelity International

Il problema di come rimpiazzare i fondi a cedola in scadenza

18 Marzo 2015 15:30
financialounge -  Fidelity International fondi a cedola fondi a distribuzione fondi multi asset
L’industria del risparmio gestito, dopo aver chiuso un anno record in termini di raccolta netta e di patrimonio netto, è partita con il vento in poppa anche quest’anno. Le prospettive restano infatti ancora positive sebbene non manchino alcune sfide importanti che attendono gli asset manager. Oltre agli andamenti dei mercati finanziari, che per diversi osservatori saranno ancora più complessi rispetto agli ultimi anni, si sta delineando sullo sfondo una questione molto spinosa: come rimpiazzare i fondi a cedola in scadenza.
Nel 2015, infatti, inizieranno ad andare in scadenza molti dei fondi comuni lanciati tra la fine del 2011 e il 2012 con il duplice obiettivo di rassicurare i risparmiatori italiani (spaventati dalla crisi del debito della zona euro e di quello italiano più in particolare) e offrire loro valide alternative ai BOT e ai BTP. Prodotti che, se da un lato hanno riscosso un clamoroso successo contribuendo ad irrobustire la raccolta delle principali banche italiane (ma anche di alcune reti di promotori) con molti miliardi di euro di raccolta netta, dall’altro hanno retrocesso ottimi rendimenti grazie anche ai tassi di interesse che, alla data del lancio, erano schizzati ben oltre i cinque punti percentuali.
Ma ora si porrà un problema molto serio: alla scadenza di questi prodotti, non sarà possibile riproporre ai sottoscrittori nuovi prodotti dello stesso tipo in quanto lo scenario di fondo (quello relativo ai tassi dei mercati obbligazionari) è profondamente cambiato; basti pensare che, mentre allora il BTP a tre anni pagava tra il 4,5% e il 5% all’anno, oggi il poliennale del Tesoro scadenza giugno 2018 non va oltre lo 0,32%: proporre di sostituire il fondo obbligazionario in scadenza che pagava una cedola annua del 4% o del 5% con uno di nuova emissione con cedola dell’1% (ad essere generosi) difficilmente troverebbe molte adesioni anche in questo scenario di «repressione finanziaria» con tassi di interesse vicini allo zero.
Ecco perché molti asset manager, già da almeno un paio di anni stanno sviluppando fondi multi asset a rischio controllato che diversificano il portafoglio in obbligazioni, in azioni e anche in strumenti non tradizionali, come infrastrutture, energia alternativa, immobiliare, strategie alternative, con l’obiettivo di ricavare un reddito su base annua tra i quattro e i sei punti percentuali da distribuire ai sottoscrittori mantenendo (e, possibilmente accrescendo) nel tempo il valore del capitale investito.
Tra le case d’investimento più attive in questo campo si segnala Fidelity Worldwide Investment che vanta un’ampia gamma di prodotti a distribuzione mensile dei proventi grazie anche all’esperienza, maturata da oltre dieci anni in Asia, dove questa specifica esigenza degli investitori si è materializzata già da tempo. Un banco di prova importante che ha permesso a Fidelity di maturare competenze distintive nell’ambito di soluzioni di gestione a distribuzione mensile. La società, che comunica l’ammontare delle cedole il primo giorno lavorativo del mese in modo da fornire flussi di reddito prevedibili per il budget del cliente, ha sempre pagato regolarmente tutte le cedole mensili anche nelle più complesse condizioni di mercato. La gestione dei fondi a distribuzione dei proventi è inoltre caratterizzata dal cosiddetto "natural income" che consiste nell’assumere scelte di portafoglio finalizzate a liquidare esclusivamente il reddito prodotto dagli investimenti sottostanti, con l’obiettivo quindi di preservare o, se possibile accrescere, il capitale investito.
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