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Cosa fare dopo le ultime dichiarazione di Draghi

3 Ottobre 2014 14:20
financialounge -  Abs BlackRock Covered bond Mario Draghi volatilità
Per quanto fosse stato messo in conto il contraccolpo sui mercati, dopo le deludenti dichiarazioni di Mario Draghi nella conferenza stampa di ieri, è stato violento. In una seduta di Borsa già nervosa per tutta la mattinata, i listini azionari della zona euro hanno chiuso la seduta lasciando sul parterre due punti e mezzo percentuali con Piazza Affari che ha sfiorato addirittura il meno quattro per cento.

Secondo alcuni strategist, l’amarezza degli investitori si sarebbe diffusa soprattutto per l’assenza di un riferimento chiaro ed esplicito sull’ammontare degli asset da acquistare da parte della BCE. A differenza di quanto dichiarato in operazioni analoghe precedenti, sia da parte della Federal Reserve che da parte della Bank of Japan, l’Eurotower ha invece lasciato volutamente senza dettagli i futuri acquisti sul mercato legandoli, in maniera sfumata, all’evoluzione del mercato.

D’altra parte, se è vero che Mario Draghi ha ribadito che la portata totale di tutte le operazione (TLTRO, ABS, Covered Bond) sia potenzialmente di 1.000 miliardi di euro, dall’altra gli investitori hanno ricordato l’esito deludente della recente operazione TLTRO (82,6 miliardi richiesti dalle banche europee) giungendo facilmente alla conclusione che i mille miliardi sono puramente sulla carta.
Non solo. Visto che la BCE conta di acquistare ABS e Covered Bond nell’arco dei prossimi due anni e che, inoltre, i mercati sottostanti a queste asset class hanno al momento un’ampiezza ridotta, le operazioni annunciate dall’Eurotower saranno molto graduali e diluite su un orizzonte temporale molto lungo di tempo e, pertanto, non in grado di avere un impatto rilevante immediato sull’economia della zona euro.

Che fare alla luce di questo nuovo scenario?
Alcuni suggerimenti utili li fornisce Scott Thiel, Head of the Global Bond Team e Co-Manager del BGF Fixed Income Global Opportunities Fund di BlackRock nel suo commento sull’incontro della Banca Centrale a Napoli.

“Come abbiamo sottolineato in passato, rimaniamo piuttosto scettici sul fatto che la BCE si possa imbarcare in un programma di QE (quantitative easing) sui titoli di stato della zona euro. Più in generale, rimaniamo preoccupati per il ritmo di avanzamento della riforma fiscale in tutta eurolandia. Nonostante il richiamo costante ai singoli governi da parte della BCE a proseguire gli sforzi, il crollo dei costi di finanziamento (cioè dei tassi di rendimento dei governativi dell’eurozona) sembra aver rimosso ogni esigenza di urgenza del processo di riforme” è la premessa di Scott Thiel per il quale il prolungato periodo di politica monetaria estremamente allentata perseguito dalle principali banche centrali ha portato a grandi squilibri e a grandi flussi di investimento in alcuni settori.

Al contempo, secondo Scott Thiel, si è notato un aumento della volatilità e, inoltre, si intravede un ulteriore potenziale incremento della instabilità, nonché problemi di liquidità, una volta che i mercati cominceranno a concentrarsi su questi temi, in particolare quando la Federal Reserve statunitense e la Banca d'Inghilterra iniziano la normalizzazione della politica monetaria.

“In un tale contesto di incremento della volatilità riteniamo che il mantenimento di un focus sui fondamentali sarà la chiave, insieme alla diversificazione e ad una forte attenzione alla gestione del rischio” sottolinea Scott Thiel che poi aggiunge: “Manteniamo la nostra preferenza nel sovrappeso sul debito subordinato bancario europeo. Sia i nuovi TLTRO (operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine) che il programma di acquisto di ABS da parte della Bce dovrebbe garantire benefici alle banche europee, insieme al develeraging (riduzione della leva finanziaria) in corso e alla futura revisione della qualità dell'attivo degli istituti di credito”.

Per quanto riguarda il Regno Unito, con il referendum scozzese ormai alle spalle e l'unione intatta, Scott Thiel mantiene le proprie posizioni, lunga (rialzista) sulla sterlina e short (ribassista) sui governativi inglesi, dal momento che la Banca d'Inghilterra inizierà a rialzare il tasso di interesse forse già a novembre o, molto probabilmente, entro febbraio.

“Infine, continuiamo ad apprezzare le obbligazioni in valuta locale nelle economie dei mercato emergenti ma in modo selettivo: tra queste figurano ad esempio l'India e il Brasile. Crediamo che l'inflazione abbia raggiunto il picco e la domanda interna è ormai abbastanza debole: fattori che dovrebbero spingere le banche centrali di questi paesi a congelare l’aumento dei tassi” conclude Scott Thiel.
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