Fondi obbligazionari
Fondi obbligazionari, perché puntare su misti e flessibili
18 Novembre 2014 14:00

ni fa i mercati erano travolti dalla crisi del debito sovrano della zona euro che aveva fatto sentire i suoi impatti sui titoli di stato italiani spingendo lo spread oltre i 570 punti base. Da allora i prezzi delle obbligazioni si sono notevolmente apprezzati e i relativi rendimenti (che si muovono in direzione opposta) si sono schiacciati sui minimi storici. Ne hanno ovviamente tratto beneficio anche i fondi obbligazionari.
Il rendimento dell’indice di categoria segna infatti un +15,99% con punte del +22,9% per gli obbligazionari misti, del +21,18% per gli obbligazionari corporate bond euro investment grade, e del +20,34% per gli obbligazionari governativi euro a medio lungo termine: fanalini di coda, al contrario, i fondi obbligazionari governativi internazionali (+8,20%) e gli obbligazionari governativi euro a breve termine (+8,21%).
Se però si analizzano queste performance tenendo conto anche della volatilità (e quindi dei rischi di portafoglio per i sottoscrittori), si scopre che la top five dei fondi obbligazionari nel triennio è costituita, nell’ordine, dai misti (Sharpe ratio, cioè il rendimento corretto per il rischio, pari a 0,50), dagli obbligazionari corporate bond euro (0,40), dagli obbligazionari governativi euro M/L termine (0,37), dagli obbligazionari flessibili (0,16) e dagli obbligazionari area dollaro USA (0,08).
Fin qui l’analisi del passato: ma quali sono le prospettive per i prossimi due – tre anni? Secondo gli esperti del settore, il ruolino di marcia dei titoli di stato della zona euro e dei bond societari registrato negli ultimi tre anni è di fatto irripetibile mentre il dollaro americano, pur deputato al rialzo (almeno per i prossimi 12 mesi) rispetto all’euro, espone a una variabilità del valore delle quote addirittura superiore a quella di un fondo bilanciato. Ne consegue che i fondi obbligazionari misti (che investono prevalentemente nel reddito fisso ma impiegano tra il 5% e il 20% anche in Borsa) e gli obbligazionari flessibili (che spaziano in tutte le asset class obbligazionarie con un rigoroso controllo del rischio) sono le tipologie di fondi a reddito fisso più promettenti anche per i prossimi anni.
Il rendimento dell’indice di categoria segna infatti un +15,99% con punte del +22,9% per gli obbligazionari misti, del +21,18% per gli obbligazionari corporate bond euro investment grade, e del +20,34% per gli obbligazionari governativi euro a medio lungo termine: fanalini di coda, al contrario, i fondi obbligazionari governativi internazionali (+8,20%) e gli obbligazionari governativi euro a breve termine (+8,21%).
Se però si analizzano queste performance tenendo conto anche della volatilità (e quindi dei rischi di portafoglio per i sottoscrittori), si scopre che la top five dei fondi obbligazionari nel triennio è costituita, nell’ordine, dai misti (Sharpe ratio, cioè il rendimento corretto per il rischio, pari a 0,50), dagli obbligazionari corporate bond euro (0,40), dagli obbligazionari governativi euro M/L termine (0,37), dagli obbligazionari flessibili (0,16) e dagli obbligazionari area dollaro USA (0,08).
Fin qui l’analisi del passato: ma quali sono le prospettive per i prossimi due – tre anni? Secondo gli esperti del settore, il ruolino di marcia dei titoli di stato della zona euro e dei bond societari registrato negli ultimi tre anni è di fatto irripetibile mentre il dollaro americano, pur deputato al rialzo (almeno per i prossimi 12 mesi) rispetto all’euro, espone a una variabilità del valore delle quote addirittura superiore a quella di un fondo bilanciato. Ne consegue che i fondi obbligazionari misti (che investono prevalentemente nel reddito fisso ma impiegano tra il 5% e il 20% anche in Borsa) e gli obbligazionari flessibili (che spaziano in tutte le asset class obbligazionarie con un rigoroso controllo del rischio) sono le tipologie di fondi a reddito fisso più promettenti anche per i prossimi anni.
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