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Fondi azionari

Come migliorare l’asset allocation delle famiglie italiane

16 Dicembre 2014 15:35
financialounge -  Fondi azionari Francesca Martignoni mercati azionari
Tanto reddito fisso e liquidità e poco estero. Può essere sintetizzata così l’asset allocation degli italiani in base ai dati di Banca d’Italia. Basti pensare che la somma di depositi bancari, monete e biglietti, conti correnti, libretti e buoni postali arriva a sfiorare il 30% del totale. Al contrario risulta ben al di sotto del 10 per cento l’insieme aggregato di azioni internazionali, bond, fondi comuni in valuta estera. Inoltre, a fronte di un peso importante di bond bancari e di polizze assicurative classiche, emerge una quota molto limitata in prodotti per la previdenza integrativa.

Un portafoglio che riflette la tradizionale prudenza delle famiglie del nostro paese che privilegia gli strumenti ritenuti più sicuri (dai titoli di stato ai libretti e buoni postali, dai depositi alle obbligazioni bancarie) e trascura quelli considerati più rischiosi (dalle azioni italiane ai bond in valuta diversa dall’euro, dalle azioni internazionali agli strumenti alternativi).

Ci sono poi altri due valori che indicano in modo puntuale le carenze del portafoglio degli italiani. Il primo riguarda il totale tra capitale circolante e depositi che per i risparmiatori italiani sfiora il 32% mentre nel Regno Unito è al 29% e negli Stati Uniti al di sotto dei 15 punti percentuali.
Il secondo fa riferimento alla percentuale impiegata in titoli azionari e in quote di fondi comuni: in Italia è al di sotto del 28% contro più del 44 per cento degli States. Ma ora, con i tassi di interesse dei titoli di stato e delle obbligazioni bancarie ai minimi storici, l’esigenza di trovare fonti di reddito alternative diventa quasi impellente.

D’altra parte il mercato azionario, che sebbene non sia più a buon mercato come 12 mesi fa, è in grado di offrire rendimenti più soddisfacenti ma a fronte di una variabilità dei prezzi molto ampia come sperimentato nello scorso mese di ottobre. Infine, ma non certo per importanza, permane l’esigenza di una diversificazione a livello valutario: l’eccessiva concentrazione sugli strumenti dell’Italia (azioni, titoli di stato e bond bancari) ed della zona euro preclude l’opportunità di cogliere la crescita nelle altre aree del mondo più dinamiche.

“La conoscenza del cliente finale e delle sue esigenze, che per noi di Fidelity sono sempre il punto di partenza per la costruzione della nostra offerta, ci ha da tempo fatto adottare un modello di servizio distintivo, basato sul cosiddetto approccio «Crescita – Reddito – Stabilità». L’ascolto continuo tramite tutti i canali di cui disponiamo, ci ha permesso di individuare tre bisogni di base: la crescita del proprio portafoglio, la generazione di un reddito costante nel tempo e la stabilità come antidoto alla volatilità dei mercati” precisa Francesca Martignoni, Country Head per l’Italia di Fidelity Worldwide Investment.
Un brand dell’asset management, quest’ultimo, che è riconosciuto a livello internazionale per gli elevati standard qualitativi nell’ambito azionario, e quindi legato soprattutto al tema della crescita, ma che da anni ha anche ampliato la sua expertise potenziando un posizionamento unico anche sul tema del reddito progettando e sviluppando nuovi prodotti e servizi innovativi per la clientela. Tra questi, si distinguono i fondi a cedola.

"È tuttavia importante scegliere a chi affidare i propri investimenti tenendo in considerazione l’esperienza maturata dalle diverse case di investimento: Fidelity, in particolare, ha sviluppato nel tempo una gamma unica nell’ambito dei fondi a distribuzione mensile. Un lungo percorso nato oltre dieci anni fa in Asia dove, nonostante un buon tasso di crescita, si è sviluppato il bisogno di flussi cedolari mensili. Un’esperienza importante e unica che ha consentito a Fidelity di accumulare competenze peculiari nel segmento della gestione di soluzioni a distribuzione mensile. Non a caso, in oltre dieci anni, Fidelity non ha mai saltato uno stacco di cedola mensile” puntualizza Francesca Martignoni che poi aggiunge: “Inoltre un altro aspetto distintivo della gestione di Fidelity è quello di puntare a distribuire esclusivamente il reddito generato dagli investimenti sottostanti (il cosiddetto «natural income»), in modo da proteggere o, se possibile, accrescere il capitale investito”.
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